Si sta diffondendo sempre più un clima di odio che spoglia le persone della loro dignità

“ANDRÀ TUTTO BENE”, QUESTO ERA LO SLOGAN CHE CI HANNO PROPINATO PER MESI E MESI MENTRE ANCORA MIGLIAIA DI PERSONE MORIVANO A CAUSA DELLE MANCATE CURE PRECOCI E DOMICILIARI

Di Maria Bigazzi

“Andrà tutto bene”, questo era lo slogan che ci hanno propinato per mesi e mesi mentre ancora migliaia di persone morivano a causa delle mancate cure precoci e domiciliari.

Eppure, no, le cose non sono andate tutte bene e non vanno tutt’ora, visto che ci troviamo in una situazione di grave instabilità a causa delle ingiuste e ingiustificate imposizioni del governo circa la questione “green pass e vaccino”.

È necessario fermarsi a riflettere su come realmente sia cambiato il mondo in questo anno e mezzo, non soltanto per i vari problemi che il virus ha portato a livello mondiale, ma perché sono venuti alla luce problematiche che già prima esistevano e che ora sono ben visibili a tutti, anche a chi non vuole riconoscerle.

Ad essere cambiato, o meglio peggiorato, è il modo in cui viene considerata persona umana e in particolare la sua dignità.

Si sta diffondendo sempre più un clima di odio che vede al centro la persona ormai spogliata di quella dignità intrinseca che ogni uomo e donna creati a immagine e somiglianza di Dio possiedono.

Una società che vuole combattere le discriminazioni ma che non tollera chi ha pensieri differenti da quelli che il mainstream quotidianamente ci impone; una società che tanto teme la morte e la sofferenza ma che porta avanti con grande entusiasmo una cultura della morte, promuovendo l’aborto, l’eutanasia e altre pratiche contro la Vita stessa; una società che ha ormai etichettato una categoria di persone che considera un surplus da eliminare…

E questo è ben dimostrato dalla situazione che stiamo vivendo in questo momento storico, dove la libertà della persona ha perso ormai tutta la sua importanza e il suo carattere inviolabile.

Nella concezione moderna, infatti, la libertà dell’uomo consiste nel porsi al centro della propria esistenza, cercando sempre ciò che è meglio per sé stesso, che soddisfa le proprie passioni o che libera dalle proprie paure.

Questo perché l’uomo, decidendo di eliminare ogni rapporto con la legge divina e morale, per saziare i propri desideri e le proprie passioni, arriva al punto di ledere anche all’altro.

“Homo homini lupus” a dirla con Hobbes. L’egoismo umano, da sempre esistito a causa del peccato originale che ha corrotto tutta la natura umana, sembra oggi predominare tutta la vita sociale.

E difatti, mediante le diverse pratiche contro la Vita, come l’aborto e l’eutanasia, siamo arrivati al punto in cui se qualcuno non è voluto perché malato o indesiderato, si elimina senza troppi ripensamenti.

Non è un caso che mentre ci troviamo ad affrontare la situazione sanitaria imposta dal governo e i numerosi problemi economici che ne derivano, nella nostra Penisola si discute di ddl Zan o di eutanasia, proposte di legge presentate come il coronamento della libertà e dignità umana, quando invece si dimostrano esattamente il contrario.

“Chi chiede l’eutanasia vuole solo morire con dignità”. Così si legge sul sito di Eutanasia Legale, ed è proprio questa espressione che dovrebbe indurre a riflettere su cosa sia veramente la dignità umana.

Sì, certo, conosciamo bene il solito slogan “del mio corpo decido io”, ma allora com’è possibile che tale libertà valga solamente nel caso in cui si debba decidere sulla vita o la morte di qualcuno o di se stessi, ma non nel momento in cui una persona sceglie quali trattamenti sanitari fare o non fare, per cui viene subito messa alla gogna come la responsabile del male degli altri, o come nel caso dell’aborto dove a decidere della vita di un innocente è qualcun altro tutelato addirittura da una legge iniqua.

Ci si domanda dunque, in cosa consista la libertà e quale rapporto intercorre tra di essa e la dignità della persona.

Insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica che “Ogni persona umana, creata ad immagine di Dio, ha il diritto naturale di essere riconosciuta come un essere libero e responsabile. Tutti hanno verso ciascuno il dovere di questo rispetto. Il diritto all’esercizio della libertà è un’esigenza inseparabile dalla dignità della persona umana, particolarmente in campo morale e religioso. Tale diritto deve essere civilmente riconosciuto e tutelato nei limiti del bene comune e dell’ordine pubblico” (CCC 1738).

Occorre inoltre ricordare che “La libertà non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell’avere il diritto di fare ciò che dobbiamo”, come ci ricorda san Giovanni Paolo II. Essere liberi non significa fare ciò che si vuole incondizionatamente, né tanto meno disporre del proprio corpo in modo da ledere la propria dignità.

È falso e fuorviante presentare l’eutanasia, ma anche l’aborto, come un diritto umano che rende l’uomo libero di scegliere della propria vita, in quanto tali pratiche rappresentano la violenta violazione dello stesso diritto alla vita, dell’uguaglianza fra le persone e dello Stato di diritto che vede il suo fondamento nel pieno rispetto dei diritti inalienabili della persona, ovvero il diritto alla vita e all’integrità fisica di ogni essere umano, dal concepimento fino alla morte naturale.

Tale rispetto deve essere sempre tenuto in considerazione anche nei confronti di chi si trova in “stato vegetativo,” a cui devono essere garantite “tutte le cure e i trattamenti necessari, tenendo conto del valore intrinseco e della personale dignità di ogni essere umano, valori non soggetti a cambiamento in qualunque circostanza concreta della vita” (“Trattamenti di sostegno vitale e lo stato vegetativo. Progressi scientifici e dilemmi etici”, 17-20 marzo 2004).

Vi sono situazioni in cui determinati percorsi clinici inefficaci o sproporzionati possono causare una sofferenza oltre i limiti di sopportazione del paziente, anticipandone la morte o aumentando il dolore in modo eccessivo. In tali casi, il medico deve valutare le condizioni del paziente ed evitare di sottoporlo a una sofferenza ulteriore, tenendo sempre conto che egli ha il dovere di fare tutto il possibile per conservare la vita, garantendo al paziente tutti gli strumenti necessari a mantenerlo in vita fino al momento della sua fine naturale.

La nostra società promuove le pratiche di fine vita come una conquista civile e un diritto, violando in questo modo il valore della vita umana, ma allo stesso tempo esalta in modo quasi idolatrico la salute e la cura del corpo facendola diventare un vero e proprio culto.

A tal proposito il magistero della Chiesa Cattolica ci ricorda che la salute è sì un dono di Dio di cui dobbiamo ragionevolmente avere cura, ma allo stesso tempo sottolinea che non deve diventare un valore assoluto, per non incorrere in una visione distorta e neo-pagana, che tende a promuovere il culto del corpo per arrivare poi a sacrificargli tutto.

È bene quindi soffermarsi su questo aspetto importante e riflettere sul valore della vita e della dignità dell’uomo, perché dopo aver spezzato ogni legame con il Creatore e a forza di considerarla un oggetto, si è arrivati al punto (e questo lo stiamo vivendo ora) di privare l’uomo di tutte quelle libertà fondamentali e di quei diritti che valorizzano la propria esistenza, riducendolo a un individuo senza nome, riconoscibile solamente attraverso un codice.

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