Nonostante la propaganda su tv e giornali, ci attende una crisi energetica spaventosa

di Gian Piero Bonfanti

DOPO LA GERMANIA PRIMA O POI LA CRISI ENERGETICA METTERÀ IN GINOCCHIO ANCHE IL NOSTRO PAESE

Nonostante in questi giorni si stia facendo una propaganda positiva in merito alla crescita del PIL europeo, dovuta per lo più ai risultati ottenuti dalla Spagna e dalla Francia, ci poniamo come di consueto alcune domande.

In primis, la guerra in Ucraina e le sanzioni imposte alla Russia sembra abbiano sortito un effetto negativo, grazie anche all’effetto boomerang del rincaro del prezzo energetico, soprattutto quello del gas.

Come era prevedibile, gli equilibri del mercato mondiale sono stati sbilanciati ed a farne le spese sono e resteranno sempre i cittadini e le imprese. Ci ricordiamo tutti la frase del nostro ex presidente del consiglio Mario Draghi: “Volete la pace o il condizionatore acceso”? Ebbene, questo è ciò che sta già accadendo in Germania e che presto, presumibilmente nel prossimo autunno, toccherà anche a noi.

Leggiamo infatti che a causa della crescita economica tedesca pari allo zero per cento, nell’ottica di un risparmio energetico, il Senato di Berlino ha deciso di spegnere le illuminazioni di 200 tra monumenti e attrazioni della città.

A partire da agosto le luci notturne saranno progressivamente spente per il Duomo, la Marienkirche, la Staatsoper, la Deutsche Oper, il castello di Charlottenburg e numerosi altri edifici, incluso lo stesso Rotes Rathaus, il palazzo del municipio. Ad Hannover invece hanno deciso di togliere l’acqua calda in molti luoghi pubblici: questa non sarà così più disponibile per lavarsi le mani non solo negli edifici pubblici e nelle docce delle piscine, ma anche nei palazzetti dello sport e nelle palestre. Anche le fontane pubbliche saranno spente per risparmiare energia e non ci saranno luci notturne negli principali edifici come il municipio e i musei.

I primi segnali importanti quindi arrivano da uno dei paesi trainanti di questa claudicante Europa, da un paese che si è sempre fatto vanto della propria economia. Intanto l’Unione Europea taglia le stime di crescita dell’Italia, portando il Pil al 2,4% per il 2022 contro le stime di primavera della Commissione Europea che prevedevano una crescita del 4,1%. È stato stimato anche un rallentamento per il 2023 abbassando la stima di crescita dal 2,3%, previsti a febbraio, al 1,9%. C’è quindi poco da stare allegri pensando a ciò che ci aspetterà nel prossimo futuro.

Come successo in passato con la Grecia, il rottamatore più “amato” dagli italiani ha inferto la sua zampata e sarà ben difficile venirne fuori illesi. Ma ora ci hanno mandato tutti (o quasi) in vacanza e non è tempo di affrontare questi problemi. Lo potremo fare al nostro rientro, quando oramai sarà troppo tardi (come al solito) per reagire.

 

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