A Gibilmanna Gesù dice: «Qui governa mia Madre»
di Rachele Parrinello e Giada Maria Montalto
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L’ITALIA È DISSEMINATA DI LUOGHI DELLO SPIRITO. OGGI “VISITIAMO” IL SANTUARIO DELLA MADONNA DI GIBILMANNA, PATRONA DELLA DIOCESI DI CEFALÙ
Il Santuario di Gibilmanna è fra i più celebri santuari mariani della Sicilia e centro di incontro religioso e sociale per le popolazioni delle Madonie. Suggestiva località nel territorio di Cefalù (PA), è luogo di intenso e radicato culto mariano. Circondato da querceti e castagneti, adagiato sul fianco occidentale di Pizzo S. Angelo, sorge a 800 metri s.l.m. e domina straordinariamente l’antistante Mar Tirreno. È dedicato alla SS. Vergine Maria e le sue origini sono legate alla leggenda che narra dell’arrivo in loco della statua della Madonna con il Bambino. Nell’aprile del 1534 una nave in balia delle onde che trasportava la statua, trovò rifugio nei pressi di un borgo non lontano da Cefalù. La statua fu caricata su un carro trainato da buoi che, lasciati in libertà dopo giorni di viaggio, si fermarono nel promontorio dove sorgerà l’attuale Santuario. Il Santuario di Gibilmanna è, da sempre, punto di riferimento per tutti i paesi circostanti e per la Sicilia. Da secoli la storia delle Madonie si intreccia indissolubilmente con quella della Gran Signura di Gibilmanna e gravita intorno alla sua piccola chiesa posta su quel monte. Con la peregrinatio dell’anno mariano 1954 l’effigie della Vergine SS. di Gibilmanna fu portata in tutte le parrocchie della Diocesi di Cefalù. La dimostrazione di devozione da parte del popolo verso la Vergine Santissima fu tale da suscitare il desiderio che la Madonna di Gibilmanna fosse proclamata Patrona principale della Diocesi di Cefalù. Il Papa Pio XII (1939-1958) accolse tale desiderio e con decreto del 3 dicembre del 1954 dichiarò la Beata Vergine Maria, sotto il titolo di Maria Santissima di Gibilmanna, celeste Patrona presso Dio di tutta la Diocesi di Cefalù, e principale Protettrice della città di Cefalù.
Secondo una tradizione orale, non confermata da documentazione scritta, Gibilmanna sarebbe uno dei sei monasteri fatti costruire in Sicilia da San Gregorio Magno (540-604). La data esatta della fondazione è incerta e non ci sono documenti o indizi storici archeologici a riguardo. Successivamente con la conquista della Sicilia da parte dei Saraceni nell’878 anche il monastero benedettino di Gibilmanna fu abbandonato e distrutto, anche se la chiesa, custodita dalla popolazione dei dintorni e in seguito da eremiti, continuò ad essere luogo di preghiera e di pellegrinaggio. Quando nella seconda metà dell’XI sec. i Saraceni furono definitivamente cacciati dalla Sicilia di Ruggero I il Normanno, venne avviata una restaurazione di chiese e monasteri.
In questo meraviglioso luogo dello Spirito avvenne un evento prodigioso che ebbe come protagonista Nostro Signore Gesù Cristo. Egli però si servì del frate Sebastiano Majo da Gratteri, mandato in Sicilia per fondare un convento a Gibilmanna. Durante la celebrazione eucaristica della divina Eucarestia nel 1576, in un venerdì di Quaresima, durante una delle sue frequenti estasi, Fra` Sebastiano da Gratteri, vide nell’Ostia consacrata il Cristo Gesù sanguinante, deriso, insultato e incoronato di spine. Di questa visione egli stesso volle lasciare a noi un ricordo dipingendo su tela con colori tratti dalle erbe e dalle diverse terre quanto egli aveva contemplato. Sulla tele pose la seguente didascalia: «Di duri spini il capo coronato risguarda il tuo Signore, spirito diletto di sangue è lo cerebro emacillato del quale bagna lo viso e lo petto da milli punti il capo è perforato e la catena in collo a su dispetto la canna per insegna come stulto gli occhi piangenti di vesti porporato».
Un altro evento di particolare rilevanza riguarda il Crocifisso, collocato nella parete sinistra della Cappella della Madonna. Secondo una cronaca del convento il Crocifisso, mentre p. Ivone da Messina, guardiano nel 1550, lo pregava per i bisogni della fraternità e dei devoti, avrebbe detto: «Qui governa mia Madre; a Lei rivolgi le tue preghiere per i bisogni della famiglia».