Conosciamo Margherita Occhiena
di Mariella Lentini*
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TRA I SANTI E I BEATI CHE SI FESTEGGIANO OGGI RICORDIAMO LA MADRE DI SAN GIOVANNI BOSCO
Non è che una povera contadina analfabeta, nata nel 1788 a Capriglio, sulle colline astigiane. La sua infanzia scorre gioiosa, in famiglia, tra campi di grano e vigneti. Margherita Occhiena non va a scuola come quasi tutte le sue coetanee, però impara a memoria le preghiere. A ventiquattro anni sposa il mezzadro Francesco Bosco, vedovo con un figlio di tre anni, Antonio. Si trasferisce ai Becchi, una piccola frazione di Castelnuovo Don Bosco (Asti) e nascono due splendidi bambini, Giuseppe e Giovanni (Giovannino).
La vita è serena in casa Bosco. Margherita è moglie e mamma amorevole, papà Francesco lavora la terra. Tutti i giorni si prega e si ringrazia il Signore. Purtroppo Francesco si ammala e muore. Margherita ha ventinove anni e deve badare alla suocera semiparalizzata che accoglie nella sua misera casetta (ex stalla resa abitabile), al figlio del marito e ai suoi due bambini. C’è tanta miseria. Arriva la fame. Francesco prima di morire aveva contratto dei debiti per migliorare il lavoro nei campi. Però Margherita non si dispera. Si rimbocca le maniche e lavora, notte e giorno, in campagna e in casa. È tanto stanca, ma fa tutto con amore. E non rifiuta mai una scodella di minestra o un pezzo di polenta ai poveri che bussano alla porta, sempre pronta a fare la carità, come può. Il figlio Giovannino, intelligentissimo, fa un sogno: la Madonna gli suggerisce come aiutare i ragazzi a diventare buoni, con la dolcezza e la carità, e gli mostra un branco di lupi trasformarsi in agnellini. Giovannino decide di diventare prete.
La mamma è felice ma solo se rimarrà povero perché non è “l’abito a fare il monaco”, ma la pratica delle virtù. Margherita fa tanti sacrifici per far studiare il figlio, ma il pane e i soldi che manda in seminario non bastano. Giovannino si presta a tanti lavoretti per potersi mantenere e pagare i libri. Margherita, intanto, va ad abitare con il figlio sposato Giuseppe. Lavora la campagna e bada ai quattro nipotini. Giovanni, diventato sacerdote, si trova a Torino e, come nel suo sogno, si occupa dei ragazzi sbandati: muratori, spazzacamini, sfruttati o alla ricerca di un lavoro, senza casa né famiglia, vestiti di stracci e affamati. Il figlio di Margherita li accoglie in località Valdocco, in un oratorio, parla loro di Gesù, della Madonna, ma da solo non ce la fa. Chiede a Margherita di diventare la mamma dei suoi ragazzi.
La mamma di Don Bosco acconsente e si trasferisce a Torino. Coltiva l’orto e cucina per tutti, la notte rammenda poveri stracci affinché i ragazzi possano indossarli al mattino. Grazie all’aiuto di Dio e alla beneficenza di persone ricche, mamma e figlio offrono un letto e un pasto ai ragazzi di strada e aprono una scuola per insegnare loro un mestiere. Mamma Margherita muore a Torino nel 1856. In vita vende tutti i suoi averi per comprare cibo per i ragazzi: i pochi gioielli e il corredo da sposa. È povera, non sa né leggere né scrivere e parla solo in piemontese, ma è anche grazie alla sua dolcezza e al suo coraggio che il figlio sacerdote
Giovanni Bosco, diventato santo, ha potuto creare una delle congregazioni rivolte ai giovani tuttora più diffuse al mondo: quella dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. A Capriglio (Asti), paese in cui è nata Margherita Occhiena, si può visitare il Museo Civico di “Mamma Margherita”. Gli ambienti descrivono la vita della mamma di Don Bosco e l’umile realtà contadina piemontese dell’Ottocento.
La “casetta” di Mamma Margherita e di Don Bosco
A Castelnuovo Don Bosco (Asti), presso la frazione Becchi, ancora oggi si può visitare la modesta casa di campagna dove nacque e trascorse l’infanzia San Giovanni Bosco, assieme a “Mamma Margherita”, i fratelli Antonio e Giuseppe e la nonna paterna. Gli ambienti sono piccoli, poveri: la cucina, la stalla, una cameretta per Margherita e sua suocera, un’altra cameretta per i ragazzi (quella del “sogno” di Giovannino).
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Scrive il lettore Salvatore Carloni: