C’è un legame tra questa scuola e il degrado che spesso occupa le cronache

di Nicola Sajeva

DOPO AVER STILATO I VARI DOCUMENTI E “PROGETTI” QUANTO TEMPO RIMANE ALL’INSEGNANTE PER SEGUIRE E PER STARE ACCANTO AI PROPRI ALUNNI?

Le osservazioni che mi accingo a proporre riguardano l’ambito della scuola elementare. Questa è la realtà dove si è maturata la mia esperienza scolastica che, abbracciando un lungo periodo, è riuscita a registrare alcune evoluzioni metodologiche. Il fascino del lavoro dell’insegnante è rappresentato da questo continuo ricercare nuove vie anche se la finalità istituzionale della scuola, nel tempo, rimane immutata.

Cosa sta succedendo nella nostra scuola? C’è un legame tra la scuola e il degrado generale che spesso occupa la cronaca anche di questo settimanale? È evidente la tendenza a tagliare i finanziamenti destinati alla scuola. Per salvare alcuni posti di lavoro, bruciati da una popolazione scolastica in via di estinzione, si sono inventati i moduli e per determinare un salto di qualità della professionalità dei docenti viene incoraggiata la possibilità di realizzare progetti educativi mettendo a disposizione somme incentivanti.

Questi progetti rappresentano un impegno non indifferente che, per un arco di tempo più o meno lungo, assorbendo gran parte dell’attività scolastica, non permettono il normale svolgimento delle lezioni. È prevista una programmazione, una produzione di materiale di sensibilizzazione della problematica portata avanti dal progetto e alcuni momenti di manifestazione esterna per lanciare messaggi anche a tutto il contesto sociale, ma che spesso cadono nella trappola di un vuoto esibizionismo che mette in moto solo macchine fotografiche e cineprese. La scuola elementare, come scuola dell’obbligo, è diretta a tutti i bambini: alcuni godono di un quoziente d’intelligenza alto o medio-alto, altri invece manifestano ritmi di apprendimento abbastanza limitati; alcuni usufruiscono di una situazione familiare serena, altri accusano mancanze affettive gravi.

Schematizzata al massimo è questa la situazione di partenza dei nostri alunni. L’insegnante ha il dovere di conoscerla a fondo e di trovare per ogni alunno ritmi, approcci, percorsi individualizzati e gettare così le basi di un valido processo educativo che dia ad ogni alunno la possibilità di illuminare il mondo con la fiammella della propria irripetibile personalità.

Dopo aver realizzato i vari progetti quanto tempo rimane all’insegnante per stare accanto all’alunno, per aiutarlo a superare le difficoltà che incontra ogni giorno, per capire l’inadeguatezza di un metodo e provare altre strategie, per rendere possibile quel dialogo d’amore che è il momento più alto del rapporto educativo? Dialogo d’amore durante il quale alunno e insegnante crescono insieme e diventano tutti e due protagonisti della costruzione di una realtà imprevedibile, dinamica che, sfuggendo gli stagni di una ripetitività sclerotizzante, diventa creativa, propositiva, innovativa e costruttrice di rapporti sempre più umanizzanti.

L’insegnante ha il grande compito di aiutare i bambini a capire, a discernere, a mettere in discussione tutti gli stimoli massificanti che rappresentano le schiavitù più pericolose per la toro autonomia psicologica. Il degrado, che continua ad occupare spazi sempre più estesi della nostra società, impone ad ognuno di noi un esame delle proprie responsabilità e da questa presa di coscienza è necessario procedere con determinazione, senza tirare i remi in barca, senza lasciare niente di intentato. In questa ottica ho sentito il dovere, senza presunzione alcuna, di condividere la mia esperienza scolastica convinto che tutti abbiamo qualche piccola cosa da imparare ma anche da insegnare.

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