La prima risurrezione è quella dell’anima, che avviene quando un peccatore si converte

di Padre Giuseppe Tagliareni*

A TUTTI VIENE DATO UN TEMPO DI PROVA DELLA LIBERTÀ, LA CUI DURATA È FISSATA DA DIO

“Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza” (Os 6,1-2). L’invito del profeta Osea a ritornare al Signore dopo le varie tribolazioni e prove è animato da una speranza certa: Dio ci farà rialzare e ci riammetterà alla Sua presenza. Egli è fedele al Suo patto e non terrà in eterno il Suo corruccio. L’auspicata conversione darà soddisfazione alla Giustizia e farà riaprire le cateratte della Misericordia. L’enumerazione dei giorni ha un significativo corrispettivo con la profezia di Gesù: “Dopo tre giorni risorgerò” (Mt 27,63). Egli sarà il primo dei risorti, il primo di coloro che vivranno pienamente alla presenza dell’Altissimo.

Qual è il significato dei “tre giorni”? Se intendiamo “giorno” come un periodo di tempo abbastanza breve, se visto da Dio e determinato da un contenuto che si ripete per tutti, pur in modi diversi per ognuno, si può parlare biblicamente di tre giorni per tutti: quello della prova, quello del ritorno a Dio, quello della pena espiatrice. Sono tre “tempi” che fanno la vita di ogni essere umano che viene in questo mondo, prima che i suoi occhi si aprano all’eternità e possano vedere Dio. In essi vediamo una disposizione della Provvidenza di Dio perché a tutti sia concessa la stessa possibilità di possedere Dio in eterno. Meditiamoci su brevemente.

Giorno della prova. Ogni uomo è creato libero; a tutti viene dato un tempo di prova della libertà, la cui durata è fissata da Dio. In questo tempo l’io compie le sue scelte, fissa le sue mete, determina l’orientamento esistenziale nei confronti di Dio e dell’eternità. È il tempo dato alla prova del cuore, dell’amore di Dio e del prossimo. Il prossimo dev’essere amato come se stessi; Dio sopra ogni cosa: più del proprio io, più della propria vita, più del proprio corpo, più della salute e di ogni altro bene della terra.

Dio merita qualunque sacrificio, perché Bene infinito e nostra eterna felicità; Egli è l’unico assoluto, l’unico vero Dio, l’unico da riconoscere e adorare. Questo è il tempo della sottomissione, dell’ubbidienza e della fedeltà assoluta. Ma Dio si nasconde all’uomo: gli dà i Suoi comandi come fece con Adamo ed Eva e permette la tentazione del Maligno. Senza prova del libero arbitrio, non potrebbe esserci né premio né castigo e l’uomo sarebbe simile alle bestie.

Giorno del ritorno a Dio. Ogni uomo è peccatore fin dalle origini, fin dalla nascita. Facilmente si preferisce l’io a Dio, la vita presente a quella futura, i beni immediati a quelli promessi. E si pecca ancora e ancora. Dio concede a tutti la luce della resipiscenza, della coscienza del proprio stato e delle conseguenze delle proprie azioni. Presto arriva il rimorso per i propri sbagli e peccati e se si ama la verità, arriva il pentimento e il desiderio di tornare a Dio. Questo è il tempo dell’ascolto della Sua voce e della Sua parola; è il tempo della conversione, che può anche essere brevissimo e poco prima di morire. Se si torna a Dio con tutto il cuore, si è salvi. Egli vuole il cuore dell’uomo, più delle offerte e dei sacrifici. Per questo fa sentire la voce dei Profeti, le testimonianze degli Apostoli, i rimproveri dei Maestri, la sofferenza della coscienza lacerata e la bellezza del perdono che dà pace al cuore.

Giorno della pena. Il ritorno a Dio è doloroso e gioioso insieme; si conclude con la morte, massima pena temporale in questa vita, ma si può prolungare nell’aldilà. È il tempo che Dio dà per espiare i peccati e mediante l’aiuto della Sua grazia, riparare i danni arrecati, riformulare il miglior rapporto con Lui, con gli altri e col creato. Qui Dio vuole la piena accettazione della Sua volontà, fino all’abbandono più fiducioso, come il Cristo crocifisso e in unione con Lui. Tutta la mente dev’essere permeata dalla luce della verità di Dio; tutta la volontà dev’essere puntata ad uniformarsi alla volontà di Dio; tutto il cuore deve riempirsi dell’amore di Dio che è la carità. Il tempo della pena può prolungarsi dopo la morte, nel fuoco purificatore che l’Amore divino concede alle anime ancora bisognose di completare la loro purificazione prima d’immergersi del tutto  e per sempre in Dio.

Giorno della risurrezione. È il giorno eterno del trionfo della vita sulla morte. È questo che dà gloria a Dio. Egli lo ha inaugurato con la risurrezione di Cristo “dopo tre giorni”, secondo la sua promessa. Gesù è la primizia della risurrezione. In lui e con lui il Padre ci ha già risuscitati e fatti sedere nei Cieli, perché Egli intende realizzare per tutti ciò che ha dato al Figlio prediletto, purché seguano Gesù, Colui nel quale Egli si è compiaciuto e che fa sempre ciò che piace a Lui. La risurrezione del corpo completa quella dell’anima morta per il peccato: la prima risurrezione è quella dell’anima, che avviene quando un peccatore si converte. Allora egli passa da morte a vita, come dice Gesù nella parabola del figliol prodigo. Chi non si converte, davanti a Dio è morto nello spirito; appena finisce la vita terrena esaurisce ogni possibilità e alla risurrezione dei corpi sarà gettato corpo e anima nella Geenna.

La morte del corpo è stata data in punizione del peccato e per rendere visibile, odiosa e ben più temibile la morte dello spirito che pecca. Dio non gode della morte del peccatore, ma che si converta e viva (cfr. Ez 18,32 e 33,11) e quando un peccatore ritorna a Lui pentito fa festa e imbandisce un gran banchetto. La morte di Gesù fu consentita per i peccati degli uomini che egli venne a salvare, espiando le loro colpe. Ma la sua risurrezione consente alla gioia di Dio di esplodere, concedendo alla sua creatura tanto amata la pienezza della vita divina. Per questo l’evento della risurrezione fu cantato e profetizzato tante volte nei Salmi e nei Profeti ora in modo velato ora in modo esplicito. Gesù stesso lo predisse e vi mise il suo sigillo, realizzandolo in pienezza.

Il nostro Dio è Dio della vita e non della morte. Egli ci ha creati per farci viventi davanti a Lui per sempre nella gloria, dove il peccato e la morte non possono entrare. La vita terrena è una prova d’amore, una preparazione efficace, un cammino di ritorno all’Eden, un tempo di conversione e riparazione per farsi un cuore puro dove Dio sia tutto. Bello è il giorno della conversione! Bello è il giorno della risurrezione!: “Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso. Dona, Signore, la tua salvezza, dona, Signore, la vittoria!” (Sal 118,24). Per fare tutto questo, Dio si fece uno stampo umano nella Vergine Maria e prese carne mortale. Si caricò dei nostri peccati e li espiò sul legno della croce. Morì e fu sepolto. Il terzo giorno risuscitò. E chiamò alla vita eterna tutti gli umani. Maria ne è la prima testimone, la prima discepola e la prima destinataria della vittoria di Cristo sulla morte. Chi segue e ama Gesù in Maria, avrà la vita eterna.

 

 

 

 

* Padre Giuseppe Tagliareni
(29 luglio 1943 – 25 gennaio 2022),
è il fondatore dell’Opera della Divina Consolazione

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