Il “non matrimonio” di Francesca Pascale e l’imbarazzante doppiopesismo sinistro
di Dalila di Dio
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TENUTA SEGRETISSIMA FINO ALL’ULTIMO E SBANDIERATA AI QUATTRO VENTI AL MOMENTO OPPORTUNO, L’UNIONE CIVILE – DI QUESTO TRATTASI – TRA L’EX FIDANZATA DI SILVIO BERLUSCONI E LA CANTAUTRICE ROMANA HA LETTERALMENTE SCALZATO QUELLA TRA MATANO E IL SUO AMATISSIMO RICCARDO NEI CUORI DEGLI ITALICI PROGRESSISTI.
Ce l’ha messa tutta, Alberto Matano: location da sogno, camera da letto con orto, la Venier a officiare la cerimonia e un (non) marito addirittura cassazionista #lol, eppure il suo (non) matrimonio impallidisce di fronte al (non) matrimonio celebratosi ieri a Montalcino.
È quello tra Francesca Pascale e Paola Turci il (non) matrimonio dell’anno: tenuta segretissima fino all’ultimo e sbandierata ai quattro venti al momento opportuno, l’unione civile – di questo trattasi – tra l’ex fidanzata di Silvio Berlusconi e la cantautrice romana ha letteralmente scalzato quella tra Matano e il suo amatissimo Riccardo nei cuori degli italici progressisti.
La notizia dell’ex fidanzata dell’uomo Alfa per eccellenza che si dichiara lesbica aveva già mandato in visibilio Cirinnà & Co. due anni fa, dopo il bacio con la Turci rubato dai fotografi su uno yatch nel Cilento: ma è nel 2021, con la partecipazione al pride di Napoli che la Pascale riesce a far dimenticare ciò che per anni è stata per la sinistra italiana, conquistando col suo endorsement al DDL delle meraviglie – di cui, grazie alla (non) laurea in scienze politiche dimostrava di comprendere contenuti e implicazioni giuridiche – i cuori dell’accozzaglia progressista. Quella stessa accozzaglia per cui, fino a pochi mesi prima, Pascale era stata la cacciatrice di dote disposta a tutto – persino a giacere con l’orrido Silvio Berlusconi – per assicurarsi potere e ricchezza.
Per almeno dieci anni, nostra signora del Calippo – celeberrimo lo spot che ne aveva anzitempo messo in evidenza le immense doti artistiche – è stata destinataria delle ironie dei sinistri, con allusioni di ogni tipo al fatto che fosse appena un gradino sopra quello di una poco di buono, insinuatasi nel letto del Presidente per beneficiare dei privilegi che essere la compagna di uno degli uomini più potenti della nazione comporta.
Esimi esponenti dell’intellighenzia di sinistra arrivarono a ironizzare persino sulle lacrime della povera Pascale, in occasione di uno dei tanti ricoveri di Berlusconi, senza mai risparmiarle risatine e cattiverie ad ogni occasione propizia. Una arrivista, una mantenuta della peggiore specie, una vergogna per il genere femminile. Almeno fino all’outing. Quel salvifico momento in cui ti dichiari non eterosessuale – in una delle millemila declinazioni artatamente elaborate dalla lobby che non esiste – e, d’improvviso, un’amnistia travolge tutte le nefandezze di cui sei stata accusata da coloro che, oggi, sono disposti ad elevarti a simbolo e protrarsi al tuo cospetto.
Sia chiaro, i sinistri continuano a nutrire per Pascale lo stesso disprezzo che hanno nutrito nei suoi confronti per tutti gli anni della relazione con Berlusconi ma, come insegna il saggio, il nemico del mio nemico è mio amico e mai occasione è stata più ghiotta per colpire l’avversario di questa in cui hanno la possibilità di usare quella che fu la sua donna contro lui e tutti i suoi seguaci.
Pascale è la freccia perfetta da scagliare e a lei essere usata sembra non dispiacere affatto: così ha dimenticato in fretta il passato ed è corsa ad abbracciare la causa di quelli che per anni le hanno dato della meretrice in tutti le sfaccettature possibili. Gli stessi che oggi si stracciano le vesti per le presunte offese omofobe che le sarebbero state rivolte.
La storia, insomma, si ripete. D’altronde il meccanismo è collaudato: Se sei donna e sei di destra –e magari ti chiami Augusta Montaruli – può pioverti addosso una valanga di fango senza che alcuno faccia una piega. Se sei donna e servi alla sinistra ti sono dovuti rispetto e solidarietà, ribalta e onori. La Pascale, che è tutt’altro che una vittima, lo sa bene e, da brava stratega, ha scelto da che parte stare per rilanciare la sua appannata carriera…artistica. A questo punto, non resta che attendere, fiduciosi, che Marta Fascina si dichiari non binaria: potrebbero proporla come primo premier donna della storia italiana.