Gli scribi, ieri come oggi, ci mostrano un modo efficace di vanificare l’amore di Dio

di don Ruggero Gorletti

COMMENTO AL VANGELO DI LUNEDI’ 24 GENNAIO 2022

Dal Vangelo secondo Marco 3,22-30  

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

 

COMMENTO

 

Gli scribi ci mostrano un modo molto efficace di vanificare gli effetti dell’amore di Dio sulla nostra vita: dare un’interpretazione sbagliata all’agire di Gesù, stravolgere i fatti. Gesù scaccia i demoni, libera le persone possedute dal diavolo? Non è opera di Dio, ma del diavolo, che scaccia sé stesso! È evidente l’assurdità di questa affermazione, ma sappiamo bene come un’affermazione falsa, assurda, quando viene ripetuta tante volte viene creduta vera. Questo succede spesso anche oggi. La mentalità corrente del nostro mondo, amplificata dai mezzi di comunicazione, insegna cose che non solo sono contrarie alla parola di Dio e all’insegnamento costante della Chiesa, ma che sono anche assurde dal punto di vista della retta ragione e del buon senso. A furia di sentirle ripetere queste cose senza senso, che fino a pochi anni fa non sarebbero state neppure considerate, vengono prese sul serio dalla maggioranza delle persone, anche da chi si dice credente.

È questo il peccato contro lo Spirito Santo, di cui Gesù parla nel brano, chiamandolo «bestemmia». Questo peccato non è una brutta parola detta contro lo Spirito Santo, ma è il mettersi fuori volontariamente dalla possibilità di essere raggiunti dall’azione di salvezza del Signore. La dottrina della Chiesa  ha catalogato questa bestemmia contro lo Spirito Santo in sei atteggiamenti: disperazione della salvezza, chi cioè crede seriamente che non potrà mai salvarsi; presunzione di salvarsi senza merito, chi invece ritiene che si salverà comunque senza fare nulla di buono agli occhi di Dio o vivendo abitualmente nel peccato; impugnare la verità conosciuta, chi avendo ricevuto la grazia della fede cristiana ne mette in dubbio la verità; invidia della grazia altrui; ostinazione nei peccati, chi cioè non cerca seriamente di sforzarsi a cambiare le proprie cattive abitudini; impenitenza finale, propria di chi rifiuta, fino all’ultimo istante della propria vita, di accogliere l’amore misericordioso di Dio. Come si vede non si tratta di peccati veri e propri, ma di atteggiamenti di chi si mette volontariamente fuori dall’amore misericordioso di Dio. Nessun peccato è tanto grande agli occhi di Dio da non poter essere perdonato, quando una persona capisce di avere sbagliato, chiede perdono e si impegna seriamente a cambiare. Ma Dio, pur amandoci ama tantissimo, non obbliga nessuno a ricambiare il suo amore. Ha tanto rispetto per noi che preferisce perderci che costringerci ad accettare in suo amore.

Questo brano ci invita a prendere sul serio l’insegnamento di Dio, e a farlo diventare pratica abituale, costante di vita.

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