Brutto teatrino europeo: la von der Leyen incassa un’altra umiliazione

di Diego Torre

LE TROMBE DEL FEMMINISMO, IL RAZZISMO E IL POLITICAMENTE CORRETTO…

Siamo a Bruxelles per il sesto incontro tra i capi di stato e di governo dell’Unione Europea e quelli dell’Unione Africana giovedì scorso. Il ministro degli Esteri dell’Uganda, Jeje Odongo, passa davanti alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, le fa un cenno del capo e poi va a stringere la mano, conversando affabilmente, al presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e al presidente francese Emmanuel Macron che, in questo semestre, è anche presidente del Consiglio dell’Unione Europea. Tutti fanno la foto di rito e, soltanto dopo, Jeje Odongo, giusto perché Macron l’invita a farlo, saluta la von der Leyen, ma sia ben chiaro, senza darle la mano. Dopo di che se ne va lasciando i tre piuttosto basiti.

Le trombe del femminismo hanno iniziato quindi a tuonare contro l’atto maschilista… ma non troppo. Infatti, il ministro è un nero e quindi un’eccessiva acrimonia nei sui confronti potrebbe essere letta come un atto razzista. E poiché bisogna rispettare le culture e le tradizioni (degli altri ovviamente, non le nostre)… meglio moderare le critiche.

Una speciale menzione merita il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel che, con il suo silenzio e la sua immobilità, ha fatto evidentemente il bis dopo il ben noto “sofagate“. Già in Turchia, nel 2021, infatti, il francese si era tranquillamente accomodato in poltrona per conversare con Erdogan, accettando che la presidente della Commissione fosse relegata in un sofà lontano dai due uomini.

Ignoriamo le oscure ragioni del comportamento del ministro ma, ci chiediamo: se al posto della von der Leyen ci fosse stata Margaret Thatcher, Golda Meier o Angela Merkel, Jeje Odongo avrebbe tenuto lo stesso comportamento?  Può essere che il modesto valore del personaggio (peraltro molto influente) abbia spinto istintivamente il ministro ad omettere un doveroso gesto di educazione e di dovuta cavalleria, valori radicati nella nostra cultura?

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