Aspetti “positivi” del colonialismo
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IL COLONIALISMO ITALIANO HA AVUTO ANCHE UN ASPETTO POSITIVO?
Il colonialismo italiano, purtroppo, è stato un capitolo controverso e doloroso della storia del nostro paese e delle terre coinvolte. Tuttavia, è importante affrontare questo argomento con un approccio critico, che non cerchi di giustificare gli abusi e le violazioni dei diritti umani che hanno caratterizzato il periodo coloniale, ma che permetta una riflessione equilibrata su alcune delle conseguenze che possono essere considerate, in una prospettiva storica e contestuale, come aspetti “positivi” o comunque non unicamente dannosi. È fondamentale, infatti, che la nostra riflessione su questo tema non cada in revisionismi o in semplificazioni, ma che permetta di comprendere la complessità di eventi storici che hanno avuto impatti duraturi sulle popolazioni coinvolte.
Un aspetto che può essere considerato tra i risultati più tangibili del colonialismo italiano in Africa riguarda le infrastrutture. In territori come la Libia, l’Eritrea e la Somalia, l’Italia ha avviato importanti lavori di costruzione di strade, ponti, ferrovie e porti, che in alcuni casi hanno migliorato la connettività e l’accesso ai mercati. Per esempio, in Libia, la costruzione della rete ferroviaria tra Tripoli e Bengasi ha rappresentato un notevole passo avanti nelle comunicazioni tra le principali città. Analogamente, nella Somalia italiana furono realizzati importanti lavori di ammodernamento, tra cui la costruzione di strade e l’ampliamento dei porti, come quello di Mogadiscio, che divenne un importante snodo commerciale.
In Eritrea, le infrastrutture più sviluppate e moderne, come la ferrovia Asmara-Massaua, furono concepite per facilitare l’esportazione dei prodotti locali e l’importazione di beni, anche se tali infrastrutture erano comunque pensate soprattutto per servire gli interessi coloniali. Nonostante le intenzioni imperialiste e le limitazioni del contesto, il miglioramento delle infrastrutture ha avuto degli effetti duraturi sulle economie locali, che ancora oggi traggono vantaggio da queste strutture.
Il colonialismo italiano ha anche portato con sé alcuni miglioramenti nelle condizioni sanitarie e nell’educazione nelle regioni sotto il controllo italiano. In Libia, per esempio, la costruzione di ospedali moderni ha contribuito a ridurre il tasso di mortalità, sebbene il sistema sanitario fosse per lo più riservato ai coloni e alle élite locali. In Somalia, l’introduzione di programmi di vaccinazione e la costruzione di strutture sanitarie hanno contribuito a migliorare le condizioni igienico-sanitarie, anche se questi benefici non furono equamente distribuiti tra la popolazione colonizzata.
Nel campo dell’educazione, l’Italia ha creato scuole elementari, scuole professionali e istituti tecnici, soprattutto nelle sue colonie in Africa orientale. Questi sforzi hanno, in alcuni casi, aumentato il tasso di alfabetizzazione tra i giovani africani. Tuttavia, va detto che l’accesso a questi istituti era spesso limitato a una parte ristretta della popolazione, di solito quella più favorevole al regime coloniale.
Anche se la maggior parte delle risorse naturali dei territori coloniali erano sfruttate per il beneficio esclusivo della madrepatria, in alcune aree il colonialismo italiano ha contribuito alla valorizzazione e all’uso di risorse precedentemente non sfruttate. In Libia, per esempio, l’Italia ha sviluppato l’agricoltura, trasformando le terre desertiche in terreni coltivabili attraverso l’irrigazione, impianti agricoli moderni e l’introduzione di nuove colture come il grano e la barbabietola da zucchero. Questo ha avuto, seppur con scopi coloniali, degli effetti positivi in termini di aumento della produzione agricola e dell’occupazione, anche se i benefici economici venivano per lo più a favore degli italiani.
In Eritrea, la coltivazione di caffè e l’allevamento di bestiame hanno visto un incremento grazie alle tecniche agricole moderne introdotte durante il periodo coloniale, sebbene gran parte dei profitti derivanti da queste attività fossero indirizzati all’Italia, limitando la portata dei benefici per le popolazioni locali.
L’influenza italiana ha avuto un impatto anche sul patrimonio culturale e architettonico delle ex colonie. In Libia, ad esempio, sono numerosi gli edifici in stile italiano che sono stati realizzati a Tripoli, Bengasi e in altre città. Questi edifici, che spaziano dallo stile neoclassico a quello razionalista, hanno contribuito a conferire un’identità architettonica unica a queste città. In Eritrea, Asmara divenne uno degli esempi più noti di urbanizzazione italiana, con un centro storico che conserva ancora oggi numerosi edifici progettati da architetti italiani, che rappresentano uno degli esempi più significativi di architettura coloniale in Africa.
Tuttavia, va sottolineato che l’imposizione di un’estetica e di un linguaggio architettonico italiano, spesso alienante per le popolazioni locali, non può essere considerato un bene in sé, ma piuttosto una componente di una politica di assimilazione culturale e di dominio.
Un aspetto meno esplorato, ma significativo, è l’impatto che il colonialismo italiano ha avuto sulla mobilitazione politica e sull’evoluzione del pensiero in alcune delle ex colonie. In Eritrea, ad esempio, il periodo coloniale italiano contribuì allo sviluppo di una coscienza politica tra le élite locali che, in seguito, avrebbero giocato un ruolo importante nella lotta per l’indipendenza dal dominio britannico prima e dal regime etiope poi. In Libia, l’esperienza coloniale contribuì alla nascita di movimenti di resistenza che avrebbero alimentato il nazionalismo libico, sebbene l’Italia abbia cercato di sopprimere ogni forma di dissenso.
Sebbene il colonialismo italiano sia stato, nella sua essenza, un periodo di sfruttamento e di violazioni sistematiche dei diritti umani, alcuni aspetti di questa esperienza, come lo sviluppo delle infrastrutture, l’introduzione di sistemi sanitari e educativi, e la valorizzazione di risorse naturali, hanno avuto impatti che, pur congiuntamente alle gravi ingiustizie che li accompagnavano, possono essere visti come aspetti “positivi” in un contesto storico specifico. È importante, tuttavia, non cadere nell’errore di giustificare o minimizzare le atrocità commesse durante il periodo coloniale, ma riconoscere la complessità di un capitolo della storia che continua a influenzare le relazioni tra Italia e i paesi ex-coloniali. La memoria storica deve servire da lezione per evitare il ripetersi di simili episodi, e per comprendere come il colonialismo, anche nei suoi aspetti apparentemente positivi, abbia avuto effetti devastanti sulle popolazioni e sulle loro identità.