Sì compagni, Marco Biagi pedala ancora, come Massimo D’Antona e come Ezio Tarantelli

di Andrea Rossi

VENTI ANNI FA L’OMICIDIO A BOLOGNA DEL PROFESSOR MARCO BIAGI (1950-2002). IL NOSTRO RICORDO DEL GRANDE PROFESSIONISTA E SERVITORE DELLO STATO

Il 19 marzo di venti anni fa veniva assassinato dalle Brigate Rosse il giuslavorista Marco Biagi (1950-2002), allora consulente del ministro del Lavoro Roberto Maroni (Governo Berlusconi II).

Il prof. Biagi è stato un uomo coraggioso, uno studioso intellettualmente onesto, un professionista onesto ed un vero servitore dello Stato. Affinché il suo sacrificio non sia dimenticato in questo giorno così particolare mi rivolgo idealmente a quei terroristi e pensatori/opinionisti neo-, post- o cripto-comunisti che, direttamente o indirettamente, ne hanno causato la morte. Ma hanno perso.

Sì, compagni, perché Marco Biagi pedala ancora, come Massimo D’Antona (1948-1999) e come Ezio Tarantelli (1941-1985). Sono in fuga, soli, in un cielo azzurro di primavera, che non vedrete mai dal buio delle caverne dove siete rintanati da decenni. Nei vostri salotti buoni, vi riempite anche oggi la bocca di paroloni su schiavismi e sfruttamenti, ma esiste un solo schiavismo: quello delle ideologie omicide. Di chi tira il grilletto dietro le spalle di un uomo inerme che torna a casa in bicicletta. Nella città “più civile d’Italia”.

Ma il tempo è galantuomo, sempre e, in tutta Italia, da Lecce a Milano a Reggio Emilia, leggiamo il nome di Biagi su strade, piazze ed edifici. Inoltre, quando hanno fatto la domanda più importante al migliore dei sindaci di Bologna (dal 1999 al 2004), la città nella quale è stato “martirizzato”, la risposta è stata per lui: «Il mio ricordo peggiore dei cinque anni da sindaco? La morte di Marco Biagi» [Giorgio Guazzaloca (1944-2017)].

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