Quei politici dalla faccia di bronzo
di Bartolomeo Di Santo
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A COSA SERVE CHIUDERE IL RECINTO DELLA STALLA SE LE VACCHE SONO GIÀ FUGGITE?
“A nì…ma té dormi da piedi?”.
Questa era una tipica domanda delle nonne romane del passato, quelle che spesso avevano risposte pronte e argute, anche colorite, ma che rendevano immediatamente chiaro il senso dell’argomento.
Dormire da piedi era un’espressione che si usava quando talvolta, nelle famiglie, c’era la consuetudine di far dormire nello stesso letto i bambini mettendoli uno da capo e l’altro da piedi, specie nelle famiglie numerose come quelle di un tempo. Con tale espressione esse intendevano indicare ironicamente chi, svegliatosi improvvisamente, pareva cadere dalle nuvole.
Oggi bisognerebbe usare tale espressione nei confronti di taluni politici che fanno sentire la loro voce sui social per meravigliarsi dell’attuale situazione italiana: così parlano dei problemi, dei salari fermi da decenni e che hanno perso potere di acquisto, della desertificazione industriale, del patrimonio immobiliare che passa dai privati ai grandi fondi d’investimento esteri e, particolarmente, del settore auto.
Allora, bisognerebbe dire a quelli che non dormono: come non pensare al fatto che nessuno si è opposto negli ultimi 30 anni alla svendita di “brand” (ovvero marchi) italiani a multinazionali straniere che, in molti casi, dopo aver acquisito marchi e brevetti, hanno poi trasferito le produzioni all’estero, hanno licenziato e chiuso le sedi italiane? E alle delocalizzazioni in Paesi dove la manodopera è meno onerosa per via di molti fattori? Basterebbe pensare al regime fiscale e alle moltissime leggi e leggine cui devono sottostare invece le piccole e medie industrie italiane e che regolano il lavoro in tutti i suoi aspetti. Il mantra è stato sempre lo stesso: c’è bisogno di capitali, di investitori stranieri, di flessibilità, di manodopera più economica…
Non è neanche un caso che, improvvisamente, per volere di un’industria automobilistica è stata riformata anche l’università con l’istituzione di lauree brevi (in realtà, si ottenevano persone specializzate a costi inferiori).
Poi sono stati fatti entrare milioni di persone (prevalentemente da paesi africani ed asiatici) che nei loro paesi riescono a vivere mediamente con pochi euro al giorno. Si sono succedute privatizzazioni selvagge perché, si diceva, “il privato è efficiente e costa meno”, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti: acqua, trasporti, autostrada, telefonia, ed ora è la volta della sanità, esternizzazione di tutti i servizi una volta interni; l’unica differenza – rispetto al passato – consiste in servizi peggiorati ed a costi molto più elevati, oltre all’impossibilità di chiedere informazioni personalmente a qualcuno (se non a segreterie telefoniche). I nuovi proprietari dell’Italia ormai sono multinazionali americane, cinesi, francesi, arabe, russe, inglesi, olandesi ecc.
Però, sinora, nessuno ha fatto nulla. Eppure negli ultimi 30 anni si sono succeduti governi di tutti i colori politici: destra, sinistra, centro, governi tecnici e governi di supertecnici, nonché governi di unità nazionale. Stranamente, perché “ce lo chiede l’Europa”, hanno tutti continuato la stessa politica ed è stato demolito ciò che restava ancora dell’Italia. Perché nessuno si è opposto con vigore alle decisioni unilaterali, spesso non condivise, della commissione europea e di potentati bancari ed assicurativi?
Si è giunti persino a definire le dimensioni delle mele, delle pere, dei piselli, dei cetrioli, zucchine e melanzane; a stabilire quanti metri quadrati dovessero esserci a disposizione delle galline ovaiole, a stabilire come andava fatta la cioccolata (in merito hanno scritto metri cubi di pagine), a come si fa il parmigiano per non parlare del settore ittico (l’elenco completo sarebbe troppo lungo). Infine è toccato all’auto con motore a scoppio, a favore dell’auto elettrica: questo è stato il culmine del disfacimento dell’industria dell’auto (su questa rivista on-line sono stati pubblicati più articoli in merito all’argomento a partire dal 28/07/2023).
Potremmo fare anche un pensierino sulle sanzioni verso la Russia (ormai siamo al 14° pacchetto di sanzioni e si parla già del 15°: forse perché, pare, hanno funzionato talmente bene!) che penalizzano esclusivamente l’Europa dal punto di vista energetico.
E così ora tutto il settore auto, indotto compreso, è in coma profondo. Volkswagen, Audi, Ford, G.M., Michelin, Nissan, Bosh, Valeo, e molti altri produttori chiudono stabilimenti, licenziano migliaia di operai, riducono i salari. Adesso è la volta di Stellantis (che di italiano non ha ormai nulla visto che da anni ha trasferito la sede amministrativa e legale in altri paesi, nello specifico Londra e Amsterdam) ed in Italia sono rimasti solamente alcuni stabilimenti che lavorano saltuariamente a “ritmo lento“.
Però ora tutti voglio adottare soluzioni miracolose. Ma la domanda è: a cosa serve chiudere il recinto della stalla se le vacche sono già fuggite?
Voltidi metallo o volti di concime, la cosa non cambia