I significati cristiani dell’arcobaleno sono stati dissacrati da quello omosessualista

di Padre Giuseppe Tagliareni

AD UN MESE DALLA MORTE DI PADRE GIUSEPPE TAGLIARENI (1943-2022), LO RICORDIAMO CON UNA CATECHESI IN CUI RIFLETTE SUL POSTO DELL’ARCOBALENO NELLA RIVELAZIONE DIVINA

Osserva l’arcobaleno e benedici colui che l’ha fatto, è bellissimo nel suo splendore. Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, l’hanno teso le mani dell’Altissimo” (Sir 43,11-12). Perché c’è l’arcobaleno? È solo un fenomeno atmosferico in più, che abbellisce il cielo nei giorni di pioggia e fa intravedere il sereno? Il libro della Genesi ne dà la spiegazione: è un segno per gli uomini e per Dio stesso. Ma per averne il pieno significato bisogna arrivare a leggere l’Apocalisse, passando per il  profeta Ezechiele. A questo profeta infatti e all’apostolo Giovanni fu mostrata la gloria dell’Altissimo: è nella manifestazione della gloria di Dio che l’arcobaleno ha il suo posto preciso.

L’arcobaleno è il primo segno dell’alleanza tra Dio e l’umanità. Comparve sulle nubi del cielo dopo il diluvio universale. Dio stesso ne dà il significato a Noè e ai suoi figli e promette che le acque del diluvio non torneranno a devastare la terra. Associato alla colomba che porta il ramoscello d’olivo, simbolo del Cristo, l’arcobaleno indica la fine del tempo del castigo e l’avvento della pace tra cielo e terra: un nuovo tempo di grazia e di benedizione.  Dio ribenedice l’uomo uscito dalle acque del diluvio e promette la Sua benevolenza. Egli favorirà la vita e chiederà conto a chi versa il sangue dell’uomo, perché “ad immagine di Dio Egli ha fatto l’uomo” (Gen 9,6). L’arcobaleno dunque, farà “ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che vive sulla terra” (9,16). Dio impone il rispetto assoluto della vita umana come clausola dell’alleanza. Al suo comparire l’arco tra le nubi ridice il patto.

Successivamente vi saranno altre alleanze e altri segni indicativi: con Abramo sarà la circoncisione; con Mosè l’agnello pasquale; con Gesù il pane e vino consacrati. E vi saranno clausole diverse che indicano la risalita del genere umano dagli abissi della barbarie alla vetta della santità, voluta da Dio per l’uomo fin dalle origini. Tali clausole sono rispettivamente: con Noè il rispetto della vita di ogni uomo o fratello; con Abramo la fede monoteistica nel Dio della promessa; con Mosè la fedeltà al Dio del Sinai e l’osservanza del Decalogo, del sabato e della Pasqua in particolare; con Gesù il nuovo comandamento dell’amore fino al sacrificio di sé e la celebrazione dell’Eucaristia. Quest’ultima è il segno della nuova ed eterna Alleanza fondata sul Sangue di Cristo, Agnello di Dio immolato.

Ezechiele vide la gloria di Dio, i cherubini (esseri viventi alati con le fattezze di uomo, toro, leone, aquila), il trono su cui sedeva uno dalle sembianze umane, che “era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile a quello dell’arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia” (Ez 1,27-28). Il contesto fa capire che si tratta di Dio stesso ma in forma umana. L’arcobaleno segna l’appartenenza al cielo e quindi la divinità di colui che siede sul trono. La teofania si fa più precisa agli occhi di San Giovanni. “Colui che stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono… I quattro esseri viventi… giorno e notte non cessano di ripetere: Santo, Santo, Santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene! (Ap 4,3.8). Essi lodano e adorano Dio e gli rendono gloria, onore e potenza. La triplice acclamazione è un chiaro riferimento alla Trinità, come anche il profeta Isaia descrive nell’atto della sua vocazione (cfr. Is 6,3).

Colui che siede sul trono mostra il rotolo sigillato che contiene i Suoi giudizi sulla storia umana e lo consegna al “Leone della tribù di Giuda” (Ap 5,5). Egli è l’Agnello immolato, acclamato da tutta la corte celeste: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra». «L’Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione»…

«A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli» (5,9-10.12-14). Questa liturgia proclama la signoria del Messia, il quale si dispone ad aprire il libro dei decreti divini e sciogliere i sigilli, perché nel mondo si attui la giustizia. L’arcobaleno sopra il trono di Dio ne irraggia la gloria e se manifesta la divinità e la signoria assoluta su tutte le creature celesti e terrene, dichiara anche l’alleanza di pace con gli eletti e l’avvento del tempo nuovo: il tempo del regno messianico.

Il mondo oggi è maturo per mietervi la messe e vendemmiare la vigna. L’umanità va velocemente verso il suo approdo finale: i discepoli di Cristo sono ridotti di numero e perseguitati; Babilonia, la grande città del caos e della corruzione, regna sovrana; tutti i richiami e gli stessi castighi divini si succedono, ma il risultato non sembra cambiare: ben pochi si convertono; i santi si fanno più santi ma i malvagi restano tali e s’induriscono nel cuore e nella mente, accecati dalla malia della grande prostituta e del drago che domina su tutta la terra.

L’umanità di oggi ha fatto saltare tutte le clausole dell’alleanza con Dio: il rispetto della vita, il culto dell’unico Dio, il Decalogo, il comandamento dell’amore. Solo un piccolo resto è rimasto fedele: essi sono segnati sulla fronte dagli Angeli di Dio. Non resta che la sospensione del sacrificio quotidiano perché sia tolto l’ultimo ostacolo alla manifestazione dell’Anticristo, mentre i quattro angeli della devastazione sono pronti alla loro azione punitrice (cfr. Ap 7,2).

Ora si comprende tutta la pregnanza di significati dell’arcobaleno teso sul trono dell’Agnello-Messia. È il simbolo dell’alleanza di Dio con l’uomo uscito dalle acque del diluvio; è l’annunzio di un tempo nuovo in cui regneranno pace e giustizia; è raffigurazione dei sette doni dello Spirito al Figlio dell’uomo che siede sul trono e quindi su tutti i figli dell’uomo con il dono della Pentecoste. Ma esso indica anche il parto di una nuova umanità, una filiazione per opera dello Spirito Santo, di cui il Messia figlio della Vergine è il prototipo e l’esemplare massimo. Allora, l’arcobaleno può simboleggiare il grembo santissimo della Vergine Maria, la Donna della promessa, che piena di Spirito Santo, dà alla luce il Messia e annunzia i tempi nuovi in cui sarà dato lo Spirito in pienezza e regnerà il Principe della pace, il Consigliere ammirabile, che è Dio fatto uomo e padre del nuovo secolo (cfr. Is 9,1-6).

Dio non lascia mai l’umanità priva di salvezza. E come ai tempi di Noè diede l’arca al giusto patriarca perché si salvasse lui, la famiglia e le bestie prelevate, così ai nostri tempi Egli dà il Cuore Immacolato di Maria, quale arca santa della salvezza, per preservare i Suoi eletti dalla sventura che incombe e dal castigo decretato per gli empi, gli ostili e ribelli, servi di Satana e persecutori degli eletti. A Lourdes, a Fatima e a Medjugorje la Vergine Maria ha chiamato a raccolta i suoi figli, ha dato loro la potente arma del Rosario, li ha messi nel suo Cuore Immacolato e portati al Figlio suo Gesù, mediante la consacrazione, la Confessione e la santa Comunione. Su di loro Satana non ha potere e con loro inizierà una nuova umanità e un nuovo tempo di grazia: quello della instaurazione del Regno di Dio sulla terra. E allora sarà un nuovo Eden e Gesù sarà riconosciuto Signore da tutte le genti. Sul suo capo splenderà di luce vivissima l’arcobaleno della gloria, il segno della sua divina e trionfante regalità.

 

 

 

 

 

* Padre Giuseppe Tagliareni
(29 luglio 1943 – 25 gennaio 2022),
fondatore dell’
Opera della Divina Consolazione

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