La ricerca spasmodica di interrompere il grigiore della normalità determina insoddisfazione
di Nicola Sajeva
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LA DIFFICILE ARTE DEL RIPOSARSI DIVENTA OGGI CONQUISTA ARDUA
Staccare la spina, alzare un ponte, lasciarsi alle spalle una realtà che ritroveremo immancabilmente dietro la prima curva, sono atteggiamenti che non riesco a condividere o, quantomeno a giustificare sufficientemente.
Il riposo è condizione troppo importante per avvilirlo con atteggiamenti di chiusura così limitanti; pertanto riuscire a vivere bene un periodo di interruzione lavorativa è un problema molto importante da mettere nella giusta evidenza.
Tutte le agenzie turistiche, impegnate a darci consigli interessati, non fanno altro che disorientarci creando aspettative tanto patinate da inibire le nostre personali capacità e da mortificare il ruolo della nostra fantasia, portata sempre a ricercare all’interno del proprio cassetto quel particolare sogno in grado di dare, nel segmento di vita che stiamo attraversando, le risposte più adeguate.
Vista da questa prospettiva l’operazione di staccare la spina, seguendo passivamente i bollettini giornalieri messi in circolo da tutti i mezzi di comunicazione, non ci fa onore se aspiriamo ad essere uomini liberi.
L’espressione “staccare la spina” usata per partecipare un sentito e profondo bisogno di respirare aria nuova era, fino a ieri, patrimonio esclusivo di una cerchia di persone desiderosa di non confondersi con la massa esagitata dei vacanzieri di turno.
Oggi viene esibita da tutti come un traguardo raggiunto, strappato finalmente a quei fortunati pochi detentori. Personalmente sono contro tutto ciò che tende a creare compartimenti stagni, nella convinzione che un’identica dignità veste ogni uomo ricco o povero, istruito o ignorante, potente o modesto.
Tutti abbiamo le stesse esigenze, tutti abbiamo diritto a trovare un posto sotto la frescura di un albero amico, per questo motivo a tutti è stato diretto l’invito e la promessa di Gesù “Venite a me voi tutti affaticati e oppressi e io vi ristorerò” (Mt. 11,28).
Al cristiano per vivere serenamente basta sapere di poter contare sulla misericordia, sulla consolazione, sulla compassione, sulla tenerezza dell’amore di Dio. Troppa inquietudine attraversa la nostra esistenza, troppe forze tentano di non farci guardare dentro per ritrovare in noi stessi quanto ci manca. Le ricette prefabbricate, impersonali, anonime non riusciranno mai ad offrirci la migliore soluzione.
La ricerca spasmodica di interrompere il grigiore della normalità determina insoddisfazione, sete di eventi, desiderio di frequentare vetrine illuminate, scelta di percorrere passerelle gratificanti. Non è neanche da trascurare l’ipotesi che staccando continuamente la spina l’autonomia delle nostre batterie sia messa a dura prova. Bisogna riprendere il timone per evitare tutte le possibili derive, affrontare le salite con il nostro personale passo, calibrare i desideri per non vivere l’amara esperienza della delusione, saper vedere nell’autonomia la sola leva per conquistare un ruolo attivo nella costruzione della nostra esperienza umana.
“Staccare la spina”: ho cercato brevemente di esternare alcune perplessità sulla convenienza di manifestare così la reale necessità dell’uomo ad interrompere il lavoro per poterlo riprendere con maggiore possibilità di realizzarlo nel migliore dei modi.
La difficile arte del riposarsi diventa oggi conquista ardua. Inoltre la ricorrente abitudine di staccare la spina può purtroppo seminare subdolamente nel nostro cuore anche deteriore e generalizzato disimpegno, disaffezione lavorativa, metastasi creativa.