Il Signore non ci chiede di rimanere ignoranti, ma di essere piccoli

di Don Ruggero Gorletti

COMMENTO AL VANGELO DI VENERDÌ 29 APRILE 2022 – SANTA CATERINA DA SIENA


Dal vangelo secondo san Matteo 11,25-30

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

COMMENTO

Riflettendoci bene, questo Vangelo sembra dirci che meno ne sappiamo, delle cose di Dio, e meglio è. Qualcuno potrebbe intendere che Gesù dica: «restate ignoranti che capirete meglio!». È paradossale. Pensandoci bene il sistema di chi vuole dominare sugli altri è quello di lasciare ignorante il popolo. Santi e beati nella Chiesa ci hanno sempre detto il contrario: il beato Antonio Rosmini, un sacerdote vissuto nel 1800, elencava tra le cinque piaghe che sfiguravano il volto della Chiesa l’ignoranza dottrinale dei preti; san Pio X, papa che ha regnato nei primi decenni del secolo scorso, individuava tra le cause della debolezza spirituale dei cristiani l’ignoranza in materia religiosa, e promosse la redazione di un catechismo, riprendendo e rendendo più fruibile un catechismo voluto quattro secoli prima dal Concilio di Trento per gli stessi motivi: anche in quell’epoca i padri conciliari e il Papa avevano visto, giustamente, nell’ignoranza diffusa tra la gente in materia religiosa, il terreno di coltura per il diffondersi dell’eresia protestante e del modernismo, sintesi di tutte le eresie.

Come è dunque possibile pensare che il Signore Gesù ci chieda di rimanere ignoranti, in materia di fede? Il Signore non ci chiede di rimanere ignoranti, l’ignoranza è sempre un male. Ci chiede di essere piccoli, cioè di riconoscere in Qualcuno di più grande Colui che ci guida, che ci insegna la verità, che ci da una legge morale che ci serve a vivere bene con Dio, e vivendo bene con Dio a vivere bene con noi stessi, con gli altri e con il mondo. L’errore non è certo quello di sforzarsi di cercare la verità nelle cose di Dio, l’errore è quello di voler fare a meno della rivelazione di Cristo, della sacra scrittura, del magistero autentico della Chiesa che lo interpreta e lo rende applicabile alle situazioni sempre nuove che la vita propone. L’errore è quello di voler fare a meno di Dio nella ricerca della verità, nel voler fare a meno di Dio nella propria vita. È il desiderio di autosufficienza da Dio, quel desiderio che ha portato Lucifero alla ribellione e i progenitori a dare ascolto al sibilo del serpente anziché alla voce di Dio. Il Signore le sue cose le rivela ai semplici, cioè a coloro che accettano di lasciarsi guidare da Dio attraverso la Chiesa, ma a quelli che si credono sapienti, che pensano di conoscere già tutto, le nasconde. Quando Dio nasconde la sua verità la vita diventa confusa, arida, priva di significato. Magari è una vita di successo, agli occhi del mondo, ma lascia a lungo andare il cuore vuoto, e un senso generale di insoddisfazione.

Conoscere le cose di Dio non è qualcosa di irrilevante per la nostra vita, perché riguarda le domande più importanti della nostra vita: il senso della vita, la felicità, la vita eterna. E su queste cose si ascoltano e si fanno proprie le opinioni di gente o che non ne sa nulla, o che magari ne sa, ma a bella posta insegna la menzogna

Chiediamo al Signore la grazia di conoscerlo per poterlo amare. Lo sforzo che ci chiede per conoscerlo non è gravoso: il suo peso è dolce, il suo carico è leggero.

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