Si raccomanda a San Giuseppe e viene assistita da un uomo che poi scompare
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UNA RIFLESSIONE QUOTIDIANA SUL PADRE PUTATIVO DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
Ventinovesimo giorno
Pater noster – San Giuseppe, prega per noi!
Confermato in grazia
In conseguenza del peccato originale la natura umana rimase ferita ed inclinata al male. In ogni essere umano c’è il cosiddetto « fomite della concupiscenza », per cui è necessario lottare per non cedere alla forza delle passioni.
Con l’aiuto della grazia divina si può riuscire vittoriosi in ogni tentazione. Finché siamo in questa vita di prova, siamo in pericolo di peccare; la nostra volontà è molto debole.
San Giuseppe non fu esente dal fomite della concupiscenza; molti pensano che egli fu confermato in grazia e non peccò mai, né mortalmente, né venialmente. In lui gli istinti del male naturalmente c’erano, ma per privilegio rimasero sempre legati.
Questo privilegio era richiesto dall’altezza del suo ministero e dalla sua elezione da parte di Dio a condurre una vita di grande intimità con Gesù e con la Vergine. Si chiarisce il concetto della confermazione in grazia.
Secondo San Tommaso la confermazione in grazia è un dono gratuito, che inclina al bene in modo che non ci si può con facilità allontanare da esso. Chi è confermato in grazia, è protetto dalla Divina Provvidenza in modo eccezionale.
La Madonna fu confermata in grazia in tutto il corso della sua vita, perché era la Madre del Figlio di Dio; in lei non ci fu il fomite della concupiscenza, perché concepita senza la macchia del peccato originale.
Gli Apostoli furono confermati in grazia, ma non in tutta la loro vita, bensì dopo la discesa dello Spirito Santo. Ebbero questo privilegio, perchè erano il fondamento e la base di tutto l’edificio ecclesiastico, per cui dovevano rimanere fermi.
San Giuseppe fu confermato in grazia per tutta la vita; in lui fu legata l’inclinazione al male. In forza dei doni dello Spirito Santo, che a lui furono concessi abbondantemente, le sue passioni rimasero frenate e la sua volontà fu sempre inclinata con forza verso Dio. La Divina Provvidenza non permise, come insegna San Tommaso, che si verificassero in San Giuseppe gl’istinti della concupiscenza.
Essere totalmente immuni dal peccato è specialissima grazia di Dio. Noi non possiamo pretendere tanto; tuttavia, pur sentendo in noi gl’istinti delle passioni, odio, impurità, superbia, cupidigia…, possiamo renderci immuni dal peccato, se ci appigliamo ai mezzi che la Provvidenza ci ha dati: vigilanza, preghiera e penitenza.
Facciamo di tutto per evitare il peccato mortale. Cento volte è meglio morire, anziché perdere la grazia di Dio. I Martiri ci hanno dato l’esempio.
Evitiamo anche il peccato veniale; quantunque esso non ci privi dell’amicizia di Dio, tuttavia attenua in noi l’amore divino e ci dispone alle gravi colpe. Non si dica mai: Questo è un peccato leggero… è piccolo male… quindi lo faccio! – Chi ama, evita alla persona amata anche il piccolo dispiacere.
Per fare onore a San Giuseppe, in omaggio al candore della sua bella anima, evitiamo le piccole mancanze volontarie, le quali deturpano la bellezza dell’anima nostra.
Chi è tentato fortemente ed è in pericolo di peccare, dica spesso e con fede San Giuseppe, ottienimi da Dio la fortezza della volontà, per tenere a freno le mie passioni!
Esempio
La Venerabile Suor Cecilia Portaro, in compagnia di alcune Suore, da Palermo era andata in pellegrinaggio al Santuario cella Madonna di Trapani. Al ritorno, i marinai lasciarono le Suore sulla spiaggia di Palermo.
Era sera inoltrata ed il buio era denso; bisognava fare un lungo tragitto per giungere al Monastero. Suor Cecilia si raccomandò a San Giuseppe per essere assistita.
Quand’ecco presentarsi davanti alle Suore un vecchio, con un bastone in mano, il quale si offrì a far loro da guida tra quella fitta oscurità; anzi soggiunse: Poiché avete bisogno di chi porti il vostro fardello, ecco qui un giovanetto, al quale potete affidarlo.
Le Suore si spaventarono all’improvvisa comparsa, ma poi presero coraggio e dissero: Buon vecchio, noi siamo molto grate; ma il viaggio è un po’ lungo, perché la nostra casa è in contrada San Giuseppe. – E’ appunto dove abito io! – rispose il vecchio.
Quando giunsero alla porta del Monastero, scomparvero il vecchio ed il giovanetto.
Davanti a tale prodigio, tanto la Venerabile Portaro quanto le Consorelle pensarono che quel vecchio fosse stato proprio San Giuseppe.
Fioretto – Lungo il giorno chiedere perdono a Dio dei nostri peccati, specialmente dei più gravi.
Giaculatoria – Gesù, Giuseppe e Maria, liberate dal peccato l’anima mia!
Il testo che vi abbiamo proposto è stato tratto da libro Don Giuseppe Tomaselli, San Giuseppe – Mese in suo onore (1962), di proprietà dell’Istituto Teologico “San Tommaso“, Via del Pozzo, 43 – 98121 Messina, al quale il libro può essere chiesto, oppure scrivendo alla mail: dongiuseppetomaselli@gmail.com.
* Don Giuseppe Tomaselli, nato a Biancavilla (Catania) il 26 gennaio del 1902 e morto a Messina nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1989, entrò nel 1916 nella Congregazione Salesiana, venne ordinato sacerdote nel 1926 e, lungo il suo ministero, durato quasi 63 anni, fu parroco, insegnante, cappellano presso comunità religiose, esorcista, taumaturgo ed apostolo della buona stampa cattolica. Proprio in quest’ultima veste diffuse ben 10 milioni di copie dei suoi 120 libri, testi che ancora sono molto richiesti e letti.