In Spagna diventa un criminale chi “ostacola” la donna che vuole abortire

di Mario Zaja

ABORTO: LA RECENTE MODIFICA DEL CODICE PENALE SPAGNOLO CI SPINGE AD UNA RIFLESSIONE CHE RIGUARDA LA CONCEZIONE STESSA DELLA DIFESA DELLA VITA UMANA INNOCENTE A LIVELLO EUROPEO

«Il parlamento spagnolo ha appena approvato una legge che criminalizza chiunque ostacoli una donna riguardo alla scelta di abortire»: questa la notizia riportata da Il Giornale qualche settimana fa che porta a conoscenza di come il Senato del Regno iberico abbia dato il via alla riforma del codice penale.

La normativa spagnola appena introdotta rappresenta il tentativo dell’avvento impietoso del cosiddetto “psico-reato” immaginato dallo scrittore George Orwell nel romanzo distopico “1984” riesumato accanitamente per essere riproposto nella realtà con millimetrica e perversa pazienza.

Cerchiamo di capire cosa c’è dietro tale riforma: i medici spagnoli obiettori di coscienza sarebbero colpevoli nell’interpretare – con piena autocoscienza e preparazione scientifica acquisita con anni di studio – il Giuramento di Ippocrate. Sostanzialmente rivendicano a sé il diritto di essere in primo luogo essi stessi riconosciuti quali “persone” e non dei burattini inanimati, quali meri esecutori di gesti automatizzati imposti “dall’alto”, cioè da gerarchie economiche che di ossequio alle leggi dello Stato e delle proprie Costituzioni non hanno nulla se non la forma esterna e perciò stesse intrinsecamente carenti di alcun fondamento legale al proprio potere.

Va riconosciuto lo stridente paradosso per cui i medici obiettori di coscienza spagnoli nel 2022 verranno criminalizzati in un ipotetico futuro processo per l’esatto contrario del capo di imputazione per il quale a Norimberga furono incriminati gli ufficiali nazisti: i medici spagnoli per non avere voluto obbedire all’ordine che ritengono in coscienza inumano e ingiusto, gli altri ufficiali delle SS per avere obbedito a un comando sentito ingiusto e inumano ma doverosamente accettato perché proveniente dal “Comando Supremo”. Allora di fronte a questo paradosso è lecito per davvero chiedersi se sia sempre la stessa Europa…

Ecco perché l’Occidente si trova ad una svolta che ne rappresenta a tutti gli effetti la sopravvivenza o la sua finale disfatta e successiva eliminazione dei suoi vecchi interpreti.

L’Occidente deve decidere cioè se l’auto coscienza di sé del cittadino come persona umana che si oppone all’ordine sentito in coscienza come ingiusto anche se proveniente dal potere e autorità statuale ha da essere riaffermato come baluardo di democrazia, progresso, uguaglianza e libertà oppure no.

Forse il cittadino modello che molti auspicano oggi per l’Europa non è altro che un soggetto che non ama più definirsi come “persona” libera, autonomamente responsabile e cosciente ma piuttosto aspira per se e per altri ad una identità di “automa senziente” mero esecutore di ordini che non ha più la voglia o il diritto di soppesare razionalmente, discutere pubblicamente, obiettare e difendere giuridicamente. Un mero dato, non una persona un numero tatuato sul braccio con cui si spera di vincere o comprare meriti e crediti di plauso in una sempre più perversa utopica quanto illusoria “lotteria sociale” da altri ideata ad hoc, come era del resto nel suo logico e più tristemente noto antecedente in Auschwitz.

Se si negherà il diritto del cittadino ad essere “persona” è indubbio che l’Occidente come civiltà non avrà più possibilità di sopravvivere per il fagocitamento da parte di tutte quelle forze di natura più che altro economica che politica che si sentono in fondo superiori a tutti e a tutto (superiores non recognoscens). Forze che si collocano al di sopra sia della coscienza del singolo individuo, sia dei suoi diritti sia di una qualsivoglia decalogo morale, etico o giuridico condiviso e plurale che vieti a qualcuno di annichilire del tutto “la persona” nell’altro. Occorre dunque reagire…

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