Domenica della Parola di Dio: Gesù vuole ardere nei nostri cuori

di don Giuseppe Agnello

COMMENTO AL VANGELO DELLA III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO O “DELLA PAROLA DI DIO

La III Domenica del Tempo Ordinario è, dal 30 Settembre 2019, la Domenica della Parola di Dio, cioè una Domenica in cui si riflette insieme sull’importanza della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa. La Parola di Dio è sempre con noi, e tutta la vita della Chiesa, nei suoi Sacramenti, nelle sue preghiere, nei suoi Padri, nei suoi Santi e nel Magistero, trova in essa la fonte che tutto irriga e a cui tutti sono debitori. Questa fonte, però, bisogna capire che non è un libro, ma una Persona: la stessa persona risorta di cui il Vangelo dice: «Aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc 24,45).

Gesù è dunque la parola di Dio di cui si parla nella parola di Dio. Non è un gioco di parole, ma una verità da comprendere per arrivare a una regola di fede che sia valida per tutti. 

Egli, che desidera portare l’unità di fede e di corpo nell’umanità dispersa in tanti popoli, si è servito dello Spirito Santo per annunciarsi fin dai tempi remoti dell’umanità; per parlare dell’amore di Dio e della sua volontà; per ispirarci al bene e per ispirare un testo sacro di 73 libri, 46 dell’Antico Testamento e 27 del Nuovo Testamento, che chiamiamo Bibbia o Sacra Scrittura. In questi libri, scritti da uomini vissuti in tempi lontanissimi, ma anche da Dio che li ha ispirati in ogni tempo e per ogni tempo, c’è la conoscenza di Colui che è la Parola di Dio incarnata, umiliata, e vivente, che interpreta secondo lo Spirito i testi sacri. Questo vuol dire che se ci impegniamo a conoscere le Sacre Scritture nella Chiesa, conosceremo meglio Gesù, lo ameremo di più, e, amandolo di più, lo serviremo fedelmente nell’unità coi fratelli che ci ha donato. 

Alla domanda «Conosci Gesù?», che tipo di sì possiamo dare? È importante capirlo, perché “sì” è un’affermazione rassicurante per chi lo dice e per chi lo ascolta; ma significando “sì, lo conosco”, bisogna scoprire il tipo di conoscenza che abbiamo di lui, se è parziale o globale; se è vera o illusoria; se lo guarda come lo guarda la Chiesa o se lo guarda come si guarda un disegno animato, una statua di Fidia, un quadro dell’Ottocento.

 Il sì del cuore, per esempio, conosce Gesù come proprietà esclusiva dell’innamorato, e lo guarda coi sentimenti, per cui “il mio Gesù” non è lo stesso Gesù della fede, ma è come un soffice cuscino rosso su cui c’è scritto “Ti amo”: me lo posso abbracciare e mettere sotto la testa; posso sognare parole sempre di compiacimento e di venerazione nei miei confronti, quando lo penso, ma non conosco Gesù Figlio di Dio che chiede un cuore aperto a tutti.

Poi c’è il “sì, lo conosco” di chi usa l’immaginario collettivo, oleografico e cinematografico. Il Gesù di queste persone è quello delle immagini, dei quadri, dei santini, delle pellicole di Pierpaolo Pasolini, di Zeffirelli, di Mel Gibson: un Gesù che mi corre alla mente con un volto ben preciso, con un carattere definito da altri, e conosciuto da altri, ma che non è vivo in me.

Un altro “sì, lo conosco” viene dal mondo della cultura, della storia, delle civiltà. Questo Gesù si sa che è esistito, che è stato buono, saggio e ispiratore di grande cultura e civiltà, di scoperte e di progresso umano e scientifico, ma non lo si crede Dio, che siede alla destra del Padre.

Infine c’è il sì della memoria nostalgica. Viene detto da persone adulte che lo hanno conosciuto da bambini, quando erano chierichetti, studenti in collegio, a catechismo, in oratorio, ma che poi si sono fermati nel cercarlo, e Gesù ha smesso di crescere in loro e con loro.

Tutte queste conoscenze di Gesù sono come le scintille di un grande e perenne fuoco, che non riscaldano, come fa il fuoco nella sua interezza. Il grande fuoco è la Sacra Scrittura! Il grande fuoco è lo Spirito Santo! Il grande fuoco è il desiderio di conoscere e onorare sempre di più il Signore di tutti. 

Chi conosce e studia la Sacra Scrittura; chi la legge e la interiorizza; chi si sofferma a meditarla, sta conoscendo Gesù; e più lo conosce, più lo ama e vuole servirlo. 

Abbiamo visto nella prima lettura la gioia del popolo ebraico, che ritornato a Gerusalemme dall’esilio babilonese, trova il libro della Legge e lo fa lèggere solennemente in pubblica piazza «dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno», «a brani distinti e spiegandone il senso». Questa giòia va compresa, tenendo conto che a Babilonia il popolo di Dio aveva conservato la fede come aveva potuto e per lo più con la memoria. Adesso si ritrovava cinque libri sacri, in un unico testo ritrovato, e li venera con l’ascolto. 

Anche a noi è chiesto di venerare con l’ascolto la Sacra Scrittura, ma molto di più conoscendola di prima mano, come quel fuoco di cui vi parlavo prima. A meno che non vogliamo avere il fuoco dipinto sul muro, che aveva il povero Geppetto! Il fuoco deve ardere e Gesù vuole ardere nei nostri cuori.

Oggi la seconda lettura, parlava del corpo e delle membra che sono un tutt’uno e non possono fare a meno l’uno delle altre. Gesù è il capo di questo corpo, e la Chiesa è il corpo di questo Capo. Quando parliamo della Bibbia, similmente, possiamo dire che l’ossigeno è lo Spirito Santo, la legna è il testo materiale e letterale della Parola di Dio, e Gesù è il fuoco. Egli infatti lo disse: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso» (Lc 12, v.49). Per essere acceso, non deve mancare l’ossigeno e nemmeno la legna, cioè la Parola di Dio va letta nella Chiesa e secondo lo Spirito. Solo così Gesù non sarà una mia o una tua scintilla, ma il fuoco che accende altri fuochi; l’Eterno che dà vita al tempo, e l’unica Parola storica che conduce all’eternità. 

Apprezziamo, dunque, la Sacra Scrittura; leggiamola con frequenza anche a casa; impariamo a memoria qualche versetto; usiamo quei calendarietti in cui ad ogni giorno corrisponde un versetto biblico commentato, perché possono dare luce a tutta la nostra giornata. Soprattutto, però, ricordiamoci che solo chi tiene acceso il fuoco, può riscaldare sé stesso e anche gli altri nel gelo di questo mondo che non conosce ancora l’Amore.

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