La TV ha perso il proprio carattere informativo per diventare strumento di distorsione della realtà

di Gianmaria Spagnoletti

ADDIO, TELEVISIONE! OCCORRE CONTROBATTERE E RIPRENDERE GLI SPAZI RUBATI AL SILENZIO E ALLA RIFLESSIONE

Come ben sapete, lo scorso sabato 23 ottobre hanno avuto luogo delle manifestazioni “no green pass” in parecchie città d’Italia, con buona partecipazione di pubblico; quella più eclatante in assoluto si è svolta a Milano, dove la presenza è stata a dir poco massiccia: come ha testimoniato lo scrittore Rino Cammilleri, era un corteo che ha occupato per parecchio tempo Corso Buenos Aires, “l’arteria commerciale più lunga d’Europa” (cit.).

Si trattava verosimilmente di molte migliaia di persone. Eppure, le edizioni serali dei telegiornali hanno derubricato questi eventi come minoritari e frequentati da “poche centinaia” di manifestanti, preferendo dare più spazio a fatti marginali e relegandoli a servizi brevi. Eppure, i filmati che ho visto (ripresi “sul campo” da un mio contatto) mostrano una fiumana di gente, la più varia e “trasversale” possibile, ma comunque pacifica e non paragonabile a quei violenti che a volte riescono a infiltrare le manifestazioni e a fare danni a persone e cose, per la “gioia” dei telegiornali, che non vedono l’ora di screditare i manifestanti.

A questo punto, solo una persona in malafede potrebbe negare la frattura profonda tra la narrazione televisiva e il “Paese reale”. Mentre la gente comune vive nell’incertezza del futuro, il “piccolo schermo” tiene in piedi la facciata di una vera e propria “realtà alternativa” dove i cattivi sono i non vaccinati (ma più indistintamente, tutti i dimostranti), il pericolo è il “ritorno del fascismo” e la “transizione ecologica” ci salverà dal riscaldamento globale (ma poco importa se ci sarà un pauroso rincaro delle bollette).

Cosa può fare il comune cittadino per difendersi? 

Uno spunto mi viene dalla nuova “transizione (sic) televisiva” che prospetta il passaggio delle TV dalla tecnologia Mpeg-2 a Mpeg-4. In parole povere, tra settembre 2021 e giugno 2022 migliaia di televisori dovranno essere sostituiti da nuovi esemplari aggiornati, o abbinati a un decoder per “reggere” il nuovo segnale, che consentirà un miglioramento in termini di audio e immagini. 

Ma io ho una proposta diversa.

Quando verrà il momento di cambiare il televisore e di acquistarne uno nuovo, voi semplicemente consegnate il vecchio e non prendetene un altro.

Ormai la televisione è fatta solo di Grandi Fratelli e altri programmi di ultimissimo ordine che, ormai da anni, contribuiscono all’imbarbarimento del Paese (e nel dirlo sono sicuro di sfondare una porta aperta).

Proprio quando pensavamo che non si potesse scendere più in basso dei “talk show” e dei “reality show”, in questo ultimo anno e mezzo si è aggiunto pure il martellamento della “narrazione del terrore” propagata a tutte le ore del giorno e a reti unificate. E, a fare da ciliegina sulla torta, per i più aggiornati c’è anche Netflix (in streaming) a metterci del suo, come nel caso di “Squid Game”, la serie che ha destato molte preoccupazioni in parecchi genitori. È un attacco concentrico, che rischia di andare a colpire gli spettatori senza che se ne accorgano, specie se non hanno meccanismi di difesa. Allora voi reagite risolvendo il problema alla radice: se vedete che si è passata la misura, spegnete TV, computer e cellulari. E, senza i notiziari apocalittici, potrete cenare in santa pace con le vostre famiglie. 

Qualcuno si chiederà: “E poi che faccio senza TV?”
Facilmente, il silenzio del piccolo schermo vi aiuterà a scegliere qualcos’altro: tornate a parlare tra di voi, leggete un libro, mettetevi a scrivere, a giocare coi vostri figli, fate un giro in bicicletta, andate a trovare un amico…insomma, scegliete quel che volete. Ma il consiglio più importante resta quello di informarvi da fonti alternative ai media tradizionali, senza mai rinunciare a un vaglio critico.

Siamo “dentro fino al collo” alla devastazione che Pier Paolo Pasolini aveva già anticipato profeticamente negli anni ’70, quando accusava la televisione di aver completato quell’omologazione di massa e distruzione della cultura che non era riuscita a Mussolini.

A questo proposito suona inquietante anche quanto aveva detto Giacomo Devoto nel lontano 1970: “Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione”.

Ma forse, né Pasolini né Devoto avevano previsto che l’influenza del “tubo catodico” sarebbe stata anche cento volte più potente della propaganda del Ventennio fascista.

L’unico modo che abbiamo per rispondere è “staccare la spina” al televisore e agli altri attrezzi tecnologici, per cercare un’alternativa fatta di umanità, bellezza e di verità. scoprirete che potete benissimo fare a meno di questi aggeggi. E chissà, magari non vorrete tornare più indietro.

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