Femministe, dove siete?

Femministe, dove siete?

di Gian Piero Bonfanti

DIETRO ALLA IDEOLOGIA GENDER UNA PALESE VOLONTÀ DI SOPRAFFARE LE DONNE

Le maschere sono cadute. Oggi purtroppo dobbiamo fare i conti con ciò che è divenuto realtà.

Dietro il paravento di arcobaleni al contrario, asterischi vari ed una campagna asfissiante di buonismo in salsa LGBTQI+, ecco che ci ritroviamo di fronte al grottesco, alla negazione della realtà, al totale paradosso, a ciò che fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile.

Dopo aver assistito alla vittoria del concorso di Miss Olanda da parte di un uomo transgender, ora volgiamo lo sguardo al mondo dello sport.

È da parecchio tempo oramai che il transgenderismo è entrato a piè pari nelle competizioni femminili, tanto che abbiamo assistito a diversi incredibili esempi.

Anche se praticare sport è duro e richiede grande forza fisica, nel corso degli anni le donne, dopo innumerevoli lotte per ottenere diritti e pari opportunità, sono riuscite ad affermare una vera e propria categoria autonoma da cui sono emerse grandi campionesse.

Poi è bastato inserire qualche atleta transgender, ancor meglio se ancora in possesso di attributi maschili, tonici e ben allenati.

Così, per “incanto”, ecco una nuova categoria di sportivi entrare nel mondo dello sport femminile, atleti che riescono a fare segnare record sino ad ora impensabili o che, nel praticare sport con contatto fisico, hanno la possibilità di sfogare la propria virilità sulle antagoniste massacrandole fisicamente.

Abbiamo sentito la notizia dell’atleta Valentina (ex Fabrizio) Petrillo che nei giorni scorsi ha ottenuto la medaglia di bronzo nella competizione di corsa femminile 400m per non vedenti ai Campionati mondiali di para-atletica leggera a Parigi.

L’atleta, dopo il suo ingresso alla competizione paraolimpica a causa di un disturbo visivo che provoca un distacco della retina, e la sua “transizione” del 2019, avvenuta senza ricorrere ad un intervento chirurgico di “affermazione di genere”, ha potuto gareggiare nelle competizioni femminili.

Non è difficile pensare che questo sia l’inizio della fine dello sport femminile.

Chi è quell’atleta che sopporterebbe anni di duri sacrifici sapendo che, nella migliore delle ipotesi, il suo miglior risultato, salvo casi eccezionali, potrebbe essere quello di posizionarsi quasi sicuramente fuori dal podio? O sapendo che in un eventuale incontro di box potrebbe rischiare la vita venendo massacrata da un atleta transgender? Chi sono quei genitori che accetterebbero l’idea di accompagnare le loro figlie agli allenamenti correndo queste il rischio di trovarsi negli spogliatoi o sotto la doccia un bell’omaccione? Quali sponsor sarebbero disposti a supportare economicamente un’atleta femminile quando sta avanzando un nuovo genere di sportivo, donna “per scelta” ma virilmente più dotato, con maggior facilità di affermarsi in una categoria femminile? Non è questa forse una discriminazione?

Chi ha permesso tutto ciò?

Purtroppo non ci sono dei veri e propri responsabili, reali ed identificabili.

È altresì una visione globale, di una società che tende a dimenticare la realtà e l’oggettività della natura, che lascia tutto al relativismo, arrivando a risultati come questo, tanto assurdi quanto incredibili.

A tutte le donne che oggi si sentono defraudate nella loro femminilità e che sino a ieri hanno partecipato ai vari pride nella convinzione di affermare un concetto di uguaglianza andrebbe ricordato che quello di oggi è un risultato scontato. Non poteva finire diversamente.

Dopo anni di dure lotte per l’uguaglianza ora non c’è più la possibilità di lamentarsi perché le donne vengono superate dai transgender nello sport e nei concorsi di bellezza. Provate a pensare cosa avverrà nell’arte, nel mondo del lavoro e non ultimo nella maternità.

Spiace e ci fa tremare l’idea che la donna, l’essere più armonioso al mondo e complementare all’uomo, oggi possa venire sostituita da un reggimento di persone transgender, che tutto hanno a cuore tranne l’affermazione e la difesa dei diritti delle donne.

Femministe, dove siete?

 

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