Ecco chi è il beato Artemide Zatti, “parente dei poveri”

di Mariella Lentini*

I SANTI MANIFESTANO IN DIVERSI MODI LA PRESENZA POTENTE E TRASFORMANTE DEL RISORTO” (BENEDETTO XVI)

 

Patisce la fame e, dalla pianura padana, emigra in Argentina, alla ricerca di pane e lavoro. Rischia di morire, ma si salva e promette alla Madonna di curare per tutta la vita gli ammalati poveri. Questa è la commovente storia di Artemide Zatti, “parente dei poveri”. Nato nel 1880 a Boretto (Reggio Emilia) sulle sponde del fiume Po, Artemide a quattro anni va nei campi della Bassa emiliana ad aiutare i genitori. Frequenta un po’ di scuola elementare e a nove anni è bracciante “sotto padrone”. Torna a casa una volta alla settimana. Oltre alla poca paga, al ragazzino viene regalato un dolce fatto in casa che Artemide divide con i sette fratelli. Arriva la miseria e, a causa della malnutrizione, imperversa la pellagra. La famiglia Zatti emigra a Bahia Blanca, in Argentina. Artemide lavora in un albergo e poi in una fabbrica di piastrelle. Frequenta l’oratorio salesiano dove conosce la vita di Don Bosco. Ne rimane affascinato e anche lui vuole diventare sacerdote. Purtroppo contrae la tubercolosi e rischia di morire. Si trasferisce nella più salubre Viedma (Patagonia). Qui diventa amico del salesiano Don Garrone, direttore di un ospedale di fortuna, ricavato da una stalla. Artemide prega per la propria salute e promette a Maria Ausiliatrice (la Madonna venerata da San Giovanni Bosco) di dedicare la sua vita a curare gli ammalati. Il giovane guarisce, rinuncia al sacerdozio, si diploma infermiere e inizia subito ad occuparsi degli ammalati, come coadiutore salesiano.

Alla morte di Don Garrone, Zatti prende il suo posto: si occupa della farmacia, cura i ricoverati, fa le pulizie, raccoglie fondi da banche e ricchi caritatevoli, si reca nelle capanne e nei tuguri in bicicletta, a qualsiasi ora del giorno e della notte, a curare i poveri gratuitamente (ai più disperati regala anche qualche spicciolo). E tutti i giorni sveglia all’alba per recarsi in chiesa a pregare. Zatti “parente dei poveri” per sé non vuole nulla. Ha un solo cappello e la bicicletta per spostarsi. Se mancano i letti in ospedale non esita ad offrire il suo e dorme su una sedia. «Il denaro serve solo a fare del bene» ripete sempre. Molto amato, tutti vogliono farsi curare da lui, ritenuto più bravo degli stessi medici. Zatti cura con le preghiere ma anche con il sorriso, l’allegria, le battute scherzose, canticchiando. Muore nel 1951 a Viedma (Argentina). Al suo funerale i poveri, con gratitudine, raccolgono per lui semplici e umili fiori di campo.

 

* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”

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