Zelensky, la sovranità popolare e il prossimo Sanremo

Zelensky, la sovranità popolare e il prossimo Sanremo

di Vincenzo Silvestrelli

SE LA FORMAZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA SI PERSEGUE OGGI SOPRATTUTTO ATTRAVERSO LA COMUNICAZIONE E L’ENTERTAINMENT, ANCHE IN QUESTI AMBITI ANDREBBE RISPETTATO SECONDO COSTITUZIONE IL PLURALISMO DELLE IDEE

La nostra Carta Repubblicana afferma all’art. 1 che «la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Sono importanti in questo passaggio tanto l’affermazione quanto la sua declinazione. Vediamo perché.

Anzitutto perché l’elezione diretta dei rappresentanti che devono gestire lo Stato e strutturarlo nei tre poteri, legislativo, amministrativo e giudiziario, non dovrebbe trasformarsi in una tirannia della maggioranza sulla minoranza ma garantire, attraverso la presenza di pesi e contrappesi nella gestione del potere, una ricerca collettiva, per quanto possibile, del bene comune attraverso modalità che non facciano diventare violenti i conflitti che, inevitabilmente, insorgono all’interno di ogni comunità come fra i popoli.

In questa costruzione e gestione dello Stato è fondamentale anche la legittima espressione delle opinioni che si attua con il rispetto dei diritti fondamentali alla espressione del pensiero, con la libertà di insegnamento, della stampa e con la costituzione di partiti e sindacati che possano dare a queste opinioni rappresentanza e capacità di incidenza nella vita socio-politica.

La presenza di una opinione pubblica che possa formarsi nella presentazione veritiera dei fatti è un elemento essenziale per l’esercizio effettivo della sovranità popolare e la scelta dei rappresentanti e delle politiche da attuare. Fra i pensatori che sottolinearono questo elemento ci fu il giornalista americano Walter Lippman (1889-1974) che teorizzò la necessità di avere un sistema dei media adatto a consentire la libera formazione di una opinione pubblica informata come elemento essenziale di un corretto funzionamento della democrazia. Nella sua opera più famosa, L’opinione pubblica, afferma appunto che «la creazione del consenso non è un’arte nuova. È un’arte vecchissima, che era stata data per morta quando apparve la democrazia, ma non è morta. La persuasione è diventata un’arte deliberata e un organo regolare del governo popolare. Nessuno di noi è in grado di vederne tutte le conseguenze, ma non è azzardato pensare che la conoscenza dei modi per creare il consenso altererà tutti i calcoli politici e modificherà tutte le premesse politiche».

Oggi sappiamo quanto sia importante nella formazione dell’opinione pubblica il ruolo dello spettacolo, dei personaggi televisivi, della comunicazione che non riguarda temi direttamente politici ma tendenze, stili di vita e di pensiero. Quando la battaglia delle idee è vinta in questi settori la politica non può che seguire le correnti profonde indotte da queste forme di comunicazione.

È importante perciò che, anche in questo ambito, sia garantito il pluralismo attraverso opportuni strumenti e modalità che consentano alla comunità di esprimersi con libertà.

Il collegamento dell’opinione pubblica con l’esercizio del potere è così profondo che i regimi totalitari, da “stati etici” hanno dato sempre grande importanza non solo ai giornali ma a tutto il mondo dell’entertainment. La sovranità popolare è resa effettiva quando questo settore, come gli altri, non diventa uno strumento esclusivo di propaganda e manipolazione.

Il Festival della canzone italiana, perciò, che si svolgerà come ogni anno al Teatro Ariston di Sanremo dal 7 all’11 febbraio 2023 con la conduzione, per il quarto anno consecutivo, di Amadeus, non può essere preso con leggerezza. Da anni è diventato il luogo privilegiato in cui minoranze bene strutturate e finanziate cercano di imporre la loro visione della società con la connivenza di quella parte della RAI che si è piegata a visioni ideologiche ignorando il sentimento della maggioranza del popolo italiano.

La propaganda LGBT, ad esempio, è diventata ossessiva e quest’anno si aggiungerà anche la presenza del discusso presidente ucraino Volodymyr Zelensky che proporrà, senza contradditorio, la sua narrazione della guerra e farà le richieste che vuole e che ripropone compulsivamente. E notiamo dai sondaggi che la maggioranza del popolo italiano pare contraria all’invio di armi all’Ucraina…

La presenza di Zelensky è perciò anch’essa un fatto di manipolazione, non rispettosa della sovranità popolare che non si tutela solo consentendo la libera espressione del voto.

Sarebbe interessante anche su questo seguire l’esempio ungherese dove, con un referendum, si è chiesto ai cittadini l’opinione sulle sanzioni alla Russia. In ogni caso la presenza dell’attore assurto alla presidenza è un vulnus alla sovranità popolare e una operazione di propaganda indegna di una democrazia.

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