Draghi e Speranza si battano il petto e recitino il loro mea culpa…

di Gian Piero Bonfanti

BYE BYE “GOVERNO DEI MIGLIORI”

Come se fossimo a bordo di una nave che ha appena lasciato la banchina, sventoliamo i nostri fazzolettini per salutare ciò che lasciamo alle nostre spalle dirigendoci alla volta di un’avventura che non si sa bene dove ci porterà. L’esasperazione però era troppa e non si poteva persistere ulteriormente in una condizione drastica come quella che ci hanno fatto digerire con il governo precedente. Già dal nome, appunto “Governo dei migliori” si poteva prevedere un disastro totale, un sistema che incarnava le quattro forme di governo descritte da Platone.

Secondo il filosofo nato nel 427 a.C. sarebbero potute esistere: – la timocrazia, ovvero la forma di governo dei desiderosi di onori ed ambiziosi; – l’oligarchia, fondata sul censo, nella quale comanda una ristretta cerchia di persone; – la democrazia, in cui tutti i cittadini sono liberi e ad ognuno è concesso di fare ciò che vuole, è concesso l’abbandono ad ogni tipo di desiderio. La libertà democratica porta con sé il virus di indisciplina che si estende in tutti gli ambiti, dal politico al privato; – la tirannide, ovvero la forma di Stato più spregevole, dove il sovrano, schiavo delle proprie passioni, si circonda degli individui peggiori e vive sotto lo sguardo d’odio dei suoi cittadini.

Ebbene, era difficile poter pensare ad un governo che potesse incarnare tutte e quattro le forme di Stato previste da un filosofo nato ancor prima di nostro Signore Gesù Cristo, però ce l’hanno fatta. Ed ora pian piano, ma neanche troppo, iniziamo ad allontanarci dalla riva, salutando i nostri timocrati oligarchi, i nostri tiranni democratici.

Pregevoli sono state le prime mosse di questo nuovo governo che si è permesso anche il lusso di interrompere quella deriva ideologica di storpiatura della lingua italiana. Ha fatto saltare dalla sedia chi con pochi contenuti politici basava i propri programmi elettorali su questioni marginali quali gli articoli e le desinenze al maschile o al femminile.  In alcuni casi all'”asterischile”.

Con una mossa da manuale il Presidente del Consiglio ha posto un punto fermo a queste futilità, brutture e distorsioni della lingua più bella del mondo. Ma il nostro punto di osservazione non si può basare su queste prime battute, sicuramente ci porremo in posizione critica sugli errori del nuovo governo, ma ne riconosceremo i meriti quando sarà giusto farlo.

Tanto per incominciare, il provvedimento che consentirà il reintegro in servizio del personale sanitario soggetto a procedimenti di sospensione per inadempienza all’obbligo vaccinale, prima del termine di scadenza della sospensione, decisione presa dal nuovo ministro della salute Orazio Schillaci, ci sembra finalmente un cambio di passo.

Vi ricordate, vero, che tutti coloro che si sono prodigati nella cura dei pazienti durante il periodo della pandemia, sia che fossero medici o assistenti sanitari, li chiamavamo “i nostri eroi”? Beh, una buona parte di loro, coloro che hanno scelto di non inocularsi il “vaccino” sono stati bistrattati, sospesi, lasciati a casa senza stipendio, trattati come untori, in alcuni casi portati alla disperazione.

Oggi qualcuno dovrebbe battersi il petto e recitare un mea culpa, ma siamo convinti che chi è stato promotore di questa politica diffamatoria e discriminatoria, ha conservato ben poca coscienza con la quale fare i conti. Il minimo da fare è proprio lasciare che queste persone possano tornare al loro lavoro, poter sostenere la propria famiglia, poter portare un piatto caldo sul tavolo.

Oggi guardiamo positivamente questa nuova direzione del governo. Tuttavia non ci vogliamo illudere ma vogliamo essere speranzosi. Dalla nave dalla quale salutiamo ciò che abbiamo lasciato alle spalle guardiamo con occhi colmi di aspettative verso il nostro futuro.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante il suo discorso di insediamento, ha dichiarato che non avrà intenzione di indietreggiare o di tradire. Oggi il nostro Paese conta su questo, una mossa falsa sarebbe una catastrofe.

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