Impariamo da Gesù a non scoraggiarci, a continuare ad amare sempre, nonostante tutto

di Giuliva di Berardino

LA PRESENZA DI DIO NELLA FIGURA DI UN PADRE CHE AMA I SUOI DUE FIGLI E LI VUOLE FELICI ENTRAMBI

Oggi la liturgia ci fa ascoltare la parabola del Padre Misericordioso. Un testo lungo, articolato, ma molto aderente alla realtà. Questo racconto di vita semplice, nel quale però percepiamo la presenza di Dio nella figura di questo padre che ama i suoi due figli e li vuole felici entrambi: sia il minore che parte in ricerca della sua identità e torna per essere accolto non da servo, ma da figlio, sia il maggiore che invece resta per senso di dovere, ma che potrà capire che essere figlio non è vivere per fare il proprio dovere, ma vivere per essere semplicemente se stessi. Magari in questa Quaresima abbiamo fatto dei bei propositi, pensando che, osservandoli, possiamo crescere nella vita cristiana e nella relazione con Dio.

Questo è vero, ma non perché abbiamo fatto quello che avevamo deciso di fare, ma perché realizziamo che ciò che abbiamo offerto a Dio, ciò che abbiamo cercato di migliorare di noi, ci aiuta a essere noi stessi, a essere più veri, più liberi, più autentici. Gesù ce lo insegna con questa parabola: la nostra vera meta non è essere come il padre di questa parabola, né identificarci con uno dei due figli, anche perché in noi coesistono entrambi, se andiamo a fondo di noi stessi, ma la nostra vera meta è arrivare a essere figlio di Dio. Per questo è importante avere l’esempio di Gesù sempre davanti a noi: impariamo da Lui a non perdere la fiducia in Dio, impariamo da Lui, da Gesù, a non scoraggiarci, a continuare ad amare sempre, nonostante tutto.

Ci conceda, oggi, il Signore, di fare anche solo un piccolo passetto avanti verso la comprensione di questo immenso dono che abbiamo di essere figli di Dio, amati grazie all’amore del Padre per Gesù e per ciascuno di noi. Ripetiamo oggi, nel nostro cuore, le parole del padre di questa parabola e facciamole scendere in noi, come parole che Dio Padre dice oggi a ciascuno di noi: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo. Che il Signore ci doni di vivere in questo tempo la gioia di questa verità.

Buona giornata con il Vangelo di oggi (Lc 15,1-3.11-32)

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

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