La “camerata” Pausini, il “vippame” progressista e la dittatura degli antifascisti

di Dalila di Dio

IL COSIDDETTO “ANTIFASCISMO” È UN ENORME BARILE CHE GRONDA PENSIERO UNICO, DITTATURA DELLE MINORANZE, CENSURA DEL PENSIERO DIVERGENTE, CATALOGO DI ABERRANTI IDEE PROGRESSISTE, CORBELLERIE VARIE E ODIO VISCERALE PER TUTTO CIÒ CHE CI RENDE POPOLO. “BELLA CIAO” ALTRO NON È CHE UN INNO A TUTTO QUESTO CIARPAME…

Alcuni giorni fa, nel corso di una trasmissione televisiva, è stato proposto a una famosa artista di cantare una canzone: l’artista in questione, non ritenendo la canzone adatta al suo percorso personale e professionale, ha declinato con gentilezza l’invito. Nulla di strano, direte: l’artista è, per definizione, qualcuno a cui deve essere riconosciuta la libertà di esprimere senza condizionamenti e nel modo che ritiene più opportuno il proprio talento. Nessuno può permettersi di interferire con le scelte di un artista!

Tutto vero, se non fosse che l’artista in questione è Laura Pausini – già colpevole di aver solidarizzato, illo tempore, con le famiglie di Bibbiano a cui erano stati strappati i figli – e la canzone che tutti la esortavano a cantare è “Bella ciao”.

Tutto questo è accaduto in Spagna – dove “Bella Ciao” è tornata in auge negli ultimi anni come tema di una serie televisiva che racconta l’epopea di una banda di criminali (evocativo!) – ma gli italici Antifa’ non hanno perso tempo a montare il caso mediatico.

Il gran rifiuto è costato alla Pausini giorni di polemiche e invettive da parte di politici e vippame progressista assortito che si sono lanciati sull’episodio come avvoltoi. Dopotutto, la campagna elettorale del PD è quella che è e pur di distogliere l’attenzione dal nulla cosmico che la connota, va bene pure il processo mediatico alla camerata Pausini.

Ovviamente, l’argomento è sempre il solito: se ti rifiuti di cantare “Bella Ciao”, inno dell’antifascismo a modo loro, compi una irretrattabile scelta di campo e ti poni, ineluttabilmente, contro la libertà. Insomma: se non canti quello che gli Antifa’ pretendono che canti, sei fascista con tutte le conseguenze del caso, incluso l’auspicio che tu venga appeso per i piedi in Piazzale Loreto.

Tutto questo, ovviamente, ad opera dei sinceri democratici e con buona pace della libertà di autodeterminarsi, di esprimersi liberamente, di compiere scelte. Che l’antifascismo sia una dittatura è sotto gli occhi di tutti da decenni: o sei con loro o meriti la morte civile. Il problema è che l’antifascismo è un enorme, fetido barile che gronda pensiero unico, dittatura delle minoranze, censura (sic!) del pensiero divergente e, in un catalogo di aberranti idee progressiste, corbellerie varie e odio viscerale per tutto ciò che ci rende Popolo. E “Bella ciao” altro non è che un inno a tutto questo ciarpame. Discostarsene, quindi, per una persona di buon senso, non dovrebbe essere una possibilità ma quasi un imperativo morale.

Il fatto che la mancata adesione incondizionata al sistema di valori che la canzone in questione rappresenta comporti le conseguenze che Laura Pausini è stata costretta a fronteggiare negli ultimi giorni, delinea con esattezza l’idea che gli antifascisti hanno della libertà. E qui arriviamo al punto della questione: Laura Pausini è un’artista con una carriera trentennale alle spalle, un patrimonio cospicuo, un seguito planetario, una bacheca piena di premi e gli stadi gremiti a ogni apparizione. È, insomma, una che non ha bisogno di essere spalleggiata, sostenuta, protetta dal potere.

Laura Pausini è potente abbastanza da non dover servire e non doversi asservire al potere. Per questo può godere del privilegio di dire di no a ciò che non le aggrada, di rifiutarsi di schierarsi politicamente, di sottrarsi all’obbligo di stare dalla parte giusta – quella loro, ça va sans dire – e può permettersi il lusso di infischiarsene degli strali dei progressisti che vorrebbero punire la sua disobbedienza.

Come lei Eros Ramazzotti, che nelle scorse ore l’ha spalleggiata prendendone le parti pubblicamente. Me in quella accolita di gente totalmente priva di talento che è la scena musicale italiana, sono davvero pochi quelli che possono permettersi il lusso di essere liberi, di schierarsi contro un certo sistema di potere o, più semplicemente, di tenersi fuori dall’agone politico: se oggi vuoi sopravvivere, lavorare, guadagnare ancheggiando al ritmo di insulse canzonette, devi eseguire il compitino e dichiararti terrorizzata dalla Meloni, batterti per l’utero in affitto come pratica d’amore, stracciarti le vesti per la mancata approvazione della “legge ddl Zan” (cit. Marrone Emma, “giurista”). È, in sintesi, una questione di dignità: quella cosa che ce l’hai oppure no. Insomma, per dirla alla Enrico Letta: Laura Pausini o Elodie. Scegli!

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