Ecco come noi tutti rifiutiamo gli appelli di Dio…

di don Ruggero Gorletti

COMMENTO AL VANGELO DI VENERDÌ 18 MARZO 2022


Dal Vangelo secondo san Matteo 21,33-43/45-46

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: C’era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l’affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l’altro lo uccisero, l’altro lo lapidarono.  Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l’eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l’uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».

Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri”? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare». Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.

COMMENTO

La parabola sembra una storia un po’ improbabile, ma racconta per filo e per segno le vicende del popolo ebraico. Dio ha amato in modo speciale questo popolo, ma esso è stato ingrato: al suo amore gli Ebrei hanno risposto uccidendo prima i servi (i profeti) e poi il Figlio (Gesù Cristo). Ma questa parabola riguarda anche noi, che viviamo in nazioni di antica evangelizzazione. Anche noi rifiutiamo gli appelli di Dio. Anche noi uccidiamo Cristo, e se non lo possiamo farlo nella carne, lo facciamo escludendo il suo messaggio dalla nostra vita, sia privata (il nostro modo normale di vivere: le nostre famiglie non vivono più generalmente seguendo gli insegnamenti del Vangelo) che pubblica (lo stesso discorso vale per la scuola, il mondo del lavoro, la vita politica).

Se non ritorneremo a mettere l’insegnamento di Cristo e della Chiesa al centro della nostra vita, sia privata che pubblica, anche noi faremo la fine del popolo ebraico: il regno di Dio ci verrà tolto e verrà dato ad altri. Ad altri popoli, ad altre nazioni, ad altre culture, che sapranno trarre dal messaggio del vangelo quegli immensi frutti di bene che nei secoli e nei decenni passati sono sbocciati da noi.

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