Trieste chiama, il Consiglio dei Ministri deve rispondere!

VEDREMO SE IL GOVERNO RISPETTERÀ LA TEMPISTICA CHE È STATA CONCORDATA…

Di Gian Piero Bonfanti

Oggi dovrebbe terminare la “trepidante attesa”: dovremmo cioè sapere il responso del Consiglio dei Ministri in riferimento alle richieste avanzate dai portuali di Trieste.

Scade oggi infatti il tempo che il Governo si è preso tramite il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del governo Draghi, il pentastellato Stefano Patuanelli, il quale si era reso disponibile all’incontro richiesto da coloro che stanno manifestando da diversi giorni a Trieste contro l’introduzione della obbligatorietà del green pass in tutti gli ambiti lavorativi e sociali e dell’obbligatorietà del vaccino. Vedremo se il Governo rispetterà la tempistica che è stata concordata. Oggetto di contestazione delle manifestazioni sono le disposizioni autoritarie messe in campo per controllare (a detta del Governo Italiano) la diffusione del virus.

Agli occhi dei più le misure intraprese sono piuttosto di natura politica e non sanitaria. Lo stesso dott. Andrea Crisanti, che non è certamente un no-vax, ha sostenuto (durante la festa del Fatto quotidiano a Roma): “dire che il green pass crea ambienti sicuri è una baggianata, è solo uno strumento che incoraggia le persone a vaccinarsi.”

Alla luce dei gravi fatti accaduti a Trieste nella manifestazione del 18 ottobre, ingiustificabili sono state le assenze degli autori di queste disposizioni all’incontro tenutosi venerdì scorso.Tuttavia non ci si poteva aspettare che coloro che hanno in prima persona vessato una popolazione si volessero mettere a confronto con una classe operaia che ha dimostrato tanto coraggio con la loro protesta a “mani nude”.

I portuali di Trieste hanno infatti metaforicamente preso il loro cuore e l’hanno messo in pasto a degli orologiai, nessuna paura, nessun arretramento, nessuna violenza.

Saggia è stata la decisione di annullare le manifestazioni che erano previste a Trieste; sarebbe stata la tomba di una protesta che ricorda tanto quella polacca degli anni ottanta di Solidarność, il Sindacato autonomo dei lavoratori, che fu fondato in Polonia nel settembre 1980 in seguito agli scioperi nei cantieri navali di Danzica e che venne guidato inizialmente da Lech Wałęsa.

Tuttavia il popolo italiano sta iniziando ad innervosirsi e le principali piazze italiane hanno continuato a protestare con una partecipazione sempre più numerosa alle manifestazioni. Illusorio sarebbe credere che il Consiglio dei Ministri asseconderà tutte le condizioni poste dal portavoce della protesta Stefano Puzzer. Siamo invece convinti che la controproposta sarà deludente per molti. Purtroppo siamo molto vicini al punto di crisi e la tensione aumenta.

Difficile oramai uscire dal loop del nuovo inno “La gente come noi non molla mai” e vederlo cantare anche all’estero fa capire che l’interruttore è stato schiacciato…ora è solo una questione di tempo.

L’Europa ed il mondo guardano attentamente quanto sta accadendo in Italia, ben coscienti del fatto che se questo esperimento sociale risultasse positivo, verrebbe replicato in tutti i paesi senza avere una forza che si possa contrapporre.

A questo punto, quasi certi della risposta che giungerà dal Governo, ci viene alla mente ciò che disse Giulio Cesare prima di varcare, nella notte del 10 gennaio del 49 a.C., il fiume Rubicone alla testa di un esercito, violando apertamente la legge che proibiva l’ingresso armato entro i confini dell’Italia, dando il via alla seconda guerra civile: “alea iacta est” (il dado è tratto).

Da quello che deciderà il Consiglio dei Ministri dipenderà in ogni caso il futuro del nostro paese. Prepariamoci al peggio e preghiamo per un intervento divino.

 

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