Il diritto nei primi secoli del cristianesimo antico

di Pietro Madeo

CHIESA APOSTOLICA: MISSIONE, NORME E ORGANIZZAZIONE 

Nelle comunità cristiane, divenute numerose sin dal secolo I, i compiti e i ruoli dei ministri di culto assunsero via via una identità pacifica. Il vescovo venne considerato come il titolare del ministero ecclesiastico nella chiesa locale. Accanto a lui, in gerarchia discendente, i presbiteri, i diaconi, presto anche gli ordini minori.

Il rapporto di unione del vescovo con la diocesi fu presto considerato come molto stretto, tanto che si stabilì di limitarne i viaggi e impedirne il passaggio ad altra sede («matrimonio mistico»). I poteri del vescovo aumentarono e si fecero anche civili e pubblici a svantaggio dell’organizzazione civile già fortemente in crisi. Il vescovo era di norma scelto dal clero della chiesa locale con la partecipazione del popolo.

Quest’ultimo per lo più si limitava alla conferma, ma talora sceglieva direttamente i suoi pastori. Intanto nella chiesa si era affermata la consuetudine di convocare riunioni dei vescovi di una o più province ecclesiastiche, per la decisione di questioni dottrinali e disciplinari rimaste in sospeso. Tali riunioni, che si concludevano con le decisioni conciliari andarono a costituire dei punti fermi per la Chiesa, atteso che, come già gli apostoli a Gerusalemme, si ritenevano i vescovi essere assistiti dallo Spirito Santo.

Questo complesso e insieme di regole, che iniziò a formarsi ben prima del riconoscimento statale del secolo IV, può e deve qualificarsi sin dalle origini come diritto della Chiesa: un diritto costituito da norme scritte e consuetudini, di organi ed anche di specifiche sanzioni, le quali non erano meno efficaci per il fatto di avere natura spirituale.

L’esclusione dalla comunità e la scomunica rappresentava la massima delle sanzioni per chi riponeva proprio nella comunione con la Chiesa la speranza della salvezza. Il fedele recuperava, attraverso la penitenza irrogatagli nelle forme canoniche, la possibilità di restaurare i rapporti con la comunità ecclesiale e con Dio, compromessi dalla propria condotta peccaminosa.

Frattanto l’ordinamento della Chiesa aveva assunto una struttura gerarchica. Eguali erano il ruolo e la dignità di ogni vescovo all’interno della diocesi e nelle deliberazioni conciliari, ma diverso il grado, corrispondente all’importanza della sede e all’antichità della chiesa locale. In questa prospettiva, il vescovo di Roma venne assumendo nel tempo un ruolo particolare.

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