Natale tra teatro e letteratura

di Cinzia De Bellis*

DA EDOARDO DE FILIPPO A ERRI DE LUCA: LA VIGILIA DI NATALE RACCONTATA DAI MAESTRI DELLA LETTERATURA NAPOLETANA

Nella gelida e modesta casa della famiglia Cupiello fervono i preparativi per la Vigilia di Natale. Lucariello si appresta, con l’entusiasmo di un bambino, a dare gli ultimi ritocchi al suo amato presepe, sotto lo scherno costante dello sfaccendato figlio Tommasino. La moglie Concettina, perno, vittima e madre immolata al suo destino di confidente e paciera nelle dinamiche familiari, si affretta a fare gli ultimi acquisti per la cena della Vigilia, perché le tradizioni vanno rispettate e nulla deve mancare sulla tavola imbandita per la festa. E nulla farebbe presagire l’epilogo in tragedia con la morte di Lucariello, che salirà nei cieli ad ammirare il vero unico Presepe.

Gli elementi pittoreschi e folkloristici ci sono tutti: l’anguilla che vorrebbe sottrarsi al suo destino di finire in pentola, il travestimento dei Re Magi con le stelle filanti, i canti, la poesia in rima con i doni per Concettina, la tavola imbandita e la generosità dei semplici, pronti sempre ad accogliere ospiti ed amici. È Natale! Tutti hanno diritto ad una serata di Felicità!

Felicità che la figlia vorrebbe trovare tra le braccia di un uomo che non sia suo marito. Ma, Lucariello, ignaro di quanto stia succedendo all’interno del suo nucleo familiare, continua a sognare il suo magico Natale (pochi sanno che Eduardo perse la figlia Luisella al Terminillo proprio la notte di Natale del 1962  e che, con il figlio Luca, nell’hotel, a notte fonda, consumò quella stessa minestra in brodo che consuma il personaggio immaginario di Erri De Luca).

Come in tutte le opere del grande Eduardo, pervase da una vena tragica e dal pathos, emergono lo scontro fra generazioni; il culto delle tradizioni, che i giovani, spesso, rinnegano, abbagliati dalle luci di un progresso effimero e ruffiano; il ruolo delle madri, modello di abnegazione ed elemento di coesione tra congiunti.

«Ti piace il presepe?….» è una richiesta di consenso, approvazione e riconoscimento di un ruolo paterno che Lucariello avverte non gli appartenga più. Lucariello su tutti rimane un personaggio indimenticabile, un uomo che si isola dalla realtà e che, a sua volta, ne viene isolato. La comunicazione tra i personaggi risulta impossibile e il presepe è per Luca una fissazione maniacale, ossessiva; simbolo della tradizione napoletana ed emblema della famiglia unita. La composizione meticolosa del presepe è un momento attesissimo da Lucariello, unico momento in cui ha la possibilità di non essere vittima della realtà, ma di crearsene una diversa. Il presepe come antidoto alla triste e opprimente quotidianità. L’anti-eroe vivrà fedelmente, fino alla fine, come un sognatore, un illuso e non appena la realtà si imporrà inevitabilmente ai suoi occhi avverrà il corto circuito.

La scena a cui assistiamo è quella di un «interno miserabile, popolato di personaggi incredibili, folli, egoisti, alienati, intrisi di miseria e malattia» come ha scritto Federico Fellini. Un microcosmo delirante e “addirittura conturbante” in cui avviene il disfacimento della famiglia, la sua dissoluzione, in cui vediamo l’incapacità di Luca Cupiello di essere padre, la volontà di Nennillo di sfuggire alle responsabilità, la forza di Concetta che regge sulle sue spalle il peso della crisi di un’intera società.

Al racconto della famiglia Cupiello, si contrappone quello di Erri De Luca, nel libro “L’ospite della Vigilia”. È la storia di un uomo, povero e solo che si appresta a consumare una frugale cena, a base di castagne e minestra di cipolle, in una nebbiosa e triste Vigilia di Natale. Inconsapevolmente apparecchia per due ed invita ad entrare nella sua misera casa un ospite inatteso, bloccato dalla nebbia e al rientro come volontario dalla Bosnia.

Sconvolgenti le parole di De Luca: «Natale è una notte di Pace in mezzo alla guerra» e, in altri scritti, «L’ultima festa che costringe a fare i conti». Il dialogo tra i due commensali mette a nudo le loro anime. Condividono cibo, esperienze e pensieri che inseguono come il vento fa con le nuvole. Non sono sorretti da alcuna fede religiosa, eppure si domandano chi sia l’artefice di tanta bellezza di un cielo stellato, di un bosco avvolto dalla nebbia. «Mi serve un po’ di Fede, per ringraziare qualcuno e come uno spago per tenere insieme tutte le meraviglie del creato».

Emerge la tensione verso l’Assoluto, la ricerca di quel Dio Creatore ad essi sconosciuto. Ognuno ha diritto a una notte così, conclude De Luca. Un incontro inatteso e imprevisto tra due uomini che cercano la Pace e l’antica armonia di una Natura che consola.

«Nello scasso profondo dei nuclei familiari, Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi». Quale commento migliore e più appropriato al Natale vissuto dalla famiglia Cupiello? E, invece, il Natale dovrebbe essere festa del Silenzio, di chi tende l’occhio e scruta con speranza dentro il buio. La cometa converge su una stalla e porta la buona novella che rallegra gli umili e sconvolge i re. Chi è immigrato, povero e solo si rallegri di quella notte, poiché Gesù nasce nelle nostre chiese e famiglie, ma, anche, nelle stive dei clandestini, in mezzo a una strage di bambini e tra i cartoni di un clochard, per tradizione, per necessità e con la stessa pazienza anniversaria.

Ma chi è l’ospite inatteso?… L’ospite non è altro che se stesso, ma potrebbe essere il Cristo travestitosi da vicino della porta accanto, o da anziano solo e abbandonato dai suoi affetti, o, ancora, da giovane immigrato e… saremmo tutti noi pronti ad aprire quella porta? Tutti noi abbiamo bisogno di luce, anche effimera, che, specie in questi tempi, ci scaldi il cuore, ma questo virus pandemico ci ha, anche, insegnato quanto sia necessario orientare il cuore, la mente e le nostre azioni quotidiane verso l’Essenza dei rapporti e delle cose, il Bene e la Solidarietà, con lo sguardo rivolto verso gli ultimi e i reietti, nell’attesa della venuta di un Re che si è fatto povero e Bambino per noi.

*presidente UCIIM Sezione di Martina Franca (TA)

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