Una Chiesa libera dalle logiche mondane è pienamente testimone del nome di Dio

di Giuseppe Brienza

L’APPELLO PROFETICO CHE PAPA FRANCESCO HA RIVOLTO A L’AQUILA NEL SEGNO DI CELESTINO V

Nell’ultima puntata di “Temi di Dottrina sociale della Chiesa” condotta il 10 settembre su Radio Mater, ho presentato il testo dell’omelia che Papa Francesco ha pronunciato il 28 agosto 2022 nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila.

Mi pare, infatti, che l’appello rivolto dal Santo Padre in questa occasione per costruire «una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è Misericordia», non sia stato colto nella giusta importanza. Solo rinunciando al carrierismo e alle seduzioni del denaro, però, ha dichiarato il Pontefice non a caso aprendo la Porta Santa che ha dato inizio alla “Perdonanza celestiniana”, potremo imitare quel santo Papa Celestino V (1210-1296) che «è stato un testimone coraggioso del Vangelo, perché nessuna logica di potere lo ha potuto imprigionare e gestire».

Se vogliamo essere fedeli fino in fondo al Vangelo, insomma, ha aggiunto Papa Francesco, occorre riscoprire che «non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili». Come fece Pietro del Morrone, come fu chiamato Celestino V dal nome del monte presso Sulmona, dove fu a lungo eremita. Qui fondò verso il 1264 una congregazione di eremiti, incorporata nell’ordine benedettino da Urbano IV, che da lui si chiameranno in seguito celestini.

Undicesimo di dodici figli e proveniente da una famiglia di poveri e semplici agricoltori, il futuro Papa bussò da giovanissimo alla porta del monastero benedettino di Faifoli (Campobasso), al fine di essere ammesso a fare esperienza di vita monastica. Non ne rimase però soddisfatto perché il suo spirito anelava ad una più rigorosa disciplina ascetico-contemplativa.

La sua rinuncia poi da Pontefice di ogni logica mondana, ovvero delle continue richieste di favori da parte dei suoi monaci e, soprattutto, delle pressioni di re Carlo II d’Angiò volte a nominare cardinali francesi, lo indusse ad abdicare, il 13 dicembre 1294, dopo nemmeno 6 mesi sul soglio di Pietro. In questa sua decisione fu incoraggiato dal card. Benedetto Caetani (1235-1303) che, eletto Papa dopo di lui col nome di Bonifacio VIII, dapprima lo fece sorvegliare ma poi, dopo un tentativo di fuga, lo confinò nel castello di Fumone.

Nel 1313 al “papa angelico” fu resa giustizia, con la canonizzazione ad opera di Clemente V. Il fatto che dopo sette secoli ad aprire la 728.ma Perdonanza celestiniana nella Basilica di Collemaggio sia stato Papa Francesco, il primo Pontefice a presiedere il rito che ne dà l’avvio, consacra definitivamente la venerazione da parte della Chiesa di Celestino V. Oltretutto per l’occasione della visita pastorale un decreto della Penitenzieria Apostolica del 15 luglio 2022 ha anticipato la possibilità di lucrare l’indulgenza a partire da quella data ed estendendola anzi eccezionalmente per un anno, fino cioè al 28 agosto 2023.

L’indulgenza concessa da Celestino V voleva essere un invito alla riconciliazione e al perdono rivolto alla città di L’Aquila ma, a seguito del gesto di Papa Francesco, è da leggersi ormai in senso, diremmo, universale.

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