Conosciamo San Cerbone
di Mariella Lentini*
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TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI RICORDIAMO UN SANTO TOSCO-AFRICANO
Questo santo, dal nome inconsueto, è amico degli animali. Siamo nel VI secolo dopo Cristo. Cerbone nasce nell’Africa settentrionale da una famiglia cristiana. Quando diventa sacerdote, per sfuggire alla persecuzione dei cristiani da parte dei Vandali, scappa in Italia. La nave approda sulla costa maremmana, in Toscana, nel Golfo di Baratti. A Populonia (Livorno) Cerbone viene proclamato vescovo. Gli abitanti del luogo non sono contenti di lui perché ha l’abitudine di dire Messa all’alba. Troppo presto per chi abita lontano dal centro abitato, nelle campagne. Le lamentele arrivano al papa. Dal Vaticano vengono inviati a Populonia due religiosi incaricati di accompagnare il vescovo al cospetto del pontefice.
Durante il tragitto Cerbone compie dei prodigi: gli accompagnatori sono assetati e sfiniti dal viaggio, ed ecco che Cerbone avvicina due cerve che mansuete si fanno mungere del buon latte. Quando, poi, il vescovo incontra un gruppo di oche le invita ad accodarsi a lui fino a Roma. Così avviene. Le oche, docili e ubbidienti, seguono Cerbone e si levano in volo libere solo al suo arrivo davanti al papa. Il papa, dal canto suo, desidera assistere personalmente alla famosa Messa dell’alba di Cerbone.
Il pontefice si rende, così, conto di avere davanti un santo. Infatti durante la Messa si sente una melodia sublime arrivare da un coro di angeli. Da quel giorno Cerbone potrà dire la sua Messa all’alba. Al ritorno in Maremma infuria la battaglia tra Goti e Bizantini. Cerbone viene imprigionato dal crudele re dei Goti Totila con l’accusa di aver favorito il nemico. La punizione deve essere esemplare: essere sbranato da un feroce orso, ma la belva, invece di azzannare Cerbone, come un agnellino si va ad accovacciare accanto a lui, leccandogli i piedi. Il re rimane stupefatto e decide di lasciare libero il prigioniero.
Durante l’invasione dei Longobardi, Cerbone scappa sull’isola d’Elba, difesa dai Bizantini. Il vescovo conduce vita da eremita e quando sente avvicinarsi l’ora della morte, avvenuta nel 575, chiede di essere sepolto sulla terraferma. Grazie a una miracolosa tempesta che tiene a bada i Longobardi, la nave trasporta il corpo del vescovo sulla costa, in località Baratti (Piombino) dove viene sepolto in una piccola chiesa. In questo luogo, ancora oggi, sgorga la famosa fonte di San Cerbone, da cui trae origine il detto: «Chi non beve a San Cerbone è un ladro o un birbone». Oggi San Cerbone riposa nella Cattedrale di Massa Marittima (Grosseto).
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