Quell’attacco, insensato, delle progressiste allo storico Barbero

IN QUESTO TEATRINO IN CUI UNO TACCIA LE DONNE DI SCARSA AGGRESSIVITÀ E LE ALTRE SI RISENTONO PERCHÉ LA LORO AGGRESSIVITÀ VIENE FRUSTRATA DAL PATRIARCATO, PARE ESSERCI PERSO DI VISTA IL PUNTO ESSENZIALE: LE DONNE E GLI UOMINI SONO STRUTTURALMENTE DIVERSI E QUESTA LORO DIVERSITÀ È UN TESORO DA CONSERVARE E COLTIVARE

Di Dalila di Dio

«Rischio di dire una cosa impopolare, lo so, ma vale la pena di chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. È possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda»: con queste parole, pronunciate nel corso di una intervista a La Stampa di Torino, lo storico Alessandro Barbero, già nell’occhio del ciclone per le sue posizioni contro il green pass, si è attirato addosso le ire di tre quarti del mondo progressista – il restante quarto era impegnato a solidarizzare con Annalisa Cuzzocrea vittima della cattivissima Meloni – che è insorto con la solita violenza dei buoni che tutto possono.

Le affermazioni di Barbero sarebbero inaccettabili in quanto la responsabilità del gender gap non conoscerebbe altra spiegazione che quella propugnata come un mantra e divenuta ormai inoppugnabile: il patriarcato, nient’altro che il patriarcato.

«Io credo di essere spavalda, aggressiva e sicura di me, eppure dicono che sono divisiva. Se io fossi un uomo non riceverei queste critiche» ha rivendicato Monica Cirinnà, con quella sua straordinaria capacità di essere sempre dalla parte sbagliata.

«Ok, se il prof. Barbero vuole conoscere una donna aggressiva può parlare con me, dopo che ho letto le sue parole” le ha fatto eco Pina Picierno con quello che suona tanto come un «Parliamone fuori!» pronunciato nel peggior bar di Caracas.

Se è vero che la questione risulta mal posta dal professor Barbero, le donne che hanno ritenuto di reagire mostrando la loro aggressività non hanno certamente offerto un gran servizio a sé stesse e alla causa.

Se da un lato è indubitabile che tra donne e uomini ci siano differenze strutturali, come con grande coraggio afferma Barbero, è, altresì, inconfutabile il fatto che ricondurre queste differenze a mancanza di “aggressività, spavalderia e sicurezza di sé” risulta, quantomeno, infelice.

Tanto più in un’epoca, come quella attuale, in cui tutto si può dire delle donne tranne che manchino di aggressività: non a caso, come abbiamo visto, in molte hanno risposto a Barbero offese e risentite per essere state definite poco aggressive.

Eppure, a ben vedere, l’attacco delle progressiste a Barbero risulta assolutamente insensato.

Il primo punto di contatto che emerge tra le, apparentemente, opposte posizioni è che tanto Barbero quanto le sue contestatrici considerano l’aggressività una qualità, una virtù. 

Non solo.

Barbero, con le sue affermazioni solo superficialmente intrise di patriarcato, si allinea perfettamente al pensiero progressista suggerendo apertamente che per avere successo le donne debbano diventare come gli uomini, sviluppandone le caratteristiche peggiori.

Se vuoi avere successo devi essere più aggressiva, più spavalda.

Cosa avrebbe detto, quindi, di sbagliato Barbero?

Non è forse questo che vanno predicando le post-femministe di tutto il mondo? 

La verità è che, in questo teatrino in cui uno taccia le donne di scarsa aggressività e le altre si risentono perché la loro aggressività viene frustrata dal patriarcato, pare esserci perso di vista il punto essenziale: le donne e gli uomini sono strutturalmente diversi e questa loro diversità è un tesoro da conservare e coltivare.

Il problema non è che Barbero non riconosca alle donne caratteristiche come l’aggressività o la spavalderia ma che si pensi che per avere successo le donne debbano trasformarsi in – pessimi – uomini. 

La questione è che il fatto di non essere considerate sufficientemente aggressive o spavalde per competere con gli uomini, sia vissuta dalle donne – certe donne – come una deminutio. 

Il dramma è che di fronte ad una simile accusa, Cirinnà e Picierno sentano la necessità di esaltare la loro aggressività, di rivendicare che loro sono aggressive, eccome!

La tragedia è che le donne intenzionate ad eccellere grazie alla loro natura e non nonostante essa, siano rimaste in poche, pochissime. 

Ed è una tragedia che travolge tutti noi, privati della grazia e della meraviglia che quotidianamente le donne, solo le donne, possono donare al mondo.

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Barbero e detratti ci provino a guardare la Madonna. Non è affatto aggressiva ed è onnipotente per grazia. Ma sia; ognuno ha i modelli di riferimento che si merita