I cristiani devono riaccendere la luce della fede per rischiarare l’oscurità della notte postmoderna

GESÙ E LA SUA UNICITÀ NEL MODERNO CONTESTO DI RELATIVISMO CULTURALE

Di Anna Tortora

Il contesto contemporaneo ospita un ventaglio molto ampio di ideologie e di atteggiamenti. Si tratta di una mentalità diffusa impregnata dai mezzi di comunicazione sociale, di solito superficiali, demolitori di ogni sana tradizione e spesso ideologicamente orientati alla negazione quasi di ogni riferimento religioso.

“Si tratta della cosiddetta cultura postmoderna caratterizzata dal pensiero debole, e cioè da un atteggiamento mentale, che non si fonda su nessuna convinzione stabile e tanto meno sulla verità delle cose, ma fluttua tra diverse opinioni, ritenute non cogenti ma tutte ugualmente valide e perciò interscambiabili tra di loro”, spiega il cardinale Angelo Amato, già segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede e Prefetto, ora emerito, delle cause dei Santi.

Anche per quanto riguarda il fenomeno religioso si osservano degli orientamenti paradossali, che vanno dall’ateismo militante all’indifferentismo religioso fino al moltiplicarsi delle presenze religiose non cristiane, provocate dal fenomeno migratorio.

Come ricorda la Congregazione per la Dottrina della Fede, nella Notificazione a proposito del libro di Jaques Dupuis ‘Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso’, “il perenne annuncio missionario della Chiesa viene oggi messo in discussione da teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio). Di conseguenza, si ritengono superate verità come, ad esempio, il carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo, la natura della fede cristiana rispetto alla credenza nelle altre religioni, il carattere ispirato dei libri della Sacra Scrittura, l’unità personale tra il Verbo incarnato e dello Spirito Santo, l’unicità e l’universalità salvifica del mistero di Gesù Cristo, la mediazione salvifica universale della Chiesa”.

I cristiani, insomma, devono riaccendere la luce della loro fede per rischiarare l’oscurità della notte postmoderna. Come fare ciò? Come annunciare e testimoniare oggi Gesù Cristo in questo panorama così variegato e così esigente nei confronti di tutti noi?

Commentando l’opera su Gesù di Nazareth del Papa emerito Benedetto XVI, il cardinale Angelo Amato ha scritto che il magistero della Chiesa “è la bussola che guida la navigazione della Chiesa nelle acque agitate del mondo accompagnandola al porto sicuro della verità e della salvezza di Cristo”.

Infatti il Papa emerito riconosce all’indagine storico-critica del Nuovo Testamento il merito di aver portato i fedeli ad una maggiore conoscenza del testo biblico e del contesto sociale e religioso della Palestina del primo secolo dell’era cristiana. “D’altra parte, però, non poche volte tale ricerca ha dissoluto l’immagine tradizionale di Gesù Cristo in una moltitudine di interpretazioni spesso contraddittorie e non rare volte tendenti a sminuirne la portata universalmente salvifica del suo evento”, ricorda Amato.

Il papa emerito ci dice che per annunciare Gesù Cristo oggi occorre riaprire i quattro vangeli (i sacerdoti lo fanno, noi laici parecchio meno) e ridire quanto Gesù ha fatto per noi “dalla nascita fino alla sua passione, morte e risurrezione”.

 

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