All’Europa ricordiamo la lezione sempre attuale di Benedetto XVI

di Daniele Trabucco

UNA RIFLESSIONE SULLE LINEE GUIDA DELLA COMMISSIONE EUROPEA SULLA COMUNICAZIONE “INCLUSIVA” DURANTE LE FESTIVITÀ NATALIZIE

Il documento della Commissione europea (in seguito ritirato) sul linguaggio da utilizzare nelle istituzioni durante le festività (non solo natalizie) consiste in un aggiornamento delle Linee guida per una comunicazione corretta e inclusiva (rispetto a quali parametri?) che esisteva già, ma che è stato rivisto recentemente. L’obiettivo è sottolineare come “ogni persona in Ue abbia il diritto di essere trattata in maniera eguale” senza riferimenti di “genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale“. Le festività, dunque, per Bruxelles, devono essere indicate senza connotazioni religiose e, dunque, in maniera generica.

Ora, premesso che questa “neutralità” costituisce una vera e propria imposizione ideologica, credo sia utile, al riguardo, riportare alcune riflessioni prepotentemente attuali dell’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Joseph Ratzinger, nell’aprile 2005 salito al soglio di Pietro con il nome di Benedetto XVI (2005-2013).

Si tratta della lectio magistralis che il 13 maggio 2004 l’allora Pontefice pronunciò davanti al Senato della Repubblica: “C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì, in maniera lodevole, di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se vuole davvero sopravvivere“.

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