Le due misure dell’Occidente ipocrita

di Pietro Licciardi

I SIRIANI STANNO DIFENDENDO LA LORO INDIPENDENZA E INTEGRITA’ TERRITORIALE, COME GLI UCRAINI; MA PER LORO NIENTE CORRIDOI UMANITARI E PREGHIERE PER LA PACE

L’ipocrisia delle due misure regna sovrana. Oggi siamo tutti schierati contro il “tiranno” Putin, pronti a far vendere cara la pelle agli eroici ucraini che muoiono grazie alle armi inviate loro da Europa e Nato; ammirati per un popolo unito attorno al suo presidente in difesa della propria indipendenza e integrità territoriale. 

Ben diversa la sorte riservata alla Siria e al suo popolo, che da undici anni sta morendo attorno al suo presidente Assad, combattendo anch’esso per la propria sopravvivenza e integrità territoriale, aggredito com’è dalle milizie mercenarie e ribelli, che hanno fatto strage di cristiani e musulmani sciiti.Ma l’ipocrita politica imperiale dei “democratici” americani ha deciso che Assad è “cattivo” mentre Zelensky è “buono”. Il primo infatti ha osato mettersi di traverso ai piani di americani, sauditi e israeliani in Medio oriente restando fedele alla sua alleanza coi russi; il secondo si è invece prestato di buon grado alle azzardate e provocatorie manovre occidentali per indebolire e mettere in un angolo la rinascente potenza russa e anche adesso, dopo essere rimasto col cerino in mano, chiede a gran voce un escalation militare che farebbe diventare il suo paese un nuovo Afghanistan per Mosca, prestandosi a fare dell’Ucraina un cimitero pur di compiacere gli Usa del sempre più rimbambito Biden che vorrebbero sfruttare la guerra per rovesciare Putin dal trono.

Quello stesso Putin che ha mandato le proprie truppe a combattere al fianco dei siriani non solo per tutelare gli interessi russi nel Mediterraneo ma anche per salvare la popolazione siriana, affamata dalle sanzioni europee e massacrata dalle bande di tagliagole integralisti mentre i sauditi e gli americani armavano sottobanco quell’Isis che – a chiacchiere – dicevano di voler contrastare.

In questo contesto brilla la coscienza umanitaria della sinistra che sceglie i profughi di cui reclamare l’accoglienza ma non si interroga minimamente sulle cause della loro fuga prona com’è agli ordini di scuderia, anche a costo di sconquassare l’economia e la società italiana, che oggi ha tutto da perdere e niente da guadagnare dal deterioramento dei rapporti con i russi. Ma di questo non c’è da stupirsi, essendo il tradimento dell’Italia e dei suoi interessi il vizietto perenne della sinistra, comunista ex e post, fin da quando in piena guerra fredda riceveva fiumi di rubli dall’Urss.

A proposito degli interessi nazionali traditi, oggi che si parla di razionare luce e riscaldamento a causa del probabile venir meno gas e petrolio russo, ricordiamoci anche della guerra di aggressione contro la Libia tanto voluta dal compagno-presidente Napolitano. Pure in quel caso la coscienza umanitaria e pacifista dei compagni andò in vacanza aprendo inoltre la via a fiumi di profughi e di clandestini e mettendo in forse una importante via di approvvigionamento energetico.

E già che ci siamo parliamo anche dell’ipocrisia pacifista di certi “cattolici”, silenti e dormienti quando a crepare sono i “lontani”, come i già citati siriani, tra cui centinaia di migliaia di cristiani, uccisi, stuprati, cacciati, in miseria, dalla loro terra, o gli africani, che saltano in aria e bruciano nelle loro chiese, e i libanesi, in una delle ultime terre mediorientali ancora popolate da cristiani, oggi ridotti alla fame dalle sanzioni occidentali che stanno causando la morte di donne e bambini i quali non hanno più di che sopravvivere a causa di una inflazione giunta al parossismo. “Cattolici” che si svegliano solo perché la tv e i media di regime li hanno convinti che la guerra potrebbe bussare da un momento all’altro alla porta di casa. 

E comunque anche l’egoistica paura di una guerra che potrebbe vedere coinvolti non soltanto “i lontani” ma anche noi stessi ben venga se serve a risvegliare un sincero desiderio di pace, ma al di là di qualche preghiera di circostanza oggi come ieri le chiese restano desolatamente vuote. Né le guerre né le pandemie sembrano scalfire quell’indifferentismo religioso e gnostico che sembra aver contaminato l’Occidente, anche cattolico.

A quanto pare la pace non è più un imperativo divino: Vi lascio la pace, vi do la mia pace (Giov. 14, 27) ma qualcosa che dipende da qualcun altro e se si prega Dio non è per chiedere la nostra totale e profonda conversione ma perché interceda presso i governi e i potenti della terra, come se il destino dell’umanità fosse nelle loro mani e non in quelle dell’Onnipotente, ignorando che Nostro Signore non vuole una pace qualunque ma la Sua pace: Io ve la do, non come la dà il mondo (ibid.).

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