L’Avvento: origine storica e significato teologico

Di Giuliva Di Berardino

L’AVVENTO NASCE CON UNA CONFIGURAZIONE SIMILE ALLA QUARESIMA

 

Vi propongo, in questo tempo che ci separa dal Natale, quattro brevi riflessioni, una ogni settimana: tre sul tempo liturgico dell’Avvento e una su un’ introduzione  generale al Natale del Signore.

Iniziamo, dunque, la prima riflessione sull’origine e il significato teologico dell’Avvento.

L’Avvento è il tempo liturgico di preparazione al Natale, ma è anche il tempo in cui lo Spirito Santo ci guida, come Chiesa a vivere più intensamente l’attesa della seconda venuta di Cristo Signore, alla fine dei tempi.

Possiamo vivere, quindi, il tempo di Avvento come una preparazione di una duplice attesa: da un lato la venuta del Figlio di Dio incarnato nel seno della Vergine Maria, per cui, come vedremo la figura di Maria è una delle più importanti e significative di questo tempo di grazia che la Chiesa ci propone di vivere, dall’altro lato la venuta della fine dei tempi, il giorno glorioso in cui Gesù tornerà “per giudicare i vivi e i morti”, come professiamo ogni domenica nel Credo, per un giudizio di amore che ci stabilirà in eterno nella gioia e nella pace.

La parola Avvento deriva dal latino adventus e significa “venuta” anche se viene avvertito da tutti come tempo di “attesa“. Nella liturgia l’Avvento segna l’inizio del nuovo anno liturgico, che termina con la festa di Cristo Re e inizia proprio con la celebrazione dei primi vespri della prima domenica di Avvento. Potremmo quindi considerare che l’Avvento è tempo di preparazione a un nuovo inizio nel tempo, che segna un passo ulteriore nel cammino della Chiesa nel tempo, come comunità che cammina incontro al Signore che viene. Cristo Gesù è il “veniente” è “Colui che viene” incontro ai suoi eletti, secondo la promessa che sigilla la fine della Bibbia Cristiana ( Ap 22,20-21): “Colui che attesta queste cose dice: «Sì, verrò presto!». Amen. Vieni, Signore Gesù. La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen!”.

La liturgia Romana ha strutturato l’Avvento in 4 settimane, mentre la liturgia ambrosiana fa durare l’Avvento 6 settimane, come era già dalla fine del IV secolo. Anche se la prima celebrazione del Natale a Roma è del 336 e in quel periodo in cui ancora non si ha attestazione di un tempo d’Avvento a Roma, ma in Gallia e in Spagna.

L’Avvento nasce con una configurazione simile alla Quaresima, infatti la celebrazione del Natale fin dalle origini venne concepita come la celebrazione della risurrezione di Cristo nel giorno in cui si fa memoria della sua nascita.

Il rito Romano dell’Avvento con i primi vespri della domenica che cade il 30 novembre (o nella domenica più vicina a questa data) e termina con i Vespri prima di Natale. E’ caratterizzato da un duplice itinerario: uno domenicale e uno feriale, scandito dalla proclamazione della parola di Dio.

Nelle domeniche, le letture del Vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (Il e III domenica); agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica). Nelle ferie si ha una duplice serie di letture: una dall’inizio dell’Avvento fino al 16 dicembre, l’altra dal 17 al 24. Nell’ultima settimana prima del Natale, si leggono brani del Vangelo di Matteo (cap. 1) e di Luca (cap. 1) che propongono il racconto degli eventi che precedettero immediatamente la nascita del Signore.

Per quanto riguarda il rito Ambrosiano si compone, come già detto, di sei domeniche e dura sei settimane. Inizia la prima domenica dopo il giorno di San Martino (11 novembre) e prevede sempre 6 domeniche (quando il 24 dicembre cade di domenica, è prevista la celebrazione di una Domenica Prenatalizia). È previsto il colore liturgico morello, tranne che nell’ultima domenica (detta “dell’Incarnazione”) nella quale si usa il bianco. Le domeniche hanno dei titoli specifici: domenica della venuta del Signore, domenica dei figli del regno, domenica delle profezie adempiute, domenica dell’ingresso del Messia, domenica del precursore, domenica dell’Incarnazione.

Ma, a parte queste informazioni di tipo storico e liturgico, qual è il significato teologico dell’Avvento?
Come è stato accennato, la teologia dell’Avvento ruota attorno all’ambiguità temporale che qualifica il termine “adventus” per indicare la prima venuta del Figlio di Dio nella carne e nella “pienezza dei tempi” come scrive in Gal 4,4 San Paolo, e la seconda venuta del Figlio di Dio nella gloria, alla fine dei tempi, che può avvenire in qualunque momento della storia. Secondo la fede cristiana, a partire dell’Ascensione sono cominciati i cosiddetti “ultimi tempi”.

La venuta escatologica di Cristo, quindi, può compiersi in qualsiasi momento (cf Mt 24,44; 1 Ts 5,2) ed è da considerarsi imminente, dato che non spetta a noi “conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta” (At 1,7; cf Mc 13,32). Una cosa è certa: tutto è scritto nella Bibbia.

Prima avverrà il riconoscimento del Messia da parte di “tutto Israele” (Rm 11,26; Mt 23,39) a causa dell'” indurimento di una parte ” (Rm 11,25) nella ” Mancanza di fede ” verso Gesù (cf Rm 11,20). Questo ci fa pensare che il così detto “mistero d’Israele” è un mistero escatologico, che è importante studiare, approfondire e portare a cuore. Oltre a questo riconoscimento universale del popolo ebraico della fede in Gesù, è scritto che la Chiesa, famiglia dei credenti, deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti (cf Lc 18,8; Mt 24,12). In ogni caso, la persecuzione accompagnerà sempre i credenti sulla terra (cf Lc 21,12; Gv 15,19-20) perché svelerà il “Mistero di iniquità” sotto la forma di un inganno religioso che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità.

La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne (cf 2 Ts 2,4-12; 1 Ts 5,2-3; 2 Gv 7; 1 Gv 2,18.22). In sintesi, cercando di interpretare il linguaggio apocalittico che caratterizza gli scritti della Bibbia a riguardo della fine dei tempi, diremo che la fede biblica e cristiana ci annuncia che la Chiesa raggiungerà il Regno dei cieli, non attraverso un trionfo storico, ma per la vittoria dell’amore di Dio sul male e attraverso la sua ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e Risurrezione (cf Ap 19,1-9).

In sintesi la Parola di Dio, attraverso queste immagini, vuole trasmetterci una verità fondamentale: le carestie, i terremoti, le persecuzioni, le stesse realtà celesti che si sconvolgono, sono immagini usate dalla liturgia d’avvento con la finalità immediata non tanto di spaventarci e di creare un’angosciosa attesa, quanto di farci riflettere sul fatto che nessuna realtà di questo mondo ha senso definitivo, nessuna realtà ha un valore perenne, se non in relazione a Cristo.

L’Avvento è questo tempo di gioia che ci porta a desiderare la venuta di Cristo, il giorno in cui “il Signore sarà tutto in tutti”.

 

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