Il lento e progressivo sviluppo del giudeo-cristianesimo

di Pietro Madeo

LA LEGGE DA UN LATO E LA FEDE E LA GRAZIA DALL’ALTRO

Fino a qualche decennio fa i termini come “giudeo-cristianesimo”, “giudeo-cristiano” o “giudaico-cristiano” erano per lo più utilizzati in ambito specialistico per indicare delle forme di religiosità sincretica del passato in cui si fondevano e confondevano, in combinazioni variabili ma con tratti comuni, elementi dottrinali e/o devozionali prettamente cristiani con elementi dottrinali e/o devozionali prettamente giudaici.

Come possiamo apprendere da varie fonti, a partire dallo stesso Nuovo Testamento, questo fenomeno si manifestò sin dal principio della scissione fra cristianesimo e giudaismo post-veterotestamentario.

Da parte di alcuni dei primi ebrei che divennero cristiani si poteva presentare come una reticenza ad abbandonare determinate usanze e credenze giudaiche incompatibili con l’universalità cristiana, da parte di non-ebrei che diventavano cristiani, invece, come un’ingiustificata adozione di elementi giudaici non necessari e non richiesti per divenire cristiani.

Chi ricade in quest’ultima categoria allora come adesso – una certa attrazione verso questa componente della propria religione è per i cristiani una costante – viene propriamente definito con un termine sempre meno utilizzato come “giudaizzante”. Specularmente dal punto di vista dei discendenti di quegli ebrei che non riconobbero Gesù come il messia atteso, e che quindi percepivano il cristianesimo come un’eresia e una minaccia, poteva manifestarsi come un’attrazione da parte di propri correligionari per elementi dottrinali e/o devozionali e/o sociali dei cristiani.

Invero, il concetto di Legge indicato e rappresentato dalla Torah, e basata sulla legge mosaica, sarà destinata a cambiare quando, con l’avvento del Nuovo Testamento, con la figura di Gesù e le rappresentazioni di San Paolo, la Legge non sarà più identificata con la fede e la grazia.

Basta analizzare due importanti eventi della vita di Gesù raccontati negli Atti degli apostoli: Gesù e il sabato e Gesù e la donna adultera. In tali avvenimenti, di grande rilevanza in merito alla nuova idea di Legge, Gesù viene posto – secondo loro – all’angolo dai farisei, credendo così di poter dimostrare la fragilità del nuovo rapporto tra Legge e fede.

Ma Gesù, nella sua grandezza spiazza tutti, rispondendo in maniera singolare e quanto più coerente, facendo così retrocedere gli infidi. Infine, la venuta di Paolo di Tarso e del suo “nuovo” pensiero andrà a modificare quell’idea di Legge di cui l’Antico Testamento si permea. San Paolo con la Lettera ai Romani e con la Lettera ai Galati, mostrerà chiaramente questo nuovo pensiero e questa spaccatura tra la Legge da un lato e la Fede e la Grazia dall’altro.

In alcuni prossimi articoli, dopo aver tracciato le fila di quello che era il giudeo-cristianesimo, focalizzeremo l’attenzione su quello che era il ruolo e il significato del diritto nell’antico ebraismo, nonché di quella che ha rappresentato la sua legge fondamentale: la Torah.

 

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