La scuola non basta: ai giovani servono la famiglia, la Messa e non vergognarsi di andare controcorrente!

di Luca Poli

NON È FACILE CONVINCERSI E CONVINCERE CHE ESSERE RICCHI, FAMOSI E POTENTI NON VUOL DIRE NECESSARIAMENTE ESSERE LIBERI E FELICI

Settembre, tempo di rientro a scuola, tempo di ripresa dei contatti con i nostri ragazzi. Dove eravamo rimasti? No, non con il “programma”, con qualcosa di più: con il nostro percorso comune, che con alcuni inizia e con altri riprende. Sì, perché non è che il percorso di crescita lo facciano solo i ragazzi: un pezzo di strada, anche se su di un piano diverso, la fa assieme a loro anche l’insegnante, e nella fattispecie il sottoscritto. Forse si potrebbe più propriamente parlare di percorsi, di esperienze, di entusiasmi e di speranze che si incrociano: “Ma guarda un po’, chi l’avrebbe mai detto che la timida Annalisa, quel rompiscatole di Mattia ed il loro professore avessero qualcosa da condividere…”. Sì, speranze: è solo in una dimensione di speranza che si cresce, che si vive veramente, a 13 come a *3 anni – la mia età – e non sono certamente io il primo ad affermarlo.

Si dice che “finché c’è vita c’è speranza” ma, forse, sarebbe meglio dire che “finché c’è speranza c’è vita”: speranza di un traguardo da raggiungere, di una vita piena, nonostante le ferite, più o meno grandi; quelle stesse che, quando qualcuno se ne prende cura, finiscono per rinforzare miracolosamente le nostre radici così permettendoci di crescere più vivi che mai. E, non dimentichiamolo, molti dei nostri ragazzi ne portano indelebilmente le cicatrici.

Una ferita mi rinforza? Non è facile convincersene in una prospettiva puramente terrena: solitamente è vista come un fallimento; la cosa risulta invece progressivamente più comprensibile in una prospettiva di fede, perché quando quel “qualcuno” di cui sopra – novello Buon Samaritano – si manifesta umilmente e limpidamente come il riflesso di quell’altro Qualcuno, quel Gesù che per Amore è morto in Croce, capisci meglio che la Sua resurrezione non può che essere il fondamento della tua, adulto o ragazzo che tu sia.

Già qui, già da ora. Capisci, in altre parole, che Qualcuno ha rovesciato come un calzino il tuo fallimento; che sei un risorto. E non mi pare poco. Ed è qui che la scuola certamente non basta: ai nostri ragazzi occorre la famiglia, la comunità dei fedeli, la S. Messa; occorre la fede, almeno un briciolo… Certo, non è facile sostituire Fedez ed i suoi sempre più tristi e variopinti emuli con la fede: “Quello sì che è un vincente, quello sì che spacca, lui che cambia in oro tutto ciò che tocca”.

No, non è facile convincersi e convincere che essere ricchi, famosi e potenti – che, nel mondo dello spettacolo, fa sempre più spesso rima con arroganti ed ignoranti – non vuol dire necessariamente essere liberi e felici: i social ed i fiumi di denaro che muovono martellano potentemente in questa direzione, senza sosta, ed i primi a seguirli siamo probabilmente noi, gli adulti.

Lo dici tu perché non hai grandi preoccupazioni!”: può darsi, ma sono più che certo che sia così. Ed allora torniamo a Messa, con i nostri ragazzi, con i bambini, proviamoci. Torniamo a riempire quei banchi che il famoso virus ha troppo agevolmente svuotato. Torniamo a vivere, pienamente…

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