Le viro-star, la visione catastrofica del Covid e gli ignavi di oggi

di Gian Piero Bonfanti

L’IGNAVIA, DA DANTE AI GIORNI NOSTRI: IL PECCATO ALLE PORTE DELL’INFERNO

In Toscana, circa 700 anni fa Dante Alighieri nella Divina Commedia aveva previsto che alle porte dell’inferno si sarebbero incontrati per primi coloro che si erano macchiati del peccato di ignavia.

Nel terzo canto dell’inferno il poeta infatti ci ammonisce dicendoci:

’Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.

Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e ’l primo amore.

Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate’.

La storia si ripete e anche oggi troviamo le persone che non prendono una posizione netta di fronte alla continua ed imperterrita opera di disinformazione da parte di tutti coloro che sono allineati alla narrazione ufficiale del mainstream.

Si continuano a vedere ed a sentire i soliti personaggi ormai noti, le solite viro-star, che fino a ieri snocciolavano dati alla rinfusa per diffondere il panico incontrollato, mentre oggi si arrabattano in acrobazie per dimostrare tesi improbabili, al fine di avvalorare la solita visione catastrofica che viene smontata in tutto il resto del mondo.

Sì, perché ora è il momento in cui tutti danno la colpa a qualcun altro e dove tutti hanno torto e nessuno ha ragione, ergo tutti vogliono uscire puliti e candidi da una situazione oramai divenuta scomoda e spinosa, senza chiaramente perdere lo scranno.

Eppure sarebbe molto semplice: esistono dichiarazioni, registrazioni, articoli e tutto quello che si potrebbe reperire per ricostruire chi è stato l’artefice volontario o involontario della divulgazione di informazioni e notizie che ci hanno condotto alla situazione attuale.

Per questo aspetto saranno le autorità preposte a giudicare, ci vuole del tempo.
Ciò che possiamo fare noi è però valutare i dati del presente, paragonarli a quelli del passato e fare delle brevi, ma semplici, considerazioni.

Se esaminiamo quanto sta accadendo nella regione del sommo poeta, si accende subito un campanello d’allarme.

Se per esempio valutiamo i dati ufficiali del 21 Gennaio del 2021, troviamo in tutta la regione Toscana 503 casi di positività con 14 decessi.

Se compariamo il dato della stessa regione nella stessa data un anno dopo riscontriamo 13049 casi di positività e 34 morti.

Da questi dati si nota subito che la variante omicron è molto più infettiva rispetto ai ceppi precedenti e la sua carica virale è pero’ inferiore rispetto alle ondate precedenti, quindi anche il numero di decessi è notevolmente diminuito percentualisticamente.

Le cure domiciliari hanno fatto passi da gigante grazie a medici eroi che hanno operato in deroga ai protocolli della “tachipirina e vigile attesa” portando a guarigione i pazienti che hanno ricevuto le cure che gli erano state negate per chissà quale convinzione.

Ma la domanda che ci poniamo in merito a tutte le misure che sono state prese, lockdown, mascherine, vaccinazioni, isolamenti e restrizioni varie è: a cosa sono servite?

È chiaro che nonostante quello che ci viene raccontato, stiamo proseguendo su un percorso sbagliato. Possibile che solo all’estero si stiano destando dal torpore?

Il dato se lo si rapporta a tutto il territorio nazionale è più o meno il medesimo, stesse statistiche, con numeri anche non completamente corretti, in quanto si sta finalmente comprendendo la differenza tra i decessi “per covid” rispetto a quelli “con covid”.

Tuttavia la discussione oggi verte solo su no vax/sí vax oppure su green-pass, super green-pass, rafforzato o meno, imponendo limitazioni che di fatto sono una condanna per chi non si vuole attenere ad una linea dettata da una narrazione ufficiale di governo.

Linea che tramite piroette legali vuole imporre scelte che non possono essere considerate eque.

Ci viene da pensare che il problema del virus lo si voglia affrontare solo con scelte politiche e che chi ha studiato una vita con vocazione per la cura del paziente si trovi alle volte costretto ad abdicare al suo ruolo di medico per paura delle conseguenze.

Tuttavia, come ci ricordava Dante, uno dei peccati più gravi è proprio l’ignavia, ed è proprio questa la ragione per la quale alle porte dell’inferno troviamo proprio coloro che non hanno voluto prendere una posizione precisa.

Da questo atteggiamento si aprono gli inferi, non c’è via di scampo.

 

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