L’esempio di un vero cattolico, fedele alla dottrina della Chiesa fino al martirio

di Paola Liberotti

LA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO SECONDO THOMAS MORE

E’ universalmente considerato il Santo patrono di tutti coloro che ricoprono cariche pubbliche e di tutti gli uomini di potere: la figura indimenticabile di Sir Thomas More ritorna alla ribalta grazie alla recente pubblicazione della sua ultima opera, composta durante le sofferenze del carcere: “Nell’Orto degli Ulivi – Expositio Passioni Domini “ (1534-35), da poco pubblicata dalle Edizioni Ares (pagg. 184, euro 18, prefazione di Carlo De Marchi), rappresenta il suo commovente testamento spirituale.

“Che uomo completo!”, ebbe a dire Pio XI nel canonizzarlo nel 1935. Qualche anno prima, nel 1929, G.K. Chesterton aveva scritto che Thomas More “è oggi più importante di quanto non lo sia stato in qualunque altro momento dalla sua scomparsa fino a ora, forse perfino di più che nel grandioso momento della sua morte; ma non è ancora così importante come lo sarà tra cent’anni”.

E’ stato un marito felice e un padre affettuoso, grande uomo di cultura del suo tempo; scrittore fecondo (celeberrimo il suo “Utopia”), brillante avvocato, chiamato alla più alta carica del Regno d’Inghilterra. Thomas More (1478-1535) resterà per sempre l’esempio di un vero Cristiano Cattolico, fedele fino all’ultimo istante della sua vita alla sua Fede e alla Chiesa.

Ricordiamo le parole di Papa Giovanni Paolo II nel proporlo, nel 2000, come riferimento universale di chi voglia servire con coscienza gli interessi pubblici: «Molte sono le ragioni a favore della proclamazione di san Tommaso Moro a patrono dei governanti e dei politici. Tra queste, il bisogno che il mondo politico e amministrativo avverte di modelli credibili, che mostrino la via della verità in un momento storico in cui si moltiplicano ardue sfide e gravi responsabilità».

Quindi è fondamentale, per il lettore di oggi, conoscere l’ultima opera dall’ex Cancelliere d’Inghilterra, che rimase purtroppo interrotta, poiché all’Autore, alla fine, venne sottratto persino il necessario per scrivere: infatti venne scritta in carcere, nella Torre di Londra, mentre attendeva la decapitazione per non avere dato il suo assenso al divorzio del Re Enrico VIII e, di conseguenza, allo scisma della Chiesa d’Inghilterra dalla Chiesa Cattolica. Questo capolavoro letterario e spirituale, scritto con spirito contemplativo, con acume e con la prosa magistrale di chi è stato anche un alfiere della cultura umanistica, guarda nell’intimo della coscienza per illuminarla nel momento in cui, con il tremore di chi mette in gioco la propria vita e ci si confronta con il proprio Redentore. Ma possiamo essere certi che l’Aiuto e il Vero Conforto Soprannaturale che solo Nostro Signore può donarci, nell’ora della prova, non lo abbandonarono mai, fino all’ultimo: esempio di Vera Fede e Vero Eroismo, per tutti noi, in quest’epoca contrassegnata per lo più dalla tiepidezza e dall’ignavia.

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