Mondo cattolico, gruppi ecclesiali e unità della Chiesa
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IPOTESI (FANTA)RELIGIOSA PER IL RIPRISTINO DELL’UNITÀ ECCLESIALE
“Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, a compimento della parola del Signore predetta per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro re di Persia, che fece proclamare per tutto il regno, a voce e per iscritto: «Dice Ciro re di Persia: Il Signore, Dio dei cieli, mi ha consegnato tutti i regni della terra. Egli mi ha comandato di costruirgli un tempio in Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il suo Dio sia con lui e parta!».” (Secondo Libro delle Cronache 36,22-23)
Nel vasto arcipelago del cattolicesimo tradizionale, prima o poi risulta inevitabile imbattersi in quelle che potremmo definire le grandi prospettive ecclesiali che vivacemente si confrontano in merito alla questione della legittimità all’interno della Chiesa Cattolica.
Come mettere d’accordo i sostenitori della Comunione dei Santi con i proclamatori della Sede Impedita ed i propugnatori dell’Ermeneutica della Rottura? Ciò è forse possibile o si rivela un tentativo di quadratura del cerchio?
Invocando la Stessa Arca della Nuova Alleanza, Maria Santissima Madre e Regina della Divina Volontà, possiamo tentare di abbozzare una traccia, un’idea, un appunto, che consegniamo all’attenzione ed al discernimento dei nostri Pastori.
All’interno del variegatissimo sottobosco del mondo cattolico, possono essere individuati vari gruppi ecclesiali.
La prima coppia di gruppi (1 e 2) sostengono la petrinità di Francesco I, come ufficiale 266° successore di Pietro, da una parte, o come pontefice del quale solo Dio conosce la legittimità al quale siamo comunque chiamati a mostrare sincero ossequio, dall’altra.
Altri due gruppi (3 e 4) si rivelano più coesi sulla costante critica al Concilio Vaticano II, rimanendo comunque in un sostanziale rispettoso disaccordo tra di loro in merito alle alleanze politiche più urgenti (non senza la necessaria prudenza, con la Russia di Putin i primi, più o meno schiettamente con gli U.S.A. fedeli a Trump i secondi).
Ulteriori due (5 e 6) si contrappongono a tutti gli altri con polemiche pastorali e dottrinali sofisticate. Entrambi quest’ultimi, pur sostanzialmente ignorandosi a vicenda, condividono, di fatto ancor più dei gruppi precedenti, la c.d. “ermeneutica della rottura”: il primo gruppo nei confronti del magistero di Francesco I, mentre l’altro nei confronti del Concilio Vaticano II.
Al settimo gruppo, quello costituito sia dagli entusiastici che dai tiepidi sostenitori dei diktat del NWO, è infine rivolta una forte e chiara esortazione alla conversione e di coraggiosa defezione dalle associazioni intenzionalmente o di fatto anticlericali: se così faranno, Dio Stesso eserciterà su di loro la Sua Eterna Misericordia ed aprirà anche ad essi gli Infiniti Tesori della Sua Grazie.
A1) Nel primo gruppo abbiamo i mistico-moderati, come i pii ed umili sacerdoti diocesani che rimangono più o meno serenamente sottomessi all’autorità ecclesiastica locale o comunque decidono di lasciarsi crocifiggere dall’obbedienza episcopale. Oltre ad essi, vi sono (escludendo gli eterodossi) i piccoli mistici chiamati dal Cielo da varie parti il mondo, ognuno per una speciale missione che solo un giorno sarà chiara nel complessivo stupendo mosaico della Divina Provvidenza. Essi sono a volte ostacolati da decreti dell’autorità episcopale locale (spesso dei veri e propri “decreti-fuffa”) senza chiari e fondati capi d’accusa contro gli imputati stessi.
A2) All’interno dell’ampia realtà dei liturgico-moderati, abbiamo i gruppi di preghiera legati con particolar devozione ai due magisteri precedenti, come in particolare il Movimento Sacerdotale Mariano fondato dal compianto Don Stefano Gobbi (1930-2011) o alcune congreagzioni come i nuovi rami santi dei Francescani o dei Benedettini dell’Immacolata fedeli allo spirito ed intenzioni del Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Papa Benedetto XVI, tutti di indole liturgico-sacramentale ed ascetica.
Gli alti prelati sostenitori di questa certamente benedetta linea ecclesiale sono ad esempio i molto liturgici e coraggiosi Pastori Pro-Vita come Mons. Athanasius Schneider, Mons. Antonio Suetta, Card. Raymond Leo Burke (con Mons. Walter Brandmueller ed il già citato Mons. Schneider uno dei tre firmatari ancora viventi dei famosi Dubia all’Amoris Laetitia nel 2017), Card. Joseph Zen Ze-kiun, Card. Rainer Maria Woelki, Card. Robert Sarah, Card. Gerard Mueller, Mons. Giovanni D’Ercole, Mons. Giampaolo Crepaldi, Mons. Joseph Edward Strickland e non ultimo, insieme a molti altri, il carismatico e filotradizionale Mons. Dominique Rey della diocesi francese di Fréjus-Toulon, di recente ingiustamente commissariata dalla Santa Sede.
A3) Escludendo le sétte ecclesiali come quella palmariana, abbiamo il sedeplenismo di Mons. Carlo Maria Viganò, supportato anche da Mons. Richard Williamson, Mons. Jean-Michel Faure, Mons. Tomás Aquinas, Mons. Gerardo Zendejas, Mons. Gracida, oltre che gli stessi Domenicani di Avrillé, recentemente indipendenti dall’alveo della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Fondamentalmente polemici sul Concilio Vaticano II, oltre che moderatamente scettici sulla legittimità di Francesco I, sono disposti a convocare un tribunale ecclesiastico speciale per destituire Francesco I dal ruolo di Vescovo di Roma e Papa, qualora fosse dimostrato che tale ruolo sia inficiato da illiceità e gravi irregolarità canoniche.
A4) Sempre più nella direzione delle congregazioni conservatrici nate per impulso dall’Enciclica “Ecclesia Dei” di Giovanni Paolo II, abbiamo la Fraternità Sacerdotale San Pio X e le congregazioni religiose vicine a tale impostazione ecclesiale, come per esempio i Cappuccini di Morgon. Essi, similmente ai sedeplenisti, sostengono la critica permanente al Concilio Vaticano II, ma al contempo seguono lo stile pastorale della c.d. “realpolitik” (machiavellica, a detta degli altri gruppi tradizionalisti).
Di loro invenzione, sin dai tempi del fondatore Mons. Marcel Lefebvre, è la saggia pastorale “del setaccio” nel discernimento dei documenti e discorsi ufficiali del postconcilio. Proprio per l’interesse alle questioni di pastorale, possano essi porsi come corpo sacerdotale di rigorizzazione e vaglio mistico – oltre che delle anime già loro affidate – delle comunità carismatiche nate a partire dall’immediato postconcilio ed ancora scarsamente aderenti alla pietà eucaristico-mariana.
A5) Oltre al moderato neosedevacantismo di Don Enrico Roncaglia, dal respiro monastico ma di carattere critico, abbiamo il neosedevacantismo intransigentista del Sodalizio Sacerdotale Mariano, che, sebbene di indole giuridica, catechetica e missionaria, per molto tempo è stato generalmente inficiato da un permanente spirito di autosuggestione vittimistica e da un’errata e piuttosto velenosa concezione dello zelo pastorale, sordo alle esigenze della mortificazione interiore ed esteriore non solo di fronte a Dio, ma anche al prossimo. Nonostante ciò, pare che grazie ad una purificazione permessa da Dio stesso ed attuata da ex sostenitori ora impegnati in un tagliente e satirico contro-apostolato, il carattere kerigmatico del Sodalizio si sia rettificato. Per essi risulterebbe congeniale – persistendo in un lungo bagno di umiltà soprattutto per i sacerdoti e le anime sotto il loro vaglio carismatico – la trasformazione del condiviso sentimento di zelo in una militanza compatibile con la fenomenologia ascetica tradizionale cattolica.
A6) Escludendo i sedeprivazionisti legati al Caso Siri, abbiamo due tipi di sedevacantisti classici, dei quali fanno parte anche una ventina di vescovi ordinati con legittima successione apostolica, ma non residenziali, dunque sprovvisti di regolare giurisdizione (non possono consacrare altri vescovi residenziali e nemmeno indire un Concilio Ecumenico, mancando per essi il Papa), ovvero:
A6.1) i non una cum “simpliciter”, che si appoggiano sul can. 188 par. 40 del Codice di Diritto Canonico benedettino del 1917 e constatano la sede vacante ipso facto, senza ulteriori decreti, a motivo dell’apostasia;
A6.2) i non una cum legati all’IMBC (Istituto Mater Boni Consilii presso Verrua Savoia) come Mons. Stuyver, sostenitori dell’utile Teoria del Cassiciacum, la quale afferma che i sacerdoti, i vescovi ed il Papa stesso, dalla riforma delle formule di ordinazione e di consacrazione nell’immediato postconcilio, sono tali solo materialmente e non formalmente. Acquisterebbero la piena giurisdizione solo “sub condicione”, sotto condizione di rinnegare gli errori del Concilio Vaticano II, in particolare il liberalismo e l’ecumenismo, più volti condannati dal Magistero Ufficiale fino al 1958. È bene far notare, diversamente dalla concezione ilemorfica dell’Istituto (che applica i concetti di forma e di materia all’ecclesiologia), che cosa ben diversa è un “Papa materialiter”, ovvero – potremmo dire – un “Papa Conciliare”, da un laico, allo stesso modo in cui la presenza della materia senza forma è ben differente dall’assenza sia della materia che della forma: nel primo caso, infatti, si ha una potenza senza attualità, mentre nel secondo non abbiamo neanche la potenza. Bisogna pertanto concludere che, a rigore, il laico non ha lo stesso status canonico di un Papa Conciliare, il quale, a sua volta, non possiede lo stesso status canonico di un Sommo Pontefice come nel preconcilio.
A7) Nell’ultimo gruppo abbiamo i sedicenti cattolici “woke” di centro-sinistra che gli schiettamente sionisti “teocon” di centro-destra, oltre che una buona fetta di consacrati e vescovi associati o comunque aderenti allo spirito della massoneria (rappresentato oggi dal transumanesimo scientista delle Ur-Lodges, del World Economic Forum, del Gruppo Bildelberg, di Scientology e di tutte le logge massoniche e gruppi paramassonici, esoterici e settari), del modernismo (rappresentato oggi dal progressismo teologico della Mafia di San Gallo, delle linee guida sia della didattica nella quasi totalità dei seminari vescovili che delle iniziative pastorali nelle relative diocesi) e del mondialismo (rappresentato oggi dall’orgoglioso neo-nicolaismo relativistico delle lobby LGBT, da tutti i pubblici ufficiali, amministratori, liberi imprenditori e cittadini in aperta opposizione al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, al precedente Presidente degli U.S.A. Donald Trump, al Presidente ungherese Viktor Orban e alcuni altri).
Per tutti costoro, fondamentale si rivela il sofferto ma deciso e concreto cammino di conversione, la disponibilità alla penitenza, l’accoglienza della Redenzione, per ottenere una generosa riabilitazione sociale sotto regolare direzione ed obbedienza sacerdotale. Per i casi più gravi sarebbe opportuno applicare sanzioni penali speciali comminate da un Nuovo Tribunale Ecclesiastico composto da degni giudici ed avvocati canonici convocati ad hoc.
Circa la strategia più interessante per ripristinare l’antica coesione ecclesiale, compresi i cristiani scismatici più ragionevoli, come gli ortodossi ed i protestanti carismatico-conservatori, secondo alcuni gli unici vescovi che possano indire un Concilio sarebbero quelli regolarmente incardinati in una diocesi.
Ora, la quasi totalità dell’episcopato è in comunione – piena o formale o materiale -, con Francesco I, mentre una manciata di vescovi celebrano senza nominare Francesco (sedevacantisti) oppure senza dichiarare se lo nominano o meno (sedeplenisti).
A questo punto, se si volesse indire un Concilio per dirimere tutti i vari problemi esplosi a partire dalla morte del Venerabile Papa Pio XII, sarebbe necessario, per il Diritto Canonico del 1917 (sebbene riformato sotto Giovanni Paolo II), trovare almeno tre vescovi titolari di diocesi che chiamino tutti i vescovi “materiali” a ricevere l’episcopato “sub condicione” di rinnegare tutto ciò che nei documenti del Concilio Vaticano II e dei suoi sviluppi successivi va contro la tradizione attraverso un triplice giuramento: antimassonico, antimodernista ed anche antimondialista.