Ecco perché in questo conflitto si stanno combattendo due guerre

di Luigi Mercogliano

GUERRA IN UCRAINA E “NUOVA GUERRA FREDDA”: PER QUESTO I GRANDI MEDIA OMANIPOLANO AD ARTE OGNI SINGOLO SERVIZIO GIORNALISTICO

È abbastanza chiaro che in questo conflitto si stanno combattendo due guerre. Quella di Putin, che occupa l’Ucraina per far capire a tutti che con la Russia non si può scherzare. E quella del resto del Mondo, Stati Uniti, Francia e Inghilterra in testa, che si sta consumando sul terreno delle sanzioni e soprattutto su quello dell’omologazione del pensiero.

Su questo fronte, in particolare, una cosa è altrettanto evidente, anzi due. Le sanzioni non stanno per niente preoccupando il gigante russo. Ed è quindi necessario per le forze mondialiste fornire delle valide motivazioni alla popolazione sul perché di queste sanzioni visto che, per il momento, stanno danneggiando soltanto le economie occidentali, in particolare quelle dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e, più nello specifico, l’economia italiana alla quale per adesso il costo del fanatismo sanzionatorio Nato sta costando l’1,4% del Pil. Tanto da spingere proprio l’Italia a convocare un vertice con i Paesi dell’area mediterranea per chiedere all’Europa di rimuovere temporaneamente i vincoli imposti all’importazione di materie prime dall’America latina e dall’Argentina, unici posti dove adesso ci si può rifornire.

Preoccupano al riguardo le parole pronunciate da Draghi che, nel corso della conferenza stampa con la quale ha annunciato il nuovo Ddl per la fine dell’emergenza sanitaria, ha affermato che “se le cose continuassero a peggiorare, dovremmo cominciare a entrare in una logica di razionamento”. Una parola che lascia attoniti, a dir poco. Alle parole del Premier italiano hanno fatto dopo poco eco quelle del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che non ha negato l’allerta: “La guerra ha considerevolmente incrementato i rischi estremi, mentre la possibile carenza di gas potrebbe addirittura costringerci per qualche tempo a un razionamento di gas ed elettricità“.

Per questo occorre manipolare ad arte ogni singolo servizio giornalistico, ogni notizia, ogni dibattito televisivo, ogni foto pubblicata in prima pagina provando in questo modo a far passare il messaggio che questa contesa deve essere la madre di tutte le battaglie che l’Occidente deve combattere unito contro il tiranno invasore che viene dalla steppa eurasiatica. Perché – come afferma il nostro Ministro degli Esteri – “se non lo fermiamo adesso” Paese dopo Paese, invasione dopo invasione Putin metterà in ginocchio il Vecchio continente.

In questa pericolosa e azzardata narra-finzione sembra di ripercorrere un sentiero già tracciato. La sensazione è quella di un nastro che si riavvolge e che ci fa rivedere un film già visto, con un copione che sembra lo stesso, perfettamente uguale a quello scritto dal febbraio-marzo del 2020 ad oggi. Cambiano solo le parole: al posto di Covid oggi leggiamo Ucraina, al posto di emergenza sanitaria oggi leggiamo guerra. Ma il fulcro attorno al quale ruota l’asse della comunicazione mediatica è uguale: bisogna essere uniti e compatti per sconfiggere il pericolo di turno. E oggi il pericolo si chiama Putin, la minaccia da contrastare e sconfiggere si chiama Russia.

Ma c’è una bella differenza tra la pandemia, che oggi si vuole mettere in secondo piano per dare maggiore risalto alla guerra, e appunto il rischio concreto che ad una guerra molto più estesa di quella a cui il mondo sta assistendo dal 24 febbraio si arrivi veramente se ci si abbandona totalmente alla deriva propagandistica del pensiero occidentale. Una prospettiva che fa paura al solo pensiero.

In questo scenario, inizia però a crollare pian piano il castello di favole raccontato dai media mainstream che da venti giorni ci raccontano di una Russia impantanata nella morsa della resistenza ucraina. La favoletta dei piani saltati di Putin, che voleva una guerra lampo per piegare in meno di una settimana l’Ucraina, si sta sgretolando pian piano come neve al sole. Al netto della propaganda dei media – che raccontano i drammi della guerra cercando di impietosire l’opinione pubblica internazionale, come se la guerra non fosse cruenta e drammatica, al solo fine di giustificare le sanzioni a Putin – la verità che viene fuori ora dopo ora, giorno dopo giorno, è infatti quella che, al contrario, racconta una Russia che sta portando avanti una campagna militare senza l’utilizzo massiccio del supporto aereo e che, nonostante questo, sta raggiungendo sistematicamente tutti gli obiettivi prefissati rosicchiando giorno dopo giorno nuovi territori dai quali sarà difficile poi farla retrocedere in futuro.

“Ukraine will not join Nato”, “l’Ucraina non entrerà a far parte della Nato”, si affretta allora a dire Zelensky. Dopo poco, però, ricomincia a tessere la sua meticolosa tela comunicativa. Perché qualcuno da Washington, da Londra, da Parigi e da Bruxelles gli impone di rispettare il cliché prestabilito. Incontra allora in video conferenza il Congresso Usa ed esordisce con la frase “Slava Ukraini”, “Gloria all’Ucraina”, utilizzando quello stesso motto tanto caro al Battaglione Azov che ha le mani sporche del sangue dei cittadini del Donbas e che è l’artefice provato – esiste al riguardo un rapporto del 2016 proprio dell’Ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu – di crimini di guerra quali torture, detenzioni ed esecuzioni sommarie, stupri, massacri di civili e altre atrocità delle quali l’Ue e la Nato sembrano adesso essersene dimenticate. Quindi, l’affondo al cuore degli americani lo spinge a dire “Il nostro Paese vive l’11 settembre ogni giorno da tre settimane, abbiamo bisogno di voi ora. Ricordatevi Pearl Harbor, ricordatevi l’11 settembre. Siete stati attaccati dal cielo, noi siamo attaccati dal cielo da tre settimane”. E’ poi la volta del Bundestag, dove la retorica dell’ex comico divenuto politico per volere di Washington tocca il cuore dei parlamentari tedeschi quando dice che “ogni bomba alza un muro con l’Ue” e che “in Europa si sta costruendo un nuovo muro”. Strategie comunicative studiate bene che portano poco dopo alla risposta di Biden che da il via libera ad altri 800 milioni di dollari di aiuti militari a Kiev e all’invio di novemila armi antiaeree a lungo raggio da portare diritte nel cuore del conflitto. “Manterremo alta la pressione sull’economia russa – dice poi il Presidente degli Stati Uniti – l’obiettivo è far pagare un prezzo alto a Putin”.

Tutti segnali di una tensione che si intensifica e cresce sempre più di ora in ora e l’evidenza del chiaro tentativo sempre più pressante da parte di Zelensky di coinvolgere la Nato e l’Ue. Un rischio enorme confermato anche dalle parole del Generale Goretti, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, che spiega alla Commissione bicamerale per la Difesa che i velivoli italiani in missione in Romania sono “praticamente al confine, a meno di meno di venti miglia dal territorio ucraino” e che per questo “dobbiamo prestare massima attenzione nella nostra attività di difesa aerea perché basta niente per sconfinare e trovarci in guerra. Per questo – conclude il generale – dico ai miei equipaggi che mai come ora ogni cosa deve essere fatta secondo le regole. Non bisogna mai farsi prendere dalla foga di vedere cosa c’è. Potrebbero esserci tentativi di farci entrare in territorio ucraino e sarebbe la fine. Questo – conclude l’alto Ufficiale – ce l’ho continuamente in mente“.

D’altro canto, che il castello di bugie di Kiev stesse scricchiolando ce lo ha confermato poche sere fa Iryna Vereshchuk, vice presidente di Zelensky, che ha ribadito la richiesta di una no-fly zone subito sulle centrali nucleari e un intervento militare degli Stati Uniti in Ucraina, ribadendo la necessità di “garanzie internazionali occidentali da parte di USA e Gran Bretagna per l’Ucraina per il dopoguerra”. Affermando ancora che per Kiev “Crimea e Donbass devono essere restituite all’Ucraina” e che “non ci deve essere alcun riconoscimento delle repubbliche del Donbass, né della Crimea, e che la neutralità dell’Ucraina richiesta da Mosca non può costituire una base di trattativa con la Russia”. Dichiarazioni che non solo fanno capire che il Governo ucraino non ha alcuna intenzione di scendere a patti con Mosca per una fine concordata delle ostilità, ma che al contrario Kiev tenta in tutti i modi di allargare all’Europa e al resto del mondo il conflitto, aprendo di fatto a uno scenario che se non viene fermato immediatamente potrebbe condurci rapidamente verso la terza guerra mondiale.

Intanto, mentre Ue Nato e Stati Uniti pensano a come complicare il futuro dell’umanità, l’altra grande protagonista dello scacchiere internazionale, la Cina, è già pronta con una sua piattaforma finanziaria dotata di infrastruttura tecnologicamente all’avanguardia per imporre il suo nuovo modello di globalizzazione e sviluppo alternativo a quello occidentale.

Una vera e propria operazione globale economico finanziaria portata avanti nella miopia generale del mondo occidentale che, se non contrastata, porterà la Cina – che oggi è un gigante di quasi un miliardo e mezzo di persone, guidato da un regime che ha le idee chiare su come imporre al mondo il proprio strapotere – a divenire nei prossimi decenni leader mondiale in ambito economico e finanziario.

Qualcuno, allora, farebbe bene adesso a ricordare al mondo intero le parole pronunciate da Putin, che sistematicamente vengono tagliate e montate ad arte dai media occidentali, affinché gli europei e in particolare i popoli come il nostro che si affacciano sul Mediterraneo e che in questo momento sono particolarmente colpiti dalla politica delle sanzioni aprano gli occhi e lo facciano presto: “Mi rivolgo all’uomo della strada in Occidente – dice il presidente della Federazione Russa – ora stanno cercando di convincerti che tutte le tue difficoltà sono il risultato di alcune azioni ostili della Russia. Che devi pagare di tasca tua la lotta contro la mitica minaccia russa. È una menzogna! La verità è che i problemi che stai affrontando sono il risultato delle azioni delle tue élite dominanti in Occidente, dei loro errori, della loro miopia e ambizione. Non pensano a come migliorare la tua vita ma solo a conservare i loro patrimoni e i loro profitti“.

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Analisi onesta, coraggiosa e condivisibile.

Certi che imporre la resa ad un paese invaso e distrutto perche l’invasore ha piu mezzi mi sembra moralmente deplorevole