Occorre riscoprire i luoghi per la celebrazione dell’Eucaristia e dei sacramenti

di Angelica La Rosa

NEL LIBRO DI MONS. DIEGO RAVELLI “DOMUS ECCLESIAE” SI OFFRE UNA VIA MISTAGOGICA CHE INTRODUCE AI LUOGHI LITURGICI DELL’EDIFICIO SACRO

I luoghi della celebrazione nell’aula dell’assemblea liturgica non sono spazi “neutri” o semplicemente “funzionali al rito”. Essi sono pieni di “senso” e dei veri “luoghi simbolici”, soprattutto quando la comunità dei credenti è radunata per celebrare i santi misteri ma anche fuori della celebrazione stessa con la loro semplice e nobile presenza. Nel volume “La Domus Ecclesiae. I luoghi della celebrazione” (Edizioni San Paolo 2022, 271 pagine, euro 20) si offrono appunto percorsi che alla stregua di visite guidate nell’edificio di Chiese e/o luoghi liturgici accompagnano il lettore a scoprire la valenza, la bellezza e la ricchezza di questi “santi segni”, al fine di aiutare ciascuno a passare dai segni al mistero e a coinvolgere in esso l’intera esistenza. Il libro è uno strumento che si propone alla formazione liturgica permanente sia dei ministri ordinati sia di tutti coloro, consacrati e laici, che sono impegnati nella catechesi e nella pastorale e, in modo speciale, nella cura, nella preparazione e nella guida della preghiera liturgica.

L’autore del volume è monsignor Diego Giovanni Ravelli, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie dallo scorso anno, recentemente nominato dal Papa Francesco consultore del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Nella “Domus Ecclesiæ” sono distribuiti con sapienza e armonia i luoghi per la celebrazione dell’Eucaristia e dei sacramenti: l’altare, l’ambone, la sede presidenziale, il battistero e il fonte battesimale, la custodia eucaristica, il portale, il luogo della riconciliazione. Molto probabilmente sono spazi da noi abitualmente frequentati e ben conosciuti nelle dinamiche celebrative. Tuttavia, sembra che oltre alla loro funzionalità non ci dicano più nulla: rimangono per noi spazi “insignificanti”.

Il teologo e filosofo della religione Romano Guardini (1885-1968) nel suo prezioso libretto “I santi segni”, fa un’amara constatazione: «Viviamo in un mondo di segni, ma la realtà che essi significano l’abbiamo perduta». Sappiamo bene a cosa servano i segni e a quale funzione sono destinati nella liturgia ma, purtroppo, spesso questi rimangono segni muti, realtà ingrigite dall’abitudine e di cui abbiamo perso quel ricco senso intrinseco da essi significato.

Il percorso di questo libro, quindi, si propone come una via mistagogica che ci introduce nei luoghi liturgici dell’edificio cultuale, arricchiti dall’arte e dal genio umano, per interrogarli e riscoprirli co me “segni” che, ancora prima del loro compito funzionale, ci “parlano” come direbbe proprio Guardini con la loro stessa presenza, attraverso un linguaggio simbolico che, senza servirsi della parola, sa arrivare alla mente e al cuore del credente.

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