Il Covid ormai è una influenza, ma questo il governo non vuole sentirlo dire

di Raffaele Cerbini

IL MONDO STA USCENDO DALL’EMERGENZA MENTRE L’ITALIA PROSEGUE NELLA POLITICA INCOMPETENTE E ANTISCENTIFICA IMPOSTA DALLA TIRANNIA DEI PEGGIORI

Ricordo che il presidente Pertini nel 1978 disse: «Se a me, socialista da sempre, offrissero la più radicale delle riforme sociali a prezzo della libertà, io la rifiuterei, perché la libertà non può mai essere barattata». Oggi chiedo: come può esserci libertà e giustizia sociale quando i diritti civili di alcuni cittadini sono stati annullati da provvedimenti politici che nulla hanno di scientifico? Come si può pensare di affrontare un periodo cruciale per la rinascita dell’Italia quando c’è il rischio fondato che nemmeno l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica ci liberi dalla attuale tirannia del governo dei peggiori?

Come è possibile che ci siano personaggi che imperversano nelle varie televisioni ad incitare all’odio fomentati dall’attuale governo? Cosa diranno i libri di storia di un governo che ha ignorato la scienza, quella vera, ed ha utilizzato servili lacché per diffondere informazioni mediche parziali, inaccurate e purtroppo spesso false?

Ancora una volta costatiamo come la politica italiana non tenga conto di quanto si discute a livello mondiale, mentre l’Istituto Superiore di Sanità continua a snocciolare dati catastrofici in caso di mancata vaccinazione o di vaccinazione con sole due dosi, attribuendo gli attuali ricoveri ai mancati vaccini. Al contrario, come documentato nel dettaglio nei miei precedenti interventi e come si continua a scrivere nella letteratura ufficiale soprattutto da parte di Israele, è stato dimostrato che i reali fattori di rischio che portano ad ospedalizzazione e casi gravi sono rappresentati dalle patologie concomitanti: tanto maggiore è il numero di patologie concomitanti, tanto maggiore è la possibilità di essere ricoverati, di finire in terapia intensiva o di morire.

Cerchiamo perciò di capire perché Spagna, Irlanda, Regno Unito, Svizzera, Portogallo e Sud Africa – e presto anche Canada e probabilmente gli Stati Uniti – stanno declassando la Coronavirus Disease-19 a malattia endemica, non più pandemica. Approccio, questo, definito “flu-ization”.

In altri termini, finalmente i governi dei paesi più liberi dalle influenze politiche stanno iniziando ad applicare ciò che la scienza medica ha sempre detto, ovvero il fatto che il SARS-CoV-2 – un virus a RNA come è quello della influenza, compagno di avventura della popolazione umana già dal 1918 – non possa in alcun modo essere fermato da una protezione immunitaria globale conferita dai vaccini, pur utili, ma da utilizzare in coloro che sono a maggior rischio di eventi gravi e mortalità e non in tutta la popolazione.

Dal punto di vista clinico gli attuali tassi di ospedalizzazione con COVID-19 sono dello stesso ordine di grandezza dei tassi di ospedalizzazione della epidemia influenzale negli anni 2017-18 così come la mortalità attuale per COVID-19 non è superiore a quella della influenza stagionale, grazie anche alla minore gravità della variante Omicron, ma anche grazie alle cure ospedaliere sempre più appropriate ed efficaci.

Per troppo tempo i dati governativi hanno giocato furbescamente sulle preposizioni “con” e “per”, mentre i dati provenienti da Israele hanno smontato il parallelismo “più vaccinazioni uguale migliore protezione” perché in realtà i fattori di rischio indipendenti per eventi gravi e mortalità rimangono le patologie concomitanti.

Lo stesso assioma era stato ben declinato dal Regno Unito già nel Dicembre 2020, con l’indicazione di vaccinare tutti i pazienti fragili e la popolazione over 50, ma le pressioni dell’opinione pubblica hanno purtroppo portato ad ignorare l’iniziale raccomandazione.

A distanza di poco più di un anno, considerati i fenomeni di immunitywaning ed immunityevading – di cui abbiamo parlato nelle settimane scorse -, si è aggiunta la raccomandazione di continuare la vaccinazione nei fragili e negli over 50, con l’utilizzo esclusivo di nuovi vaccini specificamente rivolti verso le varianti maggiormente diffuse ed in occasione dei picchi stagionali della malattia.

Tra l’altro, proprio i fenomeni di immunitywaning di cui si sta parlando per i vaccini COVID-19 erano già ben noti anche per i vaccini influenzali ed è stata ben dimostrata una progressiva riduzione della loro protezione qualora somministrati in più stagioni consecutive senza aggiornarne le formulazioni. Una eccessiva stimolazione del sistema immunitario ottiene pertanto l’effetto contrario, ed anche questo non è certo una novità nella medicina, solo che ora si è deciso di non parlarne al grande pubblico.

L’approccio italiano rimane quindi esclusivamente politico, con un governo di falsi tecnici, mentre in realtà sarebbe necessario accettare l’idea di tornare all’essenza stessa della medicina, migliorando drasticamente le strutture ospedaliere e controllando la malattia allo stesso modo in cui si affronta l’influenza. Ciò significa dover pragmaticamente accettare che si verificheranno infezioni, ma significa altresì fornire cure extra alle persone a rischio ed ai pazienti con complicazioni.

Tutto questo, ovviamente, ha un costo in termini economici e di impegno sanitario e pertanto non piace ai ministeri dell’economia che hanno tagliato le spese sanitarie nel corso dei trenta anni precedenti e che alla salute hanno lasciato solamente le briciole del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

 

*Specializzato in Medicina Interna e Medicina d’Urgenza,
dal 2013 concentra l’attività nelle terapie innovative,
inclusa la terapia genica e la terapia somatica cellulare

 

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