Siamo alla terza guerra civile europea (alias mondiale)?

di Diego Torre

PRESCINDENDO DALLE CAUSE INIZIALI E DALLE RESPONSABILITÀ, PROVIAMO A COGLIERNE GLI EFFETTI

Alcuni storici non hanno difficoltà a ritenere le due guerre mondiali “guerre civili europee”. A prescindere dalle responsabilità, dai contesti geografici in cui si sono svolte, dalle montagne di morti accumulati, quei due conflitti hanno in comune l’inarrestabile declino dell’Europa, con i suoi popoli in guerra fra loro e l’ascesa sul podio degli Stati Uniti d’America.

Distrutti nella prima guerra quegli imperi che ancora in qualche misura si richiamavano ad un principio trascendente, l’austroungarico, il tedesco, l’ottomano e il russo, al loro posto fioriscono i nazionalismi rissosi che innescheranno la seconda guerra mondiale, come la Madonna aveva profetizzato a Fatima. Saranno gli Stati Uniti a determinare la vittoria delle “democrazie” e avviare la pace dopo il 1918. Francia ed Inghilterra saranno modesti comprimari, tutte prese dal desiderio di mutilare ed umiliare la Germania sconfitta. L’Italia ne uscirà delusa nelle sue aspettative; la Russia diventerà comunista. Da allora però sarà chiaro a tutti che gli USA non sono più una modesta e folcloristica potenza periferica.

L’esito del secondo conflitto sarà determinato dagli Stati Uniti, che così si incoroneranno prima potenza mondiale. Unico antagonista, ma anche complice, sarà il “paradiso rosso” di Stalin. L’Europa ne uscirà definitivamente detronizzata, divisa nei rispettivi blocchi delle potenze egemoni e serva di esse, con Francia e Gran Bretagna ridotte a liquidare i loro imperi ed a ridimensionare fortemente la loro influenza nel mondo.

Oggi vediamo in Ucraina il terzo conflitto civile fra europei. Prescindendo anche qui dalle cause iniziali e dalle responsabilità, possiamo già cogliere gli effetti. Le nazioni d’Europa procedono in ordine sparso, serve degli USA, in misura e con modalità diverse. L’Italia brilla su tutte: compra il gas non dalla Russia, ma dai suoi alleati ed è pronta a rinunciare a qualche grado nei condizionatori (così almeno dice Draghi) per “sistemare” l’orso russo. Gli europei fanno una guerra per procura, fornendo armi all’Ucraina e colpendo la Russia (e se stessi) con le sanzioni economiche. Borrell e Von der Leyen hanno iniziato da un pezzo la danza di guerra e non intendono fermarsi.

Ma il nostro interesse non dovrebbe essere quello di giungere al più presto ad una tregua d’armi? Certamente, ma ancora una volta sono gli americani a dirigere le danze e i loro pupazzi del vecchio continente si accodano più o meno diligentemente: la guerra deve continuare per più tempo possibile fino al crollo del “genocida” Putin; almeno. E la Russia? Impantanata nella palude ucraina in cui si è cacciata non sa come uscirne salvando la faccia.

La situazione è perfettamente sintetizzata dal duello (dialettico) post pasquale a distanza fra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ed il vicepresidente del Consiglio di sicurezza ed ex presidente Dmitrij Medvedev. La prima in un’intervista al quotidiano tedesco ‘Bild’ dichiara compiaciuta: “Il fallimento nazionale della Russia è solo questione di tempo. Le sanzioni ogni settimana si fanno strada più a fondo nell’economia russa: le esportazioni verso la Russia sono crollate del 70%…secondo le attuali previsioni, il prodotto interno lordo in Russia crollerà dell’11%“. Risponde il secondo: “il default della Russia potrebbe comportare il default dell’Europa, sia morale che, molto probabilmente, materiale”, e aggiunge che il problema ormai “non riguarda più la sofferenza di persone esauste, non la fine di un’operazione militare speciale, non la pace tanto attesa in Ucraina, ma il default della Russia”…. “Le sanzioni anti-russe possono provocare una iperinflazione in Europa”.

Il dramma consiste nel fatto che hanno ragioni entrambi; ma un scenario simile, cui prodest? A Biden che sottometterebbe ancora più a sè l’occidente e venderebbe le sue materie prime, cominciando dal gas,  agli europei orfani delle esportazioni russe? Alla NATO che vedrebbe rigenerata la sua ragion d’essere che era ormai ridotta al lumicino? Alla Cina che vedrebbe una Russia sempre più avvinta nella propria spirale commerciale e politica? Certamente non all’Europa, che non si estenderebbe dall’Atlantico agli Urali come voleva S. Giovanni Paolo II, consegnando definitivamente la Russia all’Asia, che perderebbe ogni residua autonomia politica e che andrebbe incontro ad un crisi economica senza precedenti.

Il terzo conflitto civile europeo sarebbe la fine definitiva dell’Europa come soggetto politico. Bisogna fermarlo finché si è in tempo. Serve uno scatto d’orgoglio, una proposta di mediazione autorevole che salvi la faccia a quei due popoli (e all’Europa tutta), ignorando le smanie guerrafondaie di chi comanda in America. Chi potrebbe farlo? Macron, Johnson, Von der Lyen, Scholtz, Draghi? Preghiamo la Madonna di Fatima!

 

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