Emma Marrone e Adele: facce della stessa, ipocrita, medaglia femminista

di Dalila Di Dio

CHE IL PROGRESSISMO SIA, IN OGNI SUA MANIFESTAZIONE, INTRISO DI IPOCRISIA E ANNEGATO NELLE CONTRADDIZIONI È COSA A CUI SIAMO ABITUATI MA QUELLO A CUI STIAMO ASSISTENDO DA QUALCHE GIORNO A QUESTA PARTE SUPERA OGNI LIMITE DELLA DECENZA

Mentre l’intellighenzia di sinistra è tutta impegnata a combattere le discriminazioni e il bodyshaming nel #CosciaGate che vede protagonista Emma Marrone, oltremanica un’altra donna, la cantante Adele, viene letteralmente massacrata solo per aver dichiarato di amare davvero essere donna.

Ed è meraviglioso che siano proprio gli indignati della calza a rete, corsi in soccorso della prima, i protagonisti del linciaggio mediatico ai danni della seconda.

Ora, che il progressismo sia, in ogni sua manifestazione, intriso di ipocrisia e annegato nelle contraddizioni è cosa a cui siamo abituati ma quello a cui stiamo assistendo da qualche giorno a questa parte supera ogni limite della decenza.

Qualche giorno fa, il blogger Davide Maggio ha osato criticare il look della nuova portabandiera del femminismo italico Emma Marrone, sottolineando come le calze a rete indossate durante un’esibizione nel corso dell’ultimo Festival di Sanremo non fossero proprio adattissime alla di lei “gamba importante”: un’affermazione considerata di una gravità inaudita dalle sacerdotesse del politicamente corretto che hanno immediatamente brandito contro il macho di turno l’arma del body shaming per seppellirlo sotto una pioggia di improperi e offese.

Il #cosciagate ha avuto così tanta eco che persino la paladina dei diritti delle donne Laura Boldrini ha sentito la necessità di intervenire per confortare la cantante e ribadire che “non sono gli uomini a decidere come possono vestirsi le donne! Ognuna deve sentirsi libera di indossare ciò che vuole, senza rischiare di subire body shaming. Giudicare il corpo femminile è tra le forme più odiose di maschilismo”.

Evidentemente, secondo Boldrini, indossare calze a rete in costanza di cosce importanti rientra tra i diritti fondamentali di ogni donna, quelli per cui battersi e metterci la faccia, quelli per cui vale la pena di insorgere contro l’intollerabile machismo di un blogger che si occupa di televisione e costume e – udite udite! – ha espresso un’opinione su un fatto di costume verificatosi in televisione.

Niente a che vedere, ad esempio, con la prassi sempre più in voga di sostituire le donne con uomini sedicenti donne su cui Nostra Signora di tutti gli asterischi tace, quando non plaude soddisfatta: insomma, non si può dire che le calze a rete non valorizzino la fisicità di una donna a meno di non assistere ad una insurrezione, ma si può serenamente affermare che la donna migliore del Festival sia un uomo senza che alcuno ravvisi quantomeno una stranezza.

Anzi, chi osa alzare il ditino per dire che la migliore donna del Festival non può essere Drusilla Foer perché Drusilla Foer è un uomo, rischia di essere tacciato di tuttofobia e medievalismo.

Il femminismo, insomma, è quella cosa per cui i diritti delle donne contano quando riguardano amenità assortite e possono essere branditi come una scure contro l’uomo malvagio e prevaricatore ma cedono inesorabilmente il passo di fronte alle usurpazioni vere, alla violenza reale, alla mortificazione tangibile: nessuno osi criticare la coscia di Emma Marrone ma se volete minacciare di morte la scrittrice J.K. Rowling perché si limita a constatare ciò che è in rerum natura – e cioè che un individuo nato col pene, comunque lo si guardi, non sarà mai una donna – siete i benvenuti.

E lo siete anche quando insultate Adele per aver dichiarato di amare essere donna: perché nell’era dell’inclusività ad ogni costo, evidentemente, amare la propria natura – già, la natura – è considerato un atto discriminatorio e meritevole di biasimo.

Perché gli unici a potersi dichiarare fieri di essere donne senza subire linciaggi mediatici e ostracismi sono gli uomini.

Perché se a dire “amo essere donna” fosse stata una Drusilla qualunque, le Boldrini di tutto il mondo avrebbero applaudito.

Ma tu che donna lo sei davvero proprio non puoi dirlo, non ti è concesso, devi vergognarti di essere nata donna, di aver quasi usurpato coi tuoi attributi femminili il diritto ad essere donna del Rodolfo di turno.

Se sei donna nell’unico modo in cui è possibile esserlo, cioè essendo nata femmina, al massimo ti è consentito rivendicare il diritto a indossare le calze a rete nonostante le gambe importanti.

Fattelo bastare.

Subscribe
Notificami
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments