Usò l’arte per fare conoscere e amare Dio

di Mariella Lentini*

NEL GIORNO DELLA SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA LA CHIESA CATTOLICA RICORDA ANCHE ALCUNI BEATI E SANTI. TRA DI ESSI C’È IL BEATO CLAUDIO GRANZOTTO

L’arte può essere utilizzata come mezzo per arrivare a Dio, far conoscere Dio e farlo amare. Nella sua vita Riccardo Vittorio Granzotto ha creato bellissime sculture e pregato tanto. Nasce nel 1900 a Santa Lucia di Piave (Treviso). Ultimo di sette fratelli, il padre è un modesto tessitore che muore quando Riccardo ha nove anni. Il futuro beato frequenta solo due anni di scuola e poi deve andare a lavorare per portare a casa un po’ di denaro. Fa il calzolaio e il muratore mentre sogna di diventare un artista. Infatti, Riccardo è bravissimo in disegno e nel tempo libero si diverte a tracciare con la matita sui fogli i volti dei suoi amichetti. Intanto il giovane si sente attratto in maniera speciale da Gesù e trascorre molto tempo in chiesa a pregare, anche di notte, al freddo.

Il ragazzo riesce a iscriversi all’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Studia, si esercita, frequenta il laboratorio di uno scultore e si diploma con il massimo dei voti. Comincia a lavorare come scultore e davanti a sé ha una brillante carriera come artista. Le sue opere hanno successo e nel 1929 vince un concorso per la statua Il giocatore di pallone da esporre nel Foro Italico di Roma (a quei tempi chiamato Foro Mussolini), opera mai conclusa poiché Riccardo rifiuta di prendere la tessera del Partito Fascista. Nel frattempo cresce in lui il desiderio di indossare il saio francescano. Solo Gesù, infatti, può dare a Riccardo un vero senso alla sua vita. Nel 1935 diventa Fra Claudio, un frate scultore, che crea opere artistiche di rara bellezza e prega mentre scolpisce. La sua si chiama “arte sacra” perché i suoi soggetti sono a tema religioso: Gesù, la Vergine Maria, i santi.

Fra Claudio entra nel convento di San Francesco di Vittorio Veneto (Treviso). Umile e generoso, il frate esprime la sua devozione attraverso la sua arte, ma non dimentica di aiutare i bisognosi e gli affamati che negli anni Quaranta, in Italia, essendoci la guerra, non mancano. Chiede ai ricchi per dare ai poveri, si priva del suo stesso cibo per offrirlo a chi non ha nulla da mangiare. Ai padroni chiede di non sfruttare i dipendenti e agli operai di lavorare con impegno. Fra Claudio si ammala e nel 1947 muore a Padova. Oggi riposa nel Santuario di Chiampo (Vicenza), meta di pellegrinaggio, dove il beato ha realizzato una riproduzione a grandezza naturale della Grotta di Lourdes e della statua della Madonna apparsa a Bernadette. Chi lo invoca e prega, come lui stesso ha promesso prima di morire, riceve aiuto e conforto. E un bambino di Verona, gravemente malato, è stato da lui miracolato.

 

 

* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”

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