Anche in Italia pezzi di corpi umani abbandonati o destinati a “smaltimento”

di Gianmaria Spagnoletti

ALL’OMBRA DEI CIPRESSI E DENTRO L’URNE…”: CONTRO LA CULTURA DELLA MORTE CHE NEGA AL CORPO UMANO IL RISPETTO E LA DIGNITÀ DI UNA SEPOLTURA, CI VENGONO IN AIUTO I VERSI DI UGO FOSCOLO (1778-1827), DETTATI DALLA SPERANZA DI ETERNITÀ CHE L’UOMO SI PORTA DENTRO

Giorni fa a Granarolo, vicino Bologna, una persona incaricata dello smaltimento dei rifiuti ha fatto una scoperta agghiacciante: diversi fusti per rifiuti speciali contenenti parti di feti e resti umani. Si dice che il macabro contenuto provenga da alcuni ospedali o cliniche universitarie della zona. Ma le indagini della Squadra Mobile proseguono e resta l’interrogativo di chi, come e perché abbia voluto sbarazzarsi di quei cadaveri.

Qualcuno li chiamerà “campioni”, qualcun altro “rifiuti speciali”, ma sempre cadaveri sono. Cioè resti che avrebbero meritato una sepoltura come si deve, con una lapide e un fiore, e non di finire buttati nei bidoni gialli. Ma evidentemente, quella dei rifiuti speciali dev’essere l’ultima tendenza in materia del “caro estinto”. Ci si è messo pure un arcivescovo cattolico, Michael Jackels, il quale ha dichiarato che liquefare i cadaveri sarebbe meno “offensivo” verso l’ambiente. E d’altra parte il suo “collega” anglicano Desmond Tutu, Premio Nobel per la Pace, a motivo del suo impegno contro l’apartheid, ha scelto proprio quella soluzione per “l’ultimo riposo”. Quindi, dimenticando che per il Cristianesimo il corpo non è la “prigione”, ma la “custodia” dell’anima, e ha decoro e dignità in quanto “tempio dello Spirito Santo”, era solo questione di tempo  prima che qualcuno “battezzasse” la pratica.

Con un certo senso dello humor nero, si potrebbe dire che la sequenza dei rifiuti è questa: carta, plastica, vetro, indifferenziato, umano. “Liquame sei e liquame tornerai”, potrebbe dire quella parte di Chiesa convertita all’ambientalmente corretto, per il Mercoledì delle Ceneri ormai prossimo.

E dire che, secondo quello che ci insegnano i libri di Storia, noi saremmo la civiltà più avanzata di tutte, anche perché è quella più recente. Dal punto di vista tecnologico e medico può benissimo essere vero, ma per contro, duole ammettere che siamo la prima civiltà senz’anima, che tratta gli esseri umani (da vivi, ma più spesso da morti) come un rifiuto da smaltire. Non sanno, gli smaltitori di “rifiuti speciali”, e nemmeno certi prelati, che sin dalla notte dei tempi, l’uomo pratica il culto dei morti per rendere il dovuto onore e la dovuta solennità alla soglia più temuta e più misteriosa di tutte: quella della sua dipartita. Per questo aveva cura di seppellire i defunti insieme agli oggetti che ricordavano la vita passata e che potevano servire nell’al di là. A volte disponeva i cadaveri accoccolati, in “posizione fetale”: un augurio di ritorno al grembo della madre terra e di una futura rinascita. Come se avesse avuto un presentimento che la morte non è “la fine di tutto”, ma oltre essa c’è un’altra vita.

Badate bene che se avessi parlato di cristianesimo molti avrebbero storto il naso; ma questi sono elementi “essenziali” dell’uomo, naturaliter religioso. Lo aveva scritto alla perfezione il grande poeta Ugo Foscolo (1778-1827) nel carme Dei Sepolcri: “Dal dì che nozze e tribunali ed are / Dier alle umane belve esser pietose / Di sè stesse e d’altrui, toglieano i vivi / All’etere maligno ed alle fere / I miserandi avanzi che Natura / Con veci eterne a’ sensi altri destina…”.

Cioè in parole povere, Foscolo ricordava che la civiltà umana iniziò con i matrimoni, con i riti religiosi e con i riti funebri, e che è la memoria che stabilisce il legame fra i vivi e i morti. Tutti questi elementi sono stati oggetto di una grande rimozione, specialmente la morte: non per niente, durante il lockdown del 2020 sono state negate le esequie anche alle persone morte “non di virus”. Foscolo diede alle stampe il carme Dei Sepolcri a Brescia dove, in quegli stessi anni, iniziava la costruzione di un grande cimitero monumentale. Si chiama “Cimitero Vantiniano”, e vi si fanno persino visite notturne in cui vengono letti i versi del grande poeta. C’è anche un quadrato apposito per i “bambini mai nati”. Ebbene, un brutto giorno, alcuni genitori che intendevano fare visita ai propri figli sepolti laggiù, hanno scoperto che le tombe di quella sezione, soprannominata “Giardino degli Angeli”, erano state cancellate. Ma non solo: hanno pure trovato la Polizia ad attenderli. E le ossa dei bambini che fine hanno fatto? Non si sa. Dal Comune chiariscono: “Tutto regolare”. Quindi c’è da scommettere che questa vicenda finirà a poco a poco nel dimenticatoio, insieme a Dei Sepolcri del Foscolo, che sicuramente si sarebbe infuriato di fronte a una tale situazione.

D’altra parte questa è la logica conseguenza di quando ci si occupa di più della tortura e dell’uccisione di un animale, che viene (giustamente) punita a norma di legge, ma non ci si interessa affatto di un nascituro umano, considerato solo una “non-persona”, tanto che la sua eliminazione non viene sanzionata, ma anzi incoraggiata, e i resti del “prodotto del concepimento” vengono eliminati per prassi come “rifiuti speciali”. In Gran Bretagna vengono addirittura usati come carburante per il riscaldamento degli ospedali. A Granarolo, invece, il titolare del magazzino sarebbe stato più sbrigativo, e avrebbe detto all’incaricato dello sgombero: “Buttali da qualche parte in campagna”. Tanto ormai ai margini delle strade si trova un po’ di tutto.

Devo deviare momentaneamente da questo ragionamento per fare una piccola “confessione” a chi mi contesterà dicendo: “Ma tu che ne sai? Non hai mai partorito!” Ebbene sì, effettivamente non ho mai partorito. Aggiungo: “per forza di cose”, essendo un uomo. Dare la vita è una cosa che possono fare solo le donne, ma gli uomini hanno il dovere di difenderla.

Grazie a Dio sono riuscito a evitare di morire da “prodotto del concepimento” finendo così in un bidone di rifiuti speciali. Ritengo che la vita sia il valore più importante – dato che da morti non si può fare nulla – e quindi mi sento in dovere di proteggere questo valore.

Altra obiezione: “Ma l’aborto è un diritto!”. Ma ho una domanda: se dal gamete di un elefante maschio e uno femmina nasce un elefantino, oppure se dal gamete di un leone e di una leonessa nasce un leoncino (e così via), dal gamete di un uomo e di una donna cosa nasce? Un “grumo di cellule”?

Ma se l’elefantino è sempre elefantino in tutti gli stadi dello sviluppo, e lo stesso vale per il leoncino e per tutti i mammiferi (nessuno ha mai sognato di affermare qualcosa di diverso!) perché non dovrebbe valere perché quell’altro mammifero che è l’essere umano non dovrebbe essere sempre e comunque umano? Questo è il nodo della questione: l’umanità di quei poveri resti, che è balenata per un breve momento nei titoli dei giornali, persino in quelli incondizionatamente favorevoli a “quel” diritto: “orrenda scoperta”, “scoperta choc”.

D’altra parte, pure il poeta Davide Rondoni, nel suo ultimo scritto, ha giustamente sottolineato che una donna incinta dice: “Aspetto un bambino” e non si sognerebbe mai di dire “Aspetto un feto”. Allora vedete che il concetto non è così difficile da capire? Quei pezzettini usciti da chissà dove hanno destato tanto orrore per una semplice ragione: sono pezzi di umani. Una lezione di civiltà ci viene dall’estero, dove dalla clinica “Am Spiegelgrund” di Vienna sono emersi dei vasi contenenti parti di cervelli umani sezionati e conservati sotto formaldeide che, con ogni probabilità, appartenevano a bambini disabili uccisi nel corso della famigerata “Azione T4” negli anni della Seconda guerra mondiale. I vasi e il loro contenuto non sono stati gettati via, ma si è provveduto a inumarli nel Cimitero Centrale della capitale austriaca con una cerimonia funebre. In Italia invece non solo non ha più valore la vita, ma non ha più valore la morte, sia nel grembo materno che una volta diventati adulti e vecchi.

Allora io sto con Rondoni che cita Pier Paolo Pasolini per parlare di “desacralità e mercificazione del vivente”, e che aggiunge: “Si pronunci la parola bambini, figli, di fronte ai bidoni di Bologna”. È questa l’evidenza che balza fuori dal caso di Granarolo. Bambini e figli che non hanno avuto diritto alla vita. Ora meriterebbero almeno il diritto alla sepoltura.

 

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