“La scelta di Anne”: un film pro-choice in cui le donne sono mostri di disumanità

di Franco Olearo*

LA SCELTA DI ANNE” (L’EVENEMENT) È UN FILM TALMENTE ABORTISTA CHE SEMBRA POTER RISULTARE CONTROPRODUCENTE PER GLI STESSI PRO-CHOICE

Nel film La scelta di Anne (regia di Audrey Diwan, Francia 2021, 100 minuti), la protagonista è un’adolescente che, mentre sta frequentando con profitto l’ultimo anno di liceo, scopre di essere incinta. La sua gravidanza è frutto di un incontro avuto con un ragazzo durante il fine settimana estivo al mare.

Anne è irremovibile nel voler rifiutare suo figlio ma l’aborto (siamo nella Francia del 1963) è illegale: i dottori non hanno intenzione di aiutarla e, quelle poche amiche con cui si confida, restano inorridite al pensiero dell’interruzione di gravidanza. Ma lei non ne vuole parlare con i genitori e, intanto, le settimane passano e un aborto procurato rischia di diventare sempre più pericoloso.

Tratto dal romanzo autobiografico di Annie Ernaux, il film raggiunge in modo egregio l’obiettivo che si è prefissato: raccontare con uno stile duro e senza filtri quel che accadeva negli anni Sessanta ad una ragazza che voleva assolutamente abortire e lo faceva con l’unico metodo possibile: quello clandestino. Il festival di Venezia 2021, sempre sensibile a tematiche politically correct – come tutte le grandi kermesse cinematografiche del resto – lo ha voluto premiare con il Leone d’Oro.

I più recenti lavori pro-choice mostrano strutture molto simili (si pensi all’americano Mai raramente a volte sempre – 2021). È evidente che non c’è in essi alcun interesse a coinvolgere lo spettatore in una eventuale storia romantica (sappiamo molto velocemente che il concepimento è il frutto di un rapido incontro estivo di Anne): il “diritto” all’aborto deve risultare incondizionato. Non ci sono dei se, dei forse o delle motivazioni previe.

In questo film viene anche evidenziato un altro assunto ideologico: strettamente collegato al diritto di abortire c’è il diritto al “libero amore”. Anne, infatti, nei suoi momenti critici, quando il suo problema non era stato ancora “risolto”, non si nega una notte di sesso con un ragazzo incontrato in un locale da ballo.

Il film abbonda poi di nudi femminili integrali, non solo di Anne ma di altre ragazze: sembra quasi che la protagonista del film non sia una persona ma il corpo della donna.

Non possiamo infine trascurare di parlare dello stile narrativo adottato dalla regista: nulla viene risparmiato allo spettatore (ma soprattutto alle spettatrici), né quando Anna cerca di abortire da sola utilizzando un attizzatoio da camino né quando vediamo la mammana clandestina infilare terribili ferri nel suo corpo per poi estrarli sporchi di sangue. Eppure il feto non muore. In quei momenti, ci sembra proprio di fare il tifo per lui, di scoprire quanto la natura cerchi di proteggere quell’esserino che tenta in tutti i modi di restare in vita. Alla fine lo vediamo anche noi, quel bimbo che doveva nascere: è un grumo di carne e sangue caduto in fondo al water ma ancora legato con il cordone ombelicale a quella madre che avrebbe dovuto accudirlo. È questo il grande dubbio che suscita questo film. Perché tanta esplicita crudeltà?

Ci troviamo in definitiva di fronte a una nuova estetica neorealista che nulla lascia all’immaginazione o piuttosto allo sforzo di portare avanti la non facile (oggi) causa pro-choice con mezzi estremi? La seconda ipotesi è la più probabile e, le recenti decisioni della Corte Suprema federale degli Stati Uniti stanno a dimostrare che a dispetto del fatto che tanti Paesi occidentali dispongono da anni di una legislazione a favore dell’aborto, si tratta di una ferita aperta nel tessuto della società che non si è mai rimarginata.

Film come La scelta di Anne, a dispetto del premio ricevuto, non ha avuto alcun successo nelle sale italiane. In questa prospettiva, sia la protagonista del film francese che quella del film americano prima citato risultano dei “mostri di disumanità”. Concentrate caparbiamente nel loro unico obiettivo, prive di ogni rimpianto per aver compiuto un gesto non responsabile, prive di ogni umana, comprensibile incertezza su ciò che è giusto fare, senza un grammo di attenzione verso quel bimbo che hanno in grembo, senza ascoltare nessuno, come Anne, che non si confida con i suoi magnifici genitori, una coppia molto affiatata che ha tanto affetto per lei.

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* redattore/editore di FamilyCinemaTv

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