Ecumenismo, Mons. Schneider: “maltrattando i cattolici tradizionali non si ispirerà gli ortodossi a riconciliarsi con la Sede Apostolica”

Ecumenismo, Mons. Schneider: “maltrattando i cattolici tradizionali non si ispirerà gli ortodossi a riconciliarsi con la Sede Apostolica”

a cura di Angelica La Rosa

IL VESCOVO SCHNEIDER: “SACERDOTI E SEMINARISTI DOVREBBERO INTENSIFICARE LO STUDIO DEI DOCUMENTI SULLA TRADIZIONE DELLA FEDE CATTOLICA E DELLA LITURGIA CATTOLICA, E COSÌ ACCRESCERE IL LORO AMORE PER CIÒ CHE I NOSTRI ANTENATI E I SANTI CREDEVANO, CUSTODIVANO E VIVEVANO: LA LITURGIA TRADIZIONALE DELLA CHIESA ROMANA”

Il 18 dicembre scorso l’Arcivescovo Arthur Roche, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, ha emanato nuove linee guida per limitare ulteriormente la Messa e i Sacramenti tradizionali, sotto forma di risposte a 11 ‘dubia’ (dubbi), che il Vaticano ha definito “le domande più ricorrenti” che hanno ricevuto alla lettera apostolica di papa Francesco, Traditionis Custodes.

Intervistato dalla giornalista cattolica statunitense Diane Montagna per il “The Remnant Newspaper”, il vescovo ausiliare di Astana (Kazakistan) monsignor Athanasius Schneider ha dichiarato che “da un punto di vista formale, il documento è legittimo, poiché è stato emanato da una legittima autorità della Santa Sede, cioè la Congregazione per il Culto Divino, con l’approvazione del Romano Pontefice. I ‘Responsa ad dubia’  rappresentano un esempio lampante della nota massima ‘summum ius, summa iniuria’, cioè che una legge formalmente corretta può diventare una grande ingiustizia. Questo documento passerà alla storia come un tragico esempio di risoluzione di un delicato problema pastorale con violenza”.

Secondo il vescovo le nuove linee guida della Congregazione per il Culto Divino non hanno risolto nulla, ma hanno invece “creato uno stallo pastorale e gravi problemi di coscienza per molti sacerdoti e fedeli. In modo singolare, assistiamo a un metodo intransigente, inquisitorio, impiegato in un pontificato che si è definito di ‘tenerezza’ e di sensibilità pastorale”.

Il documento emanato dalla Congregazione per il Culto Divino non menziona esplicitamente gli Istituti ex-Ecclesia Dei. Tuttavia, è incerto se questi Istituti e comunità potranno continuare ad utilizzare l’antico Pontificale Romano per le Ordinazioni Minori e Maggiori, e per la celebrazione del sacramento della Cresima secondo lo stesso  Pontificale, nelle loro parrocchie personali e in altri luoghi dove svolgono il loro apostolato.

La Santa Sede dovrebbe considerare il fatto, ha spiegato Mons. Schneider, che “la stessa Santa Sede, nell’erezione di questi Istituti, diede loro garanzia di poter utilizzare tutti i libri liturgici validi prima del Concilio Vaticano II. Il punto nevralgico a questo proposito è la questione dei Riti di Ordinazione. Se la Santa Sede negasse a questi Istituti e comunità i vecchi Riti di Ordinazione, sarebbe un terribile esempio di violazione della parola solenne e diminuirebbe la credibilità e l’integrità della Santa Sede anche nei rapporti ecumenici con le comunità non cattoliche. Le comunità non cattoliche stanno a guardare e vedranno chiaramente che la Santa Sede sta rompendo la parola data con un gruppo di cattolici con i quali era giunta a una soluzione pacifica e riconciliante. Il trattamento dei cattolici attaccati alla vecchia tradizione liturgica sicuramente non  ispirerà le comunità ecclesiali ortodosse a riconciliarsi con la Sede Apostolica”.

Padre Claude Barthe, storico, giurista ed esperto di liturgia tradizionale della diocesi di Fréjus-Toulon in Francia, ha dichiarato al National Catholic Register dopo la pubblicazione del documento che “in nome del sensus fidelium” ci si dovrebbe opporre.

Per monsignor Schneider, invece, “per il bene spirituale di tutta la Chiesa e per l’onore della Sede Apostolica, che sempre con vigilanza ha custodito e trasmesso l’intero patrimonio liturgico, i laici dovrebbero continuare a chiedere alle autorità della Santa Sede, in primo luogo Papa stesso, di concedere piena libertà alla liturgia tradizionale, compreso l’intero patrimonio liturgico della Chiesa romana, senza condizioni umilianti e discriminatorie. Tali richieste potrebbero essere fatte attraverso petizioni e specialmente attraverso una catena di preghiera mondiale. Devono imitare la vedova importuna di cui ha parlato Nostro Signore nel Vangelo (cfr Lc 18,1-8)”.

Secondo il vescovo kazako “sacerdoti e seminaristi dovrebbero intensificare lo studio dei documenti sulla tradizione della Fede cattolica e della liturgia cattolica, e così accrescere il loro amore per ciò che i nostri antenati e i Santi credevano, custodivano e vivevano: la liturgia tradizionale della Chiesa Romana. Dovrebbero chiedere con insistenza ai loro superiori e vescovi di consentire le celebrazioni della liturgia tradizionale e di applicare il principio  dell’epicheia  nel concedere, almeno individualmente, il diritto di celebrare nel rito antico. Se viene loro negato tale diritto, possono, utilizzando lo stesso principio  dell’epicheia — e la situazione di emergenza dell’attuale crisi senza precedenti nella Chiesa — celebrare almeno privatamente il rito tradizionale della Santa Messa”.

Concludendo la sua intervista monsignor Schneider ha invitato i fedeli a continuare “ad amare il Papa e i Vescovi e aumentare le loro preghiere e gli atti di riparazione e di penitenza, implorando umilmente Dio che apra gli occhi del Papa e dei Vescovi e accenda in loro la stima e l’amore per il tesoro di queste antiche tradizioni liturgiche. Papa Francesco e tanti altri vescovi ricordino la gioia dei giorni della loro infanzia e giovinezza, quando ascoltavano, o pronunciavano essi stessi, queste parole commoventi e sempre giovani: ‘Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat iuventutem meam!’, cioè ‘Andrò all’altare di Dio: a Dio che dà la gioia alla mia giovinezza’. Ci auguriamo fermamente che, un giorno, lo stesso Romano Pontefice pronunci nuovamente queste parole ai piedi dell’altare nella Basilica di San Pietro a Roma”.

 

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